ROMA, venerdì, 20 agosto 2010 (ZENIT.org).- Una istituzione finalizzata alla difesa della libertà religiosa ha chiesto al Governo dell’Iraq e al suo ambasciatore presso la Santa Sede di assicurare con i fatti, e non solo a parole, i diritti fondamentali dei cristiani che vivono in questo Paese mediorientale.
“Salva i Monasteri”, un’associazione fondata a Roma, ha commentato in un comunicato le dichiarazioni del nuovo ambasciatore dell’Iraq presso la Santa Sede, Habeeb Mohammed Hadi Ali Al-Sadr, pubblicate il 19 agosto da ZENIT.
“Il senso delle sue parole è che i cristiani stanno benissimo in Iraq e sono protetti dal Governo per cui l’Occidente non se ne deve più occupare se non per convincere i rifugiati cristiani in altri paesi a rientrare al più presto in Iraq dove troverebbero una grande accoglienza”, si legge nella nota.
In più, l’ambasciatore sostiene che “i mass media e le organizzazioni occidentali hanno retto il gioco dei terroristi, interessandosi ai cristiani, al loro futuro e al mancato sviluppo della società, quindi accendendo i riflettori sulle opere terroristiche”.
Secondo “Salva i Monasteri”, è “un messaggio chiaramente demagogico che non trova altra giustificazione che un interesse politico teso a cancellare una tragica realtà, quella delle sofferenze dei cristiani iracheni, purtroppo ancora in atto”.
L’associazione ricorda inoltre che i cristiani iracheni si oppongono alla possibilità da lui ventilata di creare per loro “una regione a statuto speciale come quella del Kurdistan, dove poter adottare la lingua Siriaca o Aramaica come ufficiale”.
“Sarebbe molto più comprensibile ed utile – sostiene l’associazione – se l’ambasciatore affrontasse la questione con toni meno trionfalistici e meno strumentali spiegando le difficoltà del Governo che rappresenta a trovare soluzioni adeguate alla salvaguardia dei diritti civili, culturali, religiosi, della minoranza cristiana irachena e delle altre minoranze”.
“Saremmo grati all’ambasciatore – continua il comunicato – se volesse adottare termini più adeguati anche per evitare ulteriori danni alla minoranza cristiana e per trovare soluzioni efficaci. Altrimenti, saremo costretti a pensare che le sofferenze dei cristiani rimasti in Iraq, di quelli espatriati, e di tutti gli iracheni continueranno”.
“Salva i Monasteri” conclude infine rilanciando le ultime dichiarazioni rilasciate alla Radio Vaticana da mons. Shlemon Warduni, Vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei: “E’ molto difficile vivere in un luogo dove non c’è la legge, dove non c’è il governo. L’Iraq è senza un governo, è senza legge. […] Non c’è lavoro e ci sono autobombe, kamikaze e altre manifestazioni di violenza”, e inoltre, “Vogliamo, chiediamo, gridiamo: pace e sicurezza!”.
Salva i Monasteri ragruppa più di 200 studiosi, artisti, donne e uomini di cultura, amanti del patrimonio artistico-religioso del mondo, impegnati nella diffesa della libertà religiosa particolarmente in Kosovo, Iraq, Medio Oriente e Asia (http://www.salvaimonasteri.org).