La dottrina della Chiesa sull’uomo: “luce per il mondo moderno”

Intervista a Juan Luis Lorda, docente di antropologia

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di Patricia Navas

NAVARRA, domenica, 22 agosto 2010 (ZENIT.org).- Mostrare ciò che è veramente la persona umana, è questa la “luce per il mondo moderno” e una delle principali sfide della Chiesa di oggi, nonché il fondamento del suo dialogo con il mondo e un aspetto fondamentale della nuova evangelizzazione.

A spiegarlo in questa intervista concessa a ZENIT è il professor Juan Luis Lorda, docente di antropologia teologica e antropologia cristiana presso l’Università di Navarra.

Attraverso l’antropologia, questo studioso chiarisce, tra l’altro, il motivo per cui la sessualità umana è governata da leggi morali così serie e il motivo per cui gran parte della cultura moderna non è più in grado di sostenere il fondamento di tali leggi.

Cosa è l’antropologia teologica e quali sono i suoi temi principali?

Juan Luis Lorda: L’antropologia teologica è lo studio teologico dell’uomo. In altre parole: ciò che sappiamo dell’uomo a partire dalla rivelazione di Dio, così come è stata contemplata dalla ricca tradizione del pensiero cristiano, che ha anche un’enorme esperienza umana.

I temi principali sono: che l’uomo è un essere fatto per Dio, che è destinato a identificarsi con Cristo, che ha una dignità particolare che è fondamento della morale, che esiste una realtà del peccato nella storia umana e in ogni persona, che esiste una salvezza e un rinnovamento in Cristo: la grazia.

Che posto occupa l’antropologia nel dialogo della Chiesa con la modernità?

Juan Luis Lorda: L’antropologia è la base del dialogo della Chiesa con la modernità. Giovanni Paolo II ha detto nel primo discorso del suo pontificato che presentare oggi il Cristianesimo significa parlare dell’idea dell’uomo.

La precedente apologetica cristiana, di difesa, si trasforma nella presentazione di un Cristianesimo che risponde agli aneliti più profondi della persona. Occorre mostrare che Cristo svela l’uomo all’uomo.

I cristiani hanno un’idea molto alta dell’uomo, della sua dignità, della sua realizzazione, della sua chiamata ad essere figlio di Dio e di vivere come fratelli, della dignità del mistero della vita e della famiglia.

Tutto questo è luce per il mondo. La modernità ha un’idea dell’uomo come un individuo libero e titolare di diritti. Si tratta di una visione vera e di un contributo e una conquista storica.

Ma allo stesso tempo, se ci limitiamo a questo, è una visione povera. Perché la libertà ha che vedere con la verità ed è destinata alla realizzazione dell’uomo. Una libertà egoistica, come fine a se stessa, è una sorta di cortocircuito vitale.

Inoltre, l’enfasi dell’uomo moderno sui propri diritti produce una mentalità egoistica e pone in secondo piano gli obblighi e i doveri nei quali si realizza la persona, la sua vocazione sociale e in particolare la sua vocazione all’amore.

Il vero amore, paradossalmente è la donazione di sé, in una volontaria perdita di libertà. Ma proprio in questo la persona trova la sua realizzazione e tira fuori il meglio di sé.

La donazione nel matrimonio, nella famiglia, nell’amicizia disinteressata, nella vita socale, nella vita della Chiesa, sono i grandi orizzonti della realizzazione della persona.

Tutti questi sono grandi contributi cristiani, sono luci per il mondo moderno. E non dimentichiamo la dottrina cristiana sul male e sul peccato.

La modernità nasce con una specie di ottimismo ingenuo: crede di poter vincere il male dentro e fuori di sé, con la sola ragione e educazione. Ma i cristiani sanno che c’è bisogno della grazia di Dio e della donazione di sé.

Durante l’ultimo corso, lei ha pubblicato il manuale dal titolo Antropologia teologica, la cui prima edizione è già esaurita. Perché ha scritto quel libro?

Juan Luis Lorda: È un manuale che fa parte di una collana della facoltà di teologia dell’Università di Navarra. Questa collana ha l’ambizione di coprire tutte le materie che si studiano in teologia.

Da circa venti anni insegno questa materia nella facoltà; per questo mi è stato commissionato. Mi ci è voluto molto tempo per farlo perché, in un certo senso, è una materia nuova in teologia.

Dalla metà del XX secolo si è voluto riunire ciò che la teologia dice sull’uomo in un’unica materia.

Esistono già alcuni manuali di antropologia teologica, ma la maggior parte di questi sono piuttosto dei saggi. Mi ci sono voluti 13 anni per elaborarlo e prima avevo scritto diversi libri preparatori: un’antropologia biblica, un saggio intitolato “Per un’idea cristiana dell’uomo” e un trattato sulla Grazia.

Quali ritiene essere i suoi contributi più innovativi?

