I Papi e gli angeli (parte II)

Intervista a don Marcello Stanzione, autore di un libro sull’argomento

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 6 maggio 2011 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II è il Pontefice che in tutta la storia della Chiesa è intervenuto più volte per parlare degli Angeli. E ‘ quanto sostiene don Marcello Stanzione, Presidente dell’Associazione Milizia di San Michele Arcangelo.

La prima parte dell’intervista è stata pubblicata il 5 maggio.

Quali sono stati i Pontefici che hanno nutrito una devozione più profonda per gli Angeli, e qual è il significato teologico della presenza degli Angeli nella storia e nella dottrina cattolica?

Don Marcello: Tutti i Papi ovviamente sono stati devoti degli spiriti celesti. In questa mia intervista voglio però limitarmi solamente a quelli più recenti. Papa Pio XI (Achille Ratti, 1922-I939) rivelò a un gruppo di pellegrini che, all’inizio e al termine di ogni giornata, invocava il proprio Angelo custode, sottolineando che di frequente ripeteva tale invocazione Angelica durante le attività quotidiane specialmente quando c’erano grossi problemi. Ma da dove nasceva questa profonda devozione di Pio XI all’Angelo custode? Il Papa rivelò che, fin da bambino, aveva compreso, grazie ai suoi illuminati genitori ed educatori, i meravigliosi pensieri di San Bernardo da Chiaravalle riguardo al rispetto fiducioso e all’amore da nutrire verso l’Angelo custode. Pio XI raccomandava la devozione Angelica particolarmente ad alcune categorie come i missionari, i nunzi apostolici, gli insegnanti e gli scout. In un bel discorso del 1923 agli esploratori cattolici il Pontefice dichiarò:  “…sempre agli esploratori noi raccomandiamo la devozione agli Angeli. L’esploratore è spesso abbandonato alle sue sole forze, ai soli suoi mezzi. Non dimentichi allora che egli ha una guida celeste, che l’Angelo di Dio veglia su di lui. Tale pensiero gli darà il coraggio e la fiducia di un aiuto prezioso”. Anche i collaboratori più stretti di Pio XI furono sempre edificati dal profondo amore del Papa verso gli Angeli. Il cardinale Carlo Confalonieri, nella sua biografia “Pio XI visto da vicino”, così scrive: “Era devotissimo degli Angeli custodi, del suo personale in primo luogo, e di quelli che riteneva preposti agli uffici ecclesiastici e alle varie circoscrizioni territoriali. Quando doveva compiere qualche delicata missione, pregava il suo Angelo di preparare e facilitare la strada, predisponendo gli animi. Anzi, in circostanze di particolare difficoltà, pregava pure l’Angelo dell’altro interlocutore, perché illuminasse e rabbonisse il sua protetto. Entrando nel territorio della Diocesi di Milano, si era inginocchiato a baciare la terra che il Signore gli affidava e aveva invocato la protezione dell’Angelo della Diocesi”.

Anche Papa Pio XII (Eugenio Pacelli ,1939-1959) parlò spesso della missione degli Angeli nella vita della Chiesa. Il Pastor Angelicus, come era chiamato, era parti­colarmente devoto dell’ArcAngelo Michele che, nel 1949, costituì Patrono e Protettore dei radiologi e radioterapeuti e anche celeste Patrono di tutta l’amministrazione italiana della Pubblica sicurezza, in quanto l’ArcAngelo guerriero è dotato di divina fortezza contro le potestà delle tenebre. Nell’anno santo del 1950 Papa Pacelli, con l’enciclica Humani generis ribadì la dottrina tradizionale sugli Angeli, deplo­rando che alcuni arrivino a mettere in discussione il loro essere creaturale personale, riducendoli a figure mitiche e vaporose. I1 3 ottobre 1959, il Papa rivolse una meravigliosa allocuzione a un folto gruppo di cattolici americani, nella quale, dopo aver ricordato le bellezze della realtà visibile, passò a quelle invisi­bili, popolate dagli Angeli. “Essi erano nelle città che avete visitato… erano i vostri compagni di viag­gio”.

Poiché talvolta si limita il compito degli Spiriti celesti a un ministero di difesa sul piano fisico, il Papa ricorda che gli Angeli hanno cura anche della nostra santificazione, essi sono maestri di ascesi e di mistica. Pio XII in conclusione invitava quei pellegrini a mantenere una certa familiarità con gli Angeli, che si adoperano con costante sollecitudine per la salvezza umana perché: “A Dio piacendo passerete un’eternità di gioia con gli Angeli: imparate fin da ora a conoscerli”.

Ancora di più Papa Giovanni XXIII (Angelo Roncalli 1959-1963), il cui nome di battesimo era dedicato agli Spiriti beati, era assai devoto all’Angelo custode. Mons. Loris Capovilla, suo segretario particolare, ha riferito un episodio assai significativo a riguardo. Giovanni XXIII aveva iniziato alla domenica a recitare dal balcone del palazzo apo­stolico la preghiera dell’Angelus, seguita dall’invocazione all’Angelo custode e dall’Eterno riposo ai defunti. Il segretario ricorda che un prelato fece rilevare a1 Papa che forse si poteva non fare l’invocazione all’Angelo, in quanto l’affidamento di ogni essere umano a uno spirito celeste non era un dogma definito dalla dottrina cattolica. A questa osservazione, Papa Giovanni, con una punta di umorismo, commentò: “Bravo questo teologo. Per fare un piacere a lui io dovrei fare un dispetto al mio Angelo custode”.  

