ROMA, domenica, 20 marzo 2011 (ZENIT.org).- L'incolumità del popolo libico e l'apertura di corridoi umanitari: sono queste le priorità indicate da Benedetto XVI nel suo appello al termine dell'Angelus con cui ha commentato l'inizio questo sabato degli attacchi militari alla Libia di Muammar Gheddafi, sferrati dalle Forze americane ed europee.
L’operazione denominata “Odyssey Dawn” (Odissea all’alba), è stata autorizzata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu con la risoluzione 1973, ed è condotta da una coalizione di cinque Paesi: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Italia e Canada.
Il blitz degli aerei francesi contro le postazioni antiaeree integrate libiche e le forze di terra di Gheddafi poste non lontane da Bengasi, è scattato dopo l'avanzata delle armate del leader libico verso Bengasi, in violazione del cessate il fuoco richiesto dalla risoluzione dell'Onu.
L’obiettivo della coalizione fissato dalle Nazioni Unite è quello di “proteggere i civili con qualsiasi mezzo” e imporre il rispetto della “no-fly zone” decisa dalle Nazioni Unite per impedire alle Forze del colonnello di eliminare i ribelli, asserragliati ormai nelle città di Bengasi e Misurata.
“Nei giorni scorsi – ha detto il Papa, questa domenica, parlando dalla finestra del suo studio nel Palazzo Apostolico Vaticano – le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli Esercizi Spirituali”.
“Seguo ora gli ultimi eventi con grande apprensione – ha poi aggiunto –, prego per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese e rivolgo un pressante appello a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari”.
“Alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana”, ha infine concluso.