Juan Luis Lorda: Mi sembra che sia innovativa la sintesi generale e l’ordinamento dato alla materia. Il tema centrale del libro è il mistero pasquale, che è la massima rivelazione di Dio in Cristo e che serve per centrare bene l’intero discorso cristiano sulla grazia.

Bisogna tenere conto che, nel XX secolo, vi sono stati due grandi contributi all’antropologia teologica: la costituzione Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, e il pontificato di Giovanni Paolo II che è stato molto fecondo.

Giovanni Paolo II ha approfondito il fondamenti della morale e dell’antropologia; sia negli aspetti di morale fondamentale, come la dignità dell’uomo e il senso della vita, sia in quelli della morale sessuale e della morale sociale.

Inoltre, egli pensava che l’idea cristiana sull’uomo fosse un grande cammino di evangelizzazione.

Il mio libro è diviso in due parti: la presentazione dell’idea cristiana dell’uomo e la trasformazione in Cristo attraverso la grazia.

Molta attenzione è dedicata alla teologia patristica e ai principali esponenti del pensiero cristiano antico, elemento importante per l’ecumenismo. Si fa uno sforzo per comprendere bene le posizioni per superare fraintendimenti.

Inoltre include aspetti puntuali sulla dottrina della grazia, che fanno parte dell’esperienza cristiana: la saggezza cristiana acquisita attraverso la storia.

Uno dei temi trattati nel manuale è la dignità della sessualità umana. Lei segnala nel libro che, “con la sua fecondità, l’uomo trasmette l’immagine di Dio” e che “questo è il motivo per cui la sessualità umana è retta da leggi morali così serie”. Come si può trasmettere questo messaggio nella società occidentale di oggi?

Juan Luis Lorda: È una bella sfida e un dovere. I cristiani hanno un’idea molto alta dell’uomo, della vita e, per questo, della sessualità, della fecondità umana, del matrimonio e della famiglia. Anche del celibato.

Sappiamo che tutto questo risponde al volere di Dio e questo ci dà molta sicurezza. La morale sessuale cristiana poggia anche sulla stessa evidenza naturale della sessualità, sulla realtà dell’amore coniugale e sulla famiglia come comunità naturale umana.

È il libro della natura, che Dio ha scritto. È la vera ecologia umana.

D’altra parte, la rivoluzione sessuale che ha subito l’occidente si basa su una grande chimera anti-ecologica: che l’uomo possa cambiare se stesso a suo piacimento; e soprattutto nella sessualità.

È piuttosto singolare che la cultura occidentale sia così ecologica e naturalista quando si tratta di alimentazione, mentre d’altra parte voglia insegnare ai ragazzi che il sesso sia qualcosa che dipende totalmente dalla libertà personale.

Noi sappiamo che non è così: che è una funzione biologica con un ordine naturale, che ha una profonda relazione con l’amore coniugale, che ha la dignità di trasmettere la vita umana, che è a fondamento della famiglia.

Per questo è una realtà che merita il massimo rispetto. Diceva un autore sensato – Sheed – che la vita è sacra, per questo il matrimonio è sacro e anche l’esercizio della sessualità umana ha del sacro.

In tutto questo si esplica la dignità della persona. Questo spiega la morale sessuale cristiana, che non è repressiva del sesso, ma lo considera realmente una cosa meravigliosa, una impronta della vita divina.

In questo punto del suo libro lei afferma che stiamo sperimentando una “regressione culturale”. A cosa si riferisce?

Juan Luis Lorda: Alla perdita del valore della famiglia nelle società occidentali. È una sorta di suicidio e forse non è la prima volta che si verifica nella storia.

Nella cultura politica si sta imponendo un liberalismo libertino. Anche la Sinistra sta accogliendo questo discorso dopo che, con il crollo dei regimi comunisti, ha perso credito la teoria economica e sociale socialista.

Il liberalismo classico aveva due rami: un liberalismo economico che voleva togliere gli ostacoli e i limiti alla produzione industriale e al commercio; e un liberalismo politico, diretto a tutelare e ampliare le libertà politiche dei cittadini.

Con il ’68, è arrivato un nuovo liberalismo: quello sessuale. È il liberalismo libertino. La difesa del sesso praticato in qualunque maniera. Questo ha influito profondamente sulla famiglia, che è alla base della nostra civiltà.

In che misura l’antropologia cristiana è attualmente radicata nella nostra cultura?

Juan Luis Lorda: Il Cristianesimo costituisce una parte, e molto importante, della nostra cultura. A me non piace quando si parla di scontro tra la Chiesa e il mondo moderno, perché la Chiesa o i cristiani sono parte del mondo moderno.

Non solo perché viviamo in questo mondo, ma perché molte delle grandi idee del mondo moderno si fondano sul Cristianesimo.

