Il Vaticano all'INTERPOL: cristiani vittime di violenze in Medio Oriente

Per mons. Viganò, necessaria una maggiore cooperazione contro il crimine

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ROMA, martedì, 9 novembre 2010 (ZENIT.org).- Il Segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, mons. Carlo Maria Viganò, ha sottolineato questo lunedì, durante la 79ª Assemblea generale dell’INTERPOL, le continue violenze subite dai cristiani in Medio Oriente.

Lo ha fatto di fronte a circa un migliaio di poliziotti e delegati da 188 Paesi che hanno partecipato all’incontro in corso fino all’11 novembre a Doha, nella capitale del Qatar.

Nel suo intervento, pubblicato questo martedì dalla Sala Stampa della Santa Sede, il rappresentante vaticano ha posto l’accento sul grave attentato dello scorso 31 ottobre contro la chiesa siro-cattolica di Baghdad, il maggior luogo di culto della comunità cattolica dell’Iraq, qualificandolo come “un atto di una ferocia senza precedenti contro persone indifese, riunite in preghiera”.

“Da anni in Iraq – ha fatto sapere –, i cristiani sono diventati bersaglio di attacchi atroci e la situazione del paese è sempre più difficile” tanto che molti si vedono costretti a fuggire. Mons. Viganò ha quindi sottolineato la necessità di combattere “tutti uniti” gli attentati ai danni dei cristiani e dei musulmani in Medio Oriente.

Citando il messaggio di cordoglio che il Papa ha inviato subito dopo l’attentato contro la chiesa di Baghdad all’arcivescovo dei siro-cattolici, mons. Athanase Matti Shaba Matoka, ha detto che “la pace è un dono di Dio, ma è anche il risultato di sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali”.

Nel suo intervento, ha espresso anche la stima della Santa Sede per la cooperazione tra l’INTERPOL e il Dipartimento per le Operazioni di Peacekeeping delle Nazioni Unite. In riferimento ad un accordo firmato dai due Organismi, ha quindi sottolineato l’importanza della formazione di forze di polizia nelle operazioni militari di pace.

Rivolgendosi all’assemblea dell’INTERPOL, ha quindi detto: “Noi siamo qui oggi per rinnovare, in un’area specifica, il nostro impegno a collaborare per eliminare il male dal mondo”.

“Si tratta di un impegno enorme se pensiamo alle forze in gioco, ma dobbiamo rimanere impavidi – ha esortato -. Infatti, il nostro dovere è quello di impegnarci in una cooperazione ancora maggiore”.</p>

Per il rappresentante vaticano, “se uno Stato non è nelle condizioni di garantire una protezione adeguata, la comunità internazionale deve intervenire con i mezzi giuridici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e dagli altri strumenti internazionali”.

Il Segretario del Governatorato ha quindi indicato la promozione dei diritti umani, nel suo complesso, come la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali. “Le vittime degli stenti e della disperazione – ha sottolineato infatti – possono diventare in prima persona violatrici della pace”. E dove la dignità umana viene violata “nascono i pericoli delle guerre e del terrorismo”.

Per questo motivo, ha coluso, la Santa Sede da sempre è consapevole “del fatto che il desiderio della pace, la ricerca della giustizia, il rispetto della dignità della persona, la cooperazione umanitaria e l’assistenza costituiscono gli ideali che dovrebbero sottostare alle relazioni internazionali”.

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ZENIT Staff

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