Una Pasqua con ombre e luci nel Regno Unito

Ancora atti vandalici contro luoghi di culto cristiani

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di Paul De Maeyer

ROMA, lunedì, 2 maggio 2011 (ZENIT.org).- Nell’abbazia londinese di Westminster, il principe William del Galles ha sposato venerdì 29 aprile la “commoner” o borghese Kate Middleton. Se tutto va bene, il giovane Windsor salirà un giorno sul trono. In una solenne cerimonia di intronizzazione, ricca di elementi e simboli provenienti dalla tradizione giudeo-cristiana, che si terrà di nuovo nella Westminster Abbey, il nuovo sovrano del Regno Unito dovrebbe ricevere anche il titolo di “Defender of the faith” (“Difensore della fede”, sottintesa quella cristiana), conferito da Papa Leone X a Enrico VIII in piena Riforma nel lontano 1521.

Ma mentre la monarchia continua ad attirare l’attenzione del grande pubblico e dei media, la stessa fede cristiana è oggi sotto tiro Oltremanica, purtroppo anche in senso letterale. Secondo un rapporto del Christian Institute, pubblicato nel dicembre 2009 con il titolo “Marginalising Christians. Instances of Christians being sidelined in modern Britain” [1], dal maggio 2008 al maggio 2009 più di venti chiese sparse per il Regno Unito hanno subìto attacchi incendiari. Nel marzo dell’anno scorso, un incendio doloso ha distrutto ad esempio quasi completamente la Saint Mary’s Church a Westry, nei pressi di March, nella contea del Cambridgeshire (The Daily Mail, 16 marzo 2010).

Persino durante l’ultimo Triduo Santo simboli o luoghi di culto cristiani sono stati bersaglio di aggressioni o di attacchi. Come ha riferito il Christian Institute (28 aprile), proprio la sera del Venerdì Santo sconosciuti hanno appiccato per due volte il fuoco ad una grande croce lignea allestita su una piazza nel centro della cittadina di Faversham, nella contea del Kent. Dopo il secondo tentativo, la polizia ha deciso di rimuovere la croce, che era stata utilizzata nell’arco della mattinata per una processione e una liturgia ecumenica organizzata da Churches Together. Mentre è stato arrestato un sospetto, il reverendo Geoff Cook, della Faversham Baptist Church, ha dichiarato di ignorare i motivi dietro all’attacco. “Posso solo fare congetture”, ha detto (BBC, 23 aprile).

Più grande è stato il danno recato ad una chiesa nella contea scozzese del Lothian Occidentale. Si tratta della Saint Andrews Church di Livingston, a sudovest di Edimburgo. Nella notte tra Venerdì e Sabato Santo, sconosciuti hanno preso a sassate il luogo di culto, mandando in frantumi i vetri di ben 11 finestre (tranne le vetrate, per fortuna protette da fogli di plastica). Secondo lo Scotsman (27 aprile), è stato almeno il sesto o settimo atto vandalico contro la chiesa nell’arco dell’ultimo anno. Secondo il custode, Jim Pollock, gli autori appartengono probabilmente ad una banda giovanile che spesso si incontra nella zona. “Suppongo che siano stati giovani, il che è piuttosto triste per la società”, ha detto. Un consigliere locale, Bruce Ferrie, ha parlato di un “ignobile ed insensato atto di vandalismo all’interno di una piccola comunità”.

Ma in questo periodo di Pasqua il colpo più doloroso è stato inflitto proprio dalla giustizia britannica. Il Charity Tribunal ha respinto infatti questo martedì, 26 aprile, l’ultimo appello presentato dall’agenzia cattolica di adozione Catholic Care, della diocesi di Leeds. Come varie altre agenzie cattoliche attive nel settore delle adozioni, anche Catholic Care aveva chiesto di essere esentata dalle norme delle Equality Act (Sexual Orientation) Regulations. Introdotte nel 2007 per eliminare le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale, le disposizioni in questione obbligano le agenzie di adozione ad accettare anche coppie omosessuali come potenziali genitori adottivi.

La sentenza del Charity Tribunal, che conferma una precedente decisione della Charity Commission, ha soddisfatto le organizzazioni per i diritti degli omosessuali, come Stonewall. E’ rimasto molto deluso invece il vescovo della diocesi di Leeds, monsignor Arthur Roche. “È una sfortuna che chi soffrirà a causa di questa sentenza saranno i bambini più vulnerabili, ai quali Catholic Care ha fornito un servizio eccellente per tanti anni”, ha dichiarato dopo una battaglia legale durata due anni (The Guardian, 26 aprile).

Per l’amministratore delegato di Catholic Care, Mark Wiggin, il messaggio del tribunale è netto: fermare l’attività o cessare di essere un’agenzia cattolica, un aut-aut inaccettabile per l’organismo. Alcune delle 11 agenzie cattoliche di adozione presenti nel 2007 nel Regno Unito hanno infatti già chiuso i battenti, altre invece hanno deciso di rinunciare allo status di agenzia diocesana per poter continuare il servizio. Anche se il tribunale ha riconosciuto che una eventuale chiusura di Catholic Care sarebbe “una perdita per la società”, ha seguito comunque la linea tracciata nel 2007 dall’allora primo ministro laburista Tony Blair, secondo il quale non c’è posto per le discriminazioni nella società britannica. Per il Charity Tribunal, avallare la richiesta di esenzione avanzata da Catholic Care avrebbe comportato un “danno per le coppie dello stesso sesso e per la società in generale”.

Secondo l’amministratrice delegata del Christian Legal Centre, Andrea Minichiello Williams, la sentenza del Charity Tribunal conferma quello che già si sapeva: “La Equality Act, che viene presentata come uno strumento per garantire una società più tollerante, viene usata come una forma di intolleranza sponsorizzata dallo Stato”.

D’Oltremanica è giunta comunque anche una buona notizia. La Wakefield and District Housing (WDH) – con quasi 1.500 dipendenti ed oltre 30.000 case nello Yorkshire Occidentale una delle più grandi cooperative edilizie della Gran Bretagna – ha deciso di abbandonare la procedura disciplinare avviata nei confronti di un suo elettricista, Colin Atkinson. Il dipendente sessantaquattrenne rifiuta infatti di rimuovere una discreta e semplicissima croce fatta di foglia di palma dal parabrezza del furgoncino aziendale (ZENIT, 18 aprile).

Secondo quanto riferito dal Daily Mail (22 aprile), che parla di una “vittoria pasquale”, la marcia indietro da parte della WDH è avvenuta dopo un incontro “confidenziale e non verbalizzato” tra due responsabili dell’azienda e il diretto interessato, che era accompagnato dal suo rappresentante sindacale, Terry Cuncliffe. “Non voglio imporre la mia fede a nessuno. Ma neppure ho voluto nascondere la mia croce come se fosse un segreto di cui vergognarsi”, ha detto Atkinson dopo la decisione presa dalla direzione della cooperativa (The Daily Mail, 23 aprile). “Volevo essere rispettato. Era chiedere troppo?”.

Molto pungente è stata d’altronde l’analisi fornita dall’elettricista, che si è autodefinito “un tipo normale”. “Questo Paese era costruito sui valori cristiani, ma sta perdendo la sua identità perché tutti hanno tanta paura di offendere le minoranze”, ha dichiarato. “Sono sempre stato orgoglioso di essere britannico. Ma lo sono ancora adesso? Questa è una domanda tosta”.

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1) Cfr. http://www.christian.org.uk/wp-content/downloads/marginchristians.pdf

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ZENIT Staff

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