ROMA, giovedì, 10 marzo 2011 (ZENIT.org).- Giovanni Paolo II era “un vero uomo e un uomo di Dio”. Lo ha dichiarato mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di beatificazione di Karol Wojtyla, incontrandosi il 9 marzo con un gruppo di studenti e docenti della Facoltà di Comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce.

Mons. Oder ha giustificato la necessità del processo affermando che “bisogna lasciare alle generazioni future le ragioni che, a suo tempo, ci portarono a gridare ‘santo subito’”. Per il postulatore di una delle cause di beatificazione più popolari, e forse la più popolare di tutta la storia della Chiesa, il processo va affiancato alla storia, per cui non solo non era inutile, come molti avrebbero potuto pensare all’inizio, ma anche necessario.

L’ingente verifica di documenti e testimonianze, che si aggiungono alla riconosciuta fama di santità, non ha rivelato nulla di nuovo, non sono emersi aspetti sconosciuti della persona, grazie quindi alla trasparenza di vita del Servo di Dio. “In un certo senso, tutti lo sapevamo: non esiste un Giovanni Paolo II mediatico, un Giovanni Paolo II privato… no, non ci sono state delle scoperte inedite. La vera scoperta è stata quella di comprovare che Giovanni Paolo II era un uomo autentico. Il processo ha fatto comprendere la ragione di questa coerenza e unità di vita: la sua stretta relazione con Gesù Cristo”.

Sono tre le ragioni che spiegano la celerità del processo: la fama di santità, che in questo caso era visibile già prima di iniziare; l’iniziativa dei Cardinali che hanno chiesto per iscritto l’inizio della causa prima di ritirarsi nel Conclave che avrebbe eletto il suo successore; e la convinzione personale di Benedetto XVI, “che essendo stato il suo collaboratore più stretto, sarebbe diventato per diritto il testimone chiave del processo”.                                                            

Oder, che ha dedicato sei anni a dirigere i lavori d’indagine che documentano la fama di santità, le virtù eroiche del Venerabile e il miracolo necessario per completare la causa, ha riassunto in estrema sintesi la figura di Giovanni Paolo II con queste parole: “era un vero uomo ed era un uomo di Dio”.

Rispondendo ad una delle domande sui difetti di Karol Wojtyla, ha ricordato alcuni aneddoti che illustrano il suo buon umore, ricordando come la santità non consiste nel non avere difetti o commettere errori, quanto nel lottare eroicamente contro di essi fino alla fine. Per questo, solitamente gli ultimi dieci anni della vita di una persona sono i più significativi in qualunque processo. Ha aggiunto con una certa ironia: “solo due persone sono nate e cresciute senza difetti: Gesù e Maria”.

L’incontro con mons. Slawomir Oder è stata una delle iniziative in preparazione della beatificazione di Giovanni Paolo II che l’Università della Santa Croce ha organizzato per rendere omaggio al primo Papa polacco.

Il prossimo 1 aprile si terrà una Giornata di studio, a cui parteciperanno il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il dott. Joaquín Navarro-Valls, già portavoce della Santa Sede, e alcuni vaticanisti e docenti di comunicazione. Il titolo della Giornata sarà: “La beatificazione di Giovanni Paolo II: opinione pubblica e sensus fidei”.