di padre John Flynn, LC
WASHINGTON, D.C., domenica, 29 agosto 2010 (ZENIT.org).- La sentenza emessa all’inizio di agosto da un giudice federale ha rovesciato la California Proposition 8 [referendum con cui è stato abolito il diritto al matrimonio omosessuale che era stato introdotto con una sentenza della Corte suprema della California, ndt] e ha innescato un aspro dibattito sulla questione del matrimonio omosessuale.
La Proposition chiedeva inoltre di inserire un emendamento nella costituzione della California per affermare che lo Stato riconosce come valido solo il matrimonio tra un uomo e una donna.
Il giudice Vaughn R. Walker ha stabilito che il voto maggioritario in favore di una definizione del matrimonio come unione tra persone di sesso opposto fosse una violazione del diritto costituzionale all’eguaglianza nella tutela giuridica.
Il divieto permane, per via di una decisione emessa da un collegio di tre giudici della Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Ninth Circuit, competente per la California, a non modificare la situazione attuale prima di aver ascoltato le parti in sede di appello, cosa che avverrà nel prossimo dicembre. L’esito più probabile è che il caso sarà deferito alla Corte suprema.
Esistono tuttavia dubbi sulle basi giuridiche per i fautori della Proposition 8 di poter presentare appello. Le autorità statali della California non hanno voluto fare appello e la commissione per l’appello deciderà anzitutto sulla questione della legittimità dei ricorrenti.
La decisione del giudice Walker è stata oggetto di forti critiche per ciò che molti considerano carenza di obiettività. Anche prima della sua emanazione, Austin Ruse aveva sottolineato, in un articolo pubblicato sul sito Internet Catholic Thing, molti elementi problematici sulla gestione del caso.
Nel suo articolo del 16 luglio, Ruse ha ricordato ai lettori che la Corte suprema era intervenuta per impedire la diffusione televisiva del processo. Walker aveva voluto un “processo spettacolo”, secondo Ruse. In effetti, quattro testimoni esperti della parte favorevole alla Proposition 8 si sono ritirati, temendo rappresaglie. Precedentemente vi erano stati numerosi casi di azioni ostili da parte di attivisti omosessuali nei confronti di chi aveva fatto donazioni per la campagna in favore della Proposition 8.
Immediatamente dopo la decisione sono state formulate critiche da parte della Chiesa cattolica. “Il matrimonio tra un uomo e una donna è la culla di ogni società”, ha dichiarato il cardinale Francis George, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, in una dichiarazione congiunta del 4 aprile con l’arcivescovo Joseph Kurtz, presidente di un comitato istituito in difesa del matrimonio.
“L’uso strumentale della legge per cambiare la natura del matrimonio è contrario al bene comune”, si afferma. “È tragico vedere un giudice federale rovesciare la chiara ed espressa volontà del popolo a sostegno dell’istituto matrimoniale. Nessun tribunale di diritto civile ha l’autorità di addentrarsi in aree dell’esperienza umana che la natura stessa ha stabilito”, asserisce.
Fuori controllo
La decisione è stata condannata anche dai fautori del matrimonio omosessuale. “Quando un giudice in California stabilisce che le coppie omosessuali hanno il diritto di sposarsi, si consolida la diffusa sensazione che i tribunali siano fuori controllo e che la Costituzione dica qualsiasi cosa i giudici le mettano in bocca”, ha affermato Steve Chapman nell’edizione dell’8 agosto del Chicago Tribune.
Chapman si è dichiarato favorevole al matrimonio omosessuale e persino alla poligamia, ma ha detto che tali cambiamenti devono essere messi in atto dalle istituzioni elette e non dai tribunali. “Grazie al giudice Walker il dibattito non è più se i gay meritino tutela legislativa, un dibattito in cui hanno sempre guadagnato terreno”, ha osservato Chapman. “L’attenzione si è spostata più sul dubbio se al metodo democratico possa essere affidata la soluzione della questione”, ha concluso.
John Yoo, docente di diritto dell’Università della California, Berkeley, anch’egli sostenitore del matrimonio omosessuale, ha criticato la decisione in un articolo pubblicato il 12 agosto sul Wall Street Journal. Egli ha ricordato che il presidente Obama, nel suo discorso sullo stato dell’Unione dello scorso gennaio, aveva attaccato i giudici della Corte suprema per una decisione impopolare sul finanziamento delle campagne. Il presidente è poi andato avanti chiedendo al Congresso di superare la decisione della Corte, ristabilendo così il diritto costituzionale.
Secondo il giudice Walker, la differenza di genere non costituisce più una parte essenziale del matrimonio e ogni posizione contraria è semplicemente irrazionale. Ma la Costituzione non istituisce le Corti federali per correggere tutti i problemi della nazione o per intraprende operazioni di ingegneria sociale, ha sostenuto Yoo.
