Judina la pianista cristiana che commosse anche Stalin

Al Meeting una storia tra teatro e musica

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 23 agosto 2010 (ZENIT.org).- Questo lunedì, al Meeting di Rimini, è stata rappresentata con una piècè teatrale con relativo concerto, la storia di Marija Judina, una delle più grandi pianiste russe del ventesimo secolo.

Le cronache raccontano che nel 1943, in pieno conflitto mondiale, il dittatore sovietico Josef Stalin ascoltò alla radio il Concerto K 488 di Mozart e ne rimase folgorato.

L’esecuzione è magistrale, Stalin ne chiese la registrazione, ma l’esecuzione era stata eseguita in diretta.

I funzionari del Partito fecero in modo che la Judina venisse convocata d’urgenza e passasse la notte a suonare per registrare il Concerto.

In questo caso Stalin si mostrò generoso e fece avere 20.000 rubli alla pianista, una cifra enorme per quei tempi.

Ma Marija Judina non era una semplice esecutrice, e compì un gesto incredibile per coraggio e per fede.

La Judina scrisse a Stalin: “La ringrazio. Pregherò giorno e notte per Lei e chiederò al Signore che perdoni i Suoi gravi peccati contro il popolo e la nazione. Dio è misericordioso la perdonerà. I soldi li devolverò per i restauri della Chiesa in cui vado”.

L’affronto contro il dittatore fu grande, e la Judina era già avversata dal regime, ma Stalin non la punì, ed anzi si racconta che quando fu trovato morto nella sua stanza, nel giradischi c’era proprio il concerto di Mozart eseguito dalla Judina.

Di famiglia ebrea non praticante Marija Judina si convertì al cristianesimo a vent’anni e da quel momento visse coerentemente con la sua fede, raggiungendo anche l’eccellenza in campo musicale.

Si racconta che dopo un concertò scappò precipitosamente per portare i viveri ad una famiglia di poveri.

Padre Romano Scalfi, fondatore di Russia Cristiana al “Meeting Quotidiano” del 23 agosto ha detto che Marija Judina “non è un esempio isolato, è piuttosto una delle espressioni del cristianesimo sopravvissuto al potere sovietico”.

“Era contraria a una sottomissione irragionevole come chiedevano le direttive del partito” e – ha aggiunto padre Scalfi – “uno degli aspetti più affascinanti di questa artista, insieme al suo impegno a non fermarsi solo a sottolineare il male della dittatura, ma a voler lavorare per la positività di un mondo nuovo”.

Per la sua libertà e per la sua fede, la Judina venne avversata dal regime che nel 1930 la cacciò dal Conservatorio dove era docente. Ma il regime dittatoriale non riuscì a impedirle di suonare, e tutti, anche Stalin, la rispettavano per le sue qualità artistiche.

Il pezzo teatrale con concerto “Marija Judina, la pianista che commosse Stalin”, è stato organizzato dalla fondazione Russia Cristiana, con la regia di Andrea Chiodi.

La Judina era interpretata da Angela Demattè, Premio Riccione 2009 per la drammaturgia, mentre l’esecuzione musicale è stata affidata a Victor Derevianko e Marina Drozdova, allievi di Marija Judina.

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ZENIT Staff

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