A diciotto anni, il futuro Papa, nel suo diario di seminarista, aveva scritto: “Un Angelo del cielo nientemeno, mi sta sempre accanto ed insieme è rapito in una continua estasi amorosa con il suo Dio. Che delizia al solo pensarci! Io dunque sono sempre sotto gli occhi di un Angelo che mi guarda, che prega per me, che veglia accanto al mio letto mentre dormo…”.   

Mons. Roncalli, quando era nunzio in Francia, in una lettera alla nipote suora confidò il suo amore agli Spiriti celesti:  “Che consolazione sentircelo ben vicino questo celeste guardiano, questa guida dei nostri passi, questo testimone anche delle più intime azioni. Io recito ‘l’Angele Dei’ almeno cinque volte al giorno e sovente converso spiritualmente con lui, sempre però con calma e in pace. Quando debbo visitare qualche personaggio importante per trattare gli affari della Santa Sede, lo impegno a mettersi d’accordo con l’Angelo custode di questa persona altolocata, perché influisca sulle sue disposizioni. È una piccola devozione che mi insegnò più di una volta il Santo Padre Pio XI”. In cinque anni di pontificato il “Papa buono” commentò, non meno di 40 volte, i compiti degli Angeli custodi, raccomandandone sempre la devozione. Papa Giovanni è passato alla storia perché ha indetto il Concilio Ecumenico Vaticano II; ebbene, in una confidenza fatta ad un vescovo canadese, il Papa attribuì l’idea del Concilio a un’ispirazione che Dio gli aveva dato nella preghiera, tramite il suo Angelo custode.

Paolo VI (G.B. Montini, 1963-1978) è stato il Papa che ha portato avanti e concluso le fasi del Concilio. Quanto al fatto che il Vaticano II abbia parlato poco degli Angeli e dei demoni, ciò è avvenuto perché il suo scopo era soprattutto ecclesiologico pastorale e non dogmatico; comunque il Concilio non manca di menzionare gli Angeli in quanto venerati dai cristiani (Lumen Gentium, 50); ricordando che gli Spiriti celesti saranno con Cristo quando egli tornerà nella gloria (Lumen Gentium, 49) e lascia intravedere come la Madonna sia stata esaltata al di sopra di essi (Lumen Gentium, 61). 

È necessario fare un’osservazione di contestualizzazione storica in quanto, durante gli anni del Concilio, in ambiente teologico cattolico la problematica sugli Angeli e i demoni non era così attuale come poi lo sarà dopo il 1966-67. Nella dichiarazione sul “Nuovo Catechismo Olandese” la commissione cardinalizia, nominata, nel 1967, da Paolo VI, affermava che l’esistenza degli Angeli è una verità di fede: “Bisogna che il Catechismo dichiari che Dio ha creato, oltre al mondo sensibile nel quale viviamo, anche il regno dei puri Spiriti che chiamiamo Angeli”. I membri della commissione vaticana rinviavano al I° capitolo della costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I e ai numeri 49 e 50 della costituzione Lumen Gentium del Vaticano
II. Paolo VI, in una famosa lettera al cardinale Alfring, primate d’Olanda, segnalò fra le indispensabili aggiunte da introdurre nel Catechismo olandese, la dottrina dell’esistenza degli Angeli fondata sui Vangelo e la Tradizione della Chiesa. Nella “Professione dà fede”, del 30 giugno 1968, per la chiusura dell’anno della fede, il Papa nominò a due riprese gli Angeli, all’inizio: “Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, Creatore delle cose visibili e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì Angeli”.

Al termine della professione, il sommo pontefice evoca le anime che contemplano Dio in cielo dove, in gradi diversi, sono: “Associate agli Angeli Santi nel governo divino”. 

Il pontificato di Papa Montini, fu molto sofferto per le contestazioni da parte di alcuni teologi alla dottrina tradizionale della Chiesa, ma il Papa nella famosa allocuzione del 15 novembre 1972, riguardo agli Angeli affermò decisamente: “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerli significativi per la comprensione della storia della salvezza umana e quindi esistenti nel senso inteso dalla tradizione della Chiesa”.

Giovanni Paolo I (Albino Luciani 1912-1978) guidò la Chiesa per solamente 33 giorni (morì nella notte fra il 28 e il 29 settembre, festa dei tre ArcAngeli) ma, quando era patriarca di Venezia affermò che gli Angeli sono: “I grandi sconosciuti del nostro tempo” e aggiunse: “Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della provvidenza nel governo degli uomini”.

Papa Giovanni Paolo II, è il pontefice che, nella bimillenaria storia della Chiesa, ha parlato più di tutti gli altri Papi degli Angeli, ai quali ha dedicato un ciclo delle catechesi del mercoledì dell’estate del 1986. Per questo motivo Giovanni Paolo II verrà più volte citato. 

Il Papa polacco affermò: “Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli Angeli ciò che alla fede non appartiene, o viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata”.

Giovanni Paolo II intervenne quindi per dire la verità autentica sugli Angeli perché, in tal modo, la Chiesa: “Crede di recare un grande servizio all’uomo. L’uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo-Dio è Lui (e non gli Angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l’incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali, diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza ad un progetto di salvezza veramente grande ed efficace entro una comunità di esseri personali che per l’uomo e con l’uomo servono il disegno provvidenziale di Dio”.

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ZENIT Staff

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