Introdurre il matrimonio omosessuale in modo prematuro, attraverso il mezzo giudiziario, potrà solo assicurare decenni di conflitto sociale, come è avvenuto per l’aborto, quando la Corte suprema ha emesso la decisione Roe contro Wade nel 1973, ha sottolineato.
Atto politico
Tim Wildmon, presidente della American Family Association, ha accusato il giudice Walker di aver agito politicamente con la sua decisione. Scrivendo sulle pagine di opinione del Los Angeles Times del 13 agosto, Wildmon si è riferito all’argomentazione secondo cui il matrimonio ristretto alle coppie eterosessuali è simile al divieto che in passato vigeva per le persone di razze diverse di contrarre matrimonio.
In replica, Wildmon ha citato una dichiarazione di Colin L. Powell secondo cui: “Il colore della pelle è una caratteristica non comportamentale e benigna. L’orientamento sessuale è invece forse la più profonda delle caratteristiche umane comportamentali. Fare un paragone fra le due è un’argomentazione conveniente ma invalida”.
Riguardo l’affermazione del giudice Walker, secondo cui l’opposizione al matrimonio omosessuale sia fondata solo su considerazioni religiose o morali, Wildmon ha sostenuto che ci troviamo chiaramente di fronte a un giudice che impone mere opinioni personali; un chiaro caso di tirannia giudiziaria, qualcosa contro cui i padri fondatori ci avevano avvertito.
Attaccare chi difende il matrimonio eterosessuale sostenendone la motivazione religiosa e pregiudiziale è comune. Un’utile replica a quest’accusa è contenuta nel libro di una serie intitolata “Why vs Why” (perché contro perché), in cui le visioni contrastanti relative a questioni di primo piano sono articolate in forma dialettica. Nel secondo libro, intitolato “matrimonio gay”, pubblicato lo scorso maggio dall’editore australiano Pantera Press, Bill Muehlenberg prende la parte contraria al matrimonio omosessuale.
Argomentazioni ragionevoli
Muehlenberg, segretario del Family Council dello Stato di Victoria, in Australia, delinea una serie di motivi, nessuno dei quali fondato su basi religiose, contro il matrimonio omosessuale.
1. Esso nega il matrimonio stesso. Il matrimonio non è solo un’istanza sociale ma un elemento universale delle culture. Il matrimonio è la base della formazione della famiglia e non è semplicemente un modo per legittimare il sesso. I biologi evoluzionisti riconoscono che il legame maschio-femmina nelle coppie durature ha rappresentato l’elemento chiave nell’evoluzione della specie umana e che è un qualcosa di insito nella nostra natura.
2. La percentuale di omosessuali che si vogliono sposare è molto esigua, e nei luoghi ove è stato già legalizzato vi sono stati relativamente pochi matrimoni tra persone dello stesso sesso. In Olanda è legale sin dal 2001, ma solo il 4% degli omosessuali si sono sposati nei primi cinque anni dalla sua legalizz
azione.
3. Esiste un preciso programma. Uno scopo fondamentale della lobby degli omosessuali è il loro completo avallo, sociale e pubblico. Potersi sposare è come avere un bollino di approvazione da parte dei governi e della società. Esso è in grado anche di modificare l’istituzione della famiglia e di ridefinire profondamente il matrimonio tanto da farlo scomparire.
4. Non tutti i rapporti sono analoghi. I rapporti omosessuali sono molto più instabili e promiscui di quelli eterosessuali. Dagli studi risulta anche che tra le coppie omosessuali sposate, il tasso di divorzio è molto più elevato di quello delle coppie eterosessuali.
5. Proteste contro discriminazioni e diniego di diritto sono rare. Le persone possono godere dei benefici del matrimonio se ne possiedono i requisiti. Così come i minori e i parenti tra loro non si possono sposare, così non possono sposarsi le persone dello stesso sesso. I beni sociali vengono negati in tutta una serie di casi, ma è così che funziona la vita. Le società discriminano in favore delle unioni eterosessuali per via del bene sociale che da queste deriva. Gli omosessuali cercano invece di riscrivere le regole per aggiudicarsi i benefici eludendo i requisiti e le obbligazioni.
6. Le stesse argomentazioni utilizzate per giustificare il matrimonio omosessuale potrebbero valere per giustificare l’incesto, la poligamia o qualsiasi altra combinazione sessuale.
7. Non fa bene ai bambini. Nella maggior parte dei casi, un bambino starà meglio avendo vissuto con una madre e un padre. Inoltre, i bambini hanno bisogno di modelli mentre crescono. Ai bambini dovrebbe essere data priorità e non dovrebbero essere usati strumentalmente per fini politici.
Queste argomentazioni, ampiamente documentate nel libro, mostrano chiaramente quanto tendenziosa ed erronea sia la decisione del giudice Walker.