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1) Il tutto in Le origini della teologia dialettica, a cura di J. Moltmann, Queriniana, Brescia 1976, 375-402.
2) K. Barth, Fides quaerens intellectum. La prova dell’esistenza di Dio secondo Anselmo nel contesto del suo programma teologico, Morcelliana, Brescia 2001, 73s: la prima edizione tedesca è del 1931.
3) “Sacra Theologia in verbo Dei scripto, una cum Sacra Traditione, tamquam in perenni fundamento innititur, in eoque ipsa firmissime roboratur semperque iuvenescit, omnem veritatem in mysterio Christi conditam sub lumine fidei perscrutando. Sacrae autem Scripturae verbum Dei continent et, quia inspiratae, vere verbum Dei sunt; ideoque Sacrae Paginae studium sit veluti anima Sacrae Theologiae”. In nota si citano a questo punto Leone XIII (Enciclica Providentissimus Deus, 18 Novembre 1893: EB 114), e Benedetto XV (Enciclica Spiritus Paraclitus, 15 Settembre 1920: EB 483). Il numero si conclude con le seguenti affermazioni: “Eodem autem Scripturae verbo etiam ministerium verbi, pastoralis nempe praedicatio, catechesis omnisque instructio christiana, in qua homilia liturgica eximium locum habeat oportet, salubriter nutritur sancteque virescit” – “Anche il ministero della parola, cioè la predicazione pastorale, la catechesi e ogni tipo di istruzione cristiana, nella quale l’omelia liturgica deve avere un posto privilegiato, trova in questa stessa parola della Scrittura un sano nutrimento e un santo vigore.”
4) “Non ille digne Theologus dicitur, qui invisibilia Dei per ea, quae facta sunt, intellecta conspicit, sed qui visibilia et posteriora Dei per passiones et crucem conspecta intelligit”: in D. Martin Luthers Werke (Weimarer Ausgabe) 1, 354, 17s.
5) Cf. J. Ratzinger, Dogmatische Konstitution über die göttliche Offenbarung. Kommentar zum II Kapitel, in Lexicon für Theologie und Kirche, Herder, Freiburg – Basel – Wien 1986 (1a ed. 1967), Band 13, 515-528.
6) “Nell’insegnamento della teologia dogmatica, prima vengano proposti i temi biblici; si illustri poi agli alunni il contributo dei padri della chiesa orientale e occidentale nella fedele trasmissione ed enucleazione delle singole verità rivelate, nonché l’ulteriore storia del dogma, considerando anche i rapporti di questa con la storia generale della chiesa. Inoltre, per illustrare integralmente quanto più possibile i misteri della salvezza, gli alunni imparino ad approfondirli e a vederne il nesso per mezzo della speculazione, avendo S. Tommaso per maestro; si insegni loro a riconoscerli presenti e operanti sempre nelle azioni liturgiche e in tutta la vita della chiesa; ed essi imparino a cercare la soluzione dei problemi umani alla luce della rivelazione, ad applicare lo verità eterne alla mutevole condizione di questo mondo e comunicarle in modo appropriato agli uomini contemporanei”: Concilio Vaticano II, Decreto sulla formazione sacerdotale “Optatam Totius”, 16.
7) Cf. Ignazio di Antiochia, Ad Magnesios 8,2: F.X. Funk, Patres Apostolici, 2 voll., Tübingen 19012, 1,236. L’edizione accolta dal Migne in PG 5,669s premette la negazione all’espressione “procedente dal Silenzio (Sighé)”, riferita al Verbo, il Figlio Gesù Cristo. Come osserva Funk quest’aggiunta – presente solo in alcuni codici – è spuria, introdotta con evidente intento antignostico, data l’uso della Gnosi di parlare della divina “Sighé”.
8) Cf. De divinis nominibus, VII/3: PG 3,869 872, con la parafrasi di Pachimere, che apre il passaggio alla dottrina scolastica dell’analogia: PG 3,885 888.
9) Cf. Gregorio di Nissa, Vita di Mosé, II, 163: Mosè – secondo Gregorio – è colui che ha conosciuto sul monte santo la “tenebra luminosa” dell’esperienza mistica del divino (II, 163), perché è stato “l’ardente innamorato della bellezza”“ (II, 231), che non ha mai cessato di avanzare verso la visione di Dio, superando ogni approdo raggiunto per negazione e sete di ulteriore profondità: “Vedere Dio significa non saziarsi mai di desiderarlo… né il progredire del desiderio del bene è impedito da alcuna sazietà” (II, 239). Proprio in questa continua crescita Mosè è stato “modello di bellezza”, che ci insegna a testimoniare come lui ha fatto “l’impronta della bellezza che ci è stata mostrata” (II, 319).
10) Cf. H. Urs von Balthasar, Parola e silenzio, in Id., Verbum Caro, Morcelliana, Brescia 1968, 141 162.
11) K. Rahner, Tu sei il silenzio, Queriniana, Brescia 19886, 34s.