di Tony Assaf

ROMA, giovedì, 11 novembre 2010 (ZENIT.org).- “Il grave attentato del 31 ottobre scorso contro la chiesa siro-cattolica di Baghdad è un atto di una ferocia senza precedenti contro persone indifese, riunite in preghiera”. Lo ha detto mons. Mikhael Al Jamil, procuratore del Patriarcato di Antiochia dei Siri presso la Santa Sede, durante una messa, celebrata il 10 novembre a Roma, per le vittime di Nostra Signora del Perpertuo Soccorso a Baghdad.

Dieci giorni sono passati dal massacro che ha causato 58 morti e più di 100 feriti. Mercoledì, invece, altre 6 persone sono morte e 33 sono rimaste ferite in una serie di nuovi attentati contro abitazioni di cristiani nella capitale irachena.

Al Jamil ha detto che “la situazione del Paese è sempre più difficile tanto che molti si vedono costretti a fuggire”, ricordando che “essi non appartengono ad alcuna delle fazioni in lotta, non prendono parte ai conflitti interni del Paese e non hanno armi, neppure per difendere le loro vite”.

Il procuratore generale ha poi invitato l’islam a “recuperare il ruolo che aveva quando cristiani e musulmani crearono insieme la civiltà araba, e a non permettere al terrorismo e ad altre componenti politiche, sia orientali che occidentali, di svuotare l’Oriente del cristianesimo e di rovinare questa bella immagine di dialogo secolare e di convivenza islamo-cristiana”.

Il prelato ha quindi espresso preoccupazione per una politica che cerca di fare del Medio Oriente un semplice insieme “di religioni, di varie sette ed altre componenti forgiate da disegni politici, che avrebbero come sola risultante la distruzione di un Medio Oriente vero e bello, per creare un mostro che avrebbe sempre bisogno di essere ricoverato e curato nell’ospedale della politica internazionale […] una politica che è senza storia, senza tradizione, senza etica religiosa, senza Redentore, senza Dio”.

“Le democrazie occidentali – ha spiegato ancora –,  non riescono a capire la mentalità orientale e soprattutto il pensiero politico di alcune correnti fanatiche dell’islam che considerano i loro concittadini cristiani come una estensione dell’Occidente colonianista e addirittura una continuità delle crociate”, e purtropppo, ha aggiunto, “l’islam migliore non ha potuto finora né deplorare a sufficienza né mettere fine a queste correnti”.

“Speriamo che i musulmani sappiano essere piu decisi nel proteggere la loro etica civile e religiosa, impegnandosi a sostenere la fiducia e la tranquillita dei loro fratelli cristiani”, ha aggiunto.

Infine il Vescovo Al Jamil ha chiesto all’Occidente di trovare il coraggio di “levare alta la voce contro ogni fanatismo, contro ogni ingiustizia e  ogni violenza, in difesa della convivenza tra le varie componenti dei nostri Paesi mediorientali e delle minoranze religiose”.

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