Il famoso motto della Rivoluzione francese, “libertà, eguaglianza, fraternità” esprime ideali cristiani.

I cristiani credono nell’esistenza reale della libertà, in cui gli uomini sono uguali e in cui sono fratelli perché sono figli di Dio.

Ma gran parte della cultura moderna attuale non crede in questo. Il materialismo scientifico non crede, per esempio, nella libertà. E il biologismo non crede nell’eguaglianza o nella fraternità. L’evoluzione della specie ha come presupposto l’ineguaglianza e la prevalenza del più forte.

Gran parte della cultura moderna non è più in grado di sostenere le proprie fondamenta, perché non crede in esse. Né crede nel valore o nella dignità della vita umana.

La diffusione dell’aborto dimostra la prevalenza dell’utilità sul valore: faccio ciò che mi piace o ciò che mi conviene, a prescindere da ciò che è valido, da ciò che devo, da ciò che è buono.

In fondo, molti sostengono che l’uomo, ogni uomo, è solo un po’ di materia, organizzata casualmente. Noi crediamo che sia un grande valore.

I cristiani sono i grandi umanisti della cultura moderna, anche se non siamo gli unici, perché molta gente con senso comune e con il senso della bellezza o della giustizia, condivide queste convinzioni.

Come hanno influito questioni di bioetica come la clonazione o il transumanesimo sulla concezione tradizionale dell’uomo?

Juan Luis Lorda: Mi sembra che non si cerca di capire meglio l’uomo, quanto piuttosto di usarlo. Non si affronta il tema incentrandolo sulla dignità umana, ma sull’utilità.

Per questo, non ci si pongono problemi nel generare centinaia di migliaia di embrioni umani e di lasciarli nei frigoriferi in attesa di essere gettati via o consegnati alla sperimentazione cosmetica.

È un compito dui tutti, ma soprattutto delle persone più impegnate a difendere la dignità umana.

Non è solo compito dei cristiani. Come abbiamo detto, condividiamo questi valori con molte persone che credono nell’esistenza della giustizia, della bellezza, dell’amore umano e della dignità della persona.

Alcuni dicono o credono che è persona quella che possiede certe capacità, coscienza o altre caratteristiche umane. Quando è che l’uomo è tale o smette di esserlo?

Juan Luis Lorda: L’uomo non smette mai di essere uomo. Noi crediamo che sopravvive. Ma muore. Quando muore? Questo va stabilito clinicamente.

I cristiani pensano che fintanto che esiste la vita corporale e le sue manifestazioni, l’uomo è vivo e merita di essere trattato con dignità.

La medicina sostiene che al verificarsi di alcune condizioni si possa parlare di morte cerebrale. Questo deve essere determinato dalla medicina.

In ogni caso, la dignità della persona merita sempre, in caso di dubbio, di essere trattata con rispetto. Perché il momento esatto a volte non può essere determinato dall’esterno.

Esistono vite che non meritano di essere vissute?

Juan Luis Lorda: Rispetto al tema dell’eutanasia esiste una mentalità cristiana già consolidata.

Da un lato, non è degno l’accanimento terapeutico, mantenere in vita a qualunque costo. I cristiani ritengono che la morte sia qualcosa di naturale e che arrivi un momento in cui ci si deve mettere nelle mani di Dio senza prolungare la vita con uno sforzo sproporzionato e penoso per la persona.

D’altro canto, per i cristiani non è lecito uccidere. La vita deve trovare la sua fine in modo naturale. Nessuno ha il diritto di uccidere.

E i medici hanno assunto sin dall’inizio il principio del giuramento d’Ippocrate, che implica non recare danno, non uccidere. I medici curano, non uccidono.

La morte non può essere provocata. Sono necessari, quindi, i mezzi ragionevoli di alimentazione e di cure per mantenere in vita la persona.

Come affronta la Chiesa la sfida di mantenere e approfondire il concetto di “persona umana” nel futuro?

Juan Luis Lorda. Si potrebbe dire che la Chiesa sia il grande difensore della dignità umana. Grazie a Dio condividiamo questa preoccupazione con molti uomini di buona volontà.

Noi crediamo che la dignità umana si fondi sul fatto che l’uomo è immagine di Dio. Gli altri non lo sanno, ma lo percepiscono in qualche modo, nel vedere le manifestazioni della bontà umana: l’intelligenza, la morale, il senso estetico … con questo arrivano a capire qualcosa della dignità umana.

D’altra parte vi sono persone che hanno una mentalità materialista, che credono che l’uomo sia un agglomerato di materia e che pertanto sia lo stesso distruggere un mucchio di sabbia e distruggere una persona.

Inoltre esistono persone che sacrificano tutto alla propria utilità, alla propria convenienza. Questa è l’essenza dell’immoralità. Per lo stesso motivo non rispettano la dignità, né della propria persona, né di quella altrui.

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ZENIT Staff

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