Liberare il Concilio dalle confusioni del post Concilio

Intervista a don Alfredo Morselli, parroco a Bologna

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ROMA, martedì, 27 luglio 2010 (ZENIT.org).- In occasione dell’ordinazione presbiterale di cinque diaconi della Fraternità Sacerdotale di San Pietro (FSSP), mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, ha tenuto a Wigratzbad (sede del seminario europeo della stessa F.S.S.P.) un’importante conferenza.

La F.S.S.P. è una famiglia religiosa di diritto pontificio, fondata nel 1988 da alcuni sacerdoti tradizionalisti che non vollero seguire mons. Lefebvre dopo l’ordinazione illecita di quattro Vescovi.

Mons. Pozzo ha mostrato come le presunte fratture tra Concilio e pre-concilio siano state radicalizzate dai mezzi di comunicazione e siano in realtà frutto di una contraffazione dei testi conciliari.

Per meglio comprendere quali sono le questioni sollevate da mons. Pozzo, ZENIT ha intervistato don Alfredo Morselli, parroco a Bologna, che su questi temi è uno specialista.

Il Segretario della Commissione Ecclesia Dei ha tenuto un’importante conferenza presso il seminario della Fraternità sacerdotale di San Pietro. Che cosa significa questa scelta?

Don Morselli: La Fraternità sacerdotale di San Pietro è tra i più bei frutti del dialogo tra la Chiesa e il mondo tradizionalista. Mentre molti seminari sono vuoti, la FSSP non ha assolutamente questo problema. Ormai la maggioranza dei suoi membri non ha conosciuto personalmente mons. Lefebvre. Accolti nel mondo dai Vescovi più lungimiranti e obbedienti, hanno dato prova di sapersi integrare con le varie realtà diocesane. Assieme a tante altre famiglie analoghe nel carisma, costituiscono la prova vivente che la pace liturgica – ovvero la pacifica coesistenza nella Chiesa delle due forme del rito romano (Messa Gregoriana e Novus Ordo Missae) – non solo è possibile ma è fruttuosa.

Quali sono stati gli argomenti trattati nella conferenza?

Don Morselli: Mons. Pozzo ha voluto affrontare due argomenti caldi: l’unità e l’unicità della Chiesa cattolica e la Chiesa cattolica e le religioni in rapporto alla salvezza; ha cercato di dimostrare che “la questione cruciale o il punto veramente determinante all’origine del travaglio, del disorientamento e della confusione che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano in parte i nostri tempi non è il Concilio Vaticano II come tale, non è l’insegnamento oggettivo contenuto nei suoi Documenti, ma è l’interpretazione di tale insegnamento”. Mons. Pozzo ha chiamato tale interpretazione una “ideologia para-conciliare, diffusa soprattutto dai gruppi intellettualistici cattolici neomodernisti e dai centri massmediatici del potere mondano secolaristico”.

Perché proprio questi due temi?

Don Morselli: Come riportato nel blog Messa in latino (http://blog.messainlatino.it/), “l’interesse principale di questo testo è che esso, con ogni probabilità, rappresenta un’epitome della posizione dei teologi di parte vaticana impegnati nei colloqui con la Fraternità San Pio X: in pratica, i chiarimenti dottrinali su alcuni controversi temi del Concilio che Roma è disposta a effettuare”.

Qual è stato il contributo di mons. Pozzo?

Don Mrselli: Ha ribadito che l’unica via di soluzione cattolicamente percorribile è costituita dalla ermeneutica della continuità. Cerco di semplificare in poche parole: l’ideologia para-conciliare dice: “Che bello, dopo il Concilio la Chiesa è cambiata!”: i tradizionalisti sono tentati dall’errore opposto: “Che disgrazia, dopo il Concilio è cambiato tutto!”. Le promesse del Salvatore ci garantiscono invece che la Chiesa non muterà mai la sua natura. Alla tentazione dei Tradizionalisti la Chiesa ora sta rispondendo: “Quanto alla crisi e agli errori avete ragione; ci sono e non si può non vederli; ma – attenzione – non sono intrinseci al Concilio! Si tratta di una crisi neo-modernista – crisi che covava per altro ben prima del Concilio, con la cosiddetta Nouvelle Théologie e certe aberrazioni di alcune frange del movimento liturgico – grave fin che si vuole, ma estrinseca ai documenti”.

Mons. Pozzo risponde anche alle obiezioni di alcuni Tradizionalisti?

Don Morselli: Mons. Pozzo conosce bene tutto il panorama tradizionalista: in particolare risponde all’ipotesi secondo la quale il Concilio, essendo pastorale e non dogmatico, non sarebbe vincolante quanto all’assenso: “sarebbe … sbagliato ritenere che l’indole espositiva e pastorale dei Documenti del Concilio Vaticano II non implichi anche una dottrina che esige il livello di assenso da parte dei fedeli secondo il diverso grado di autorità delle dottrine proposte”.

Inoltre c’è da dire che non è infallibile solo ciò che è definito, ma è infallibile anche ciò che viene continuamente riproposto dal Magistero: ad esempio, molti sono i teologi che ritengono infallibile la dottrina dell’enciclica Humanae Vitae, benché non sia contenuta in essa alcuna definizione in senso stretto. I punti cosiddetti caldi del Concilio, esaminati anche da Mons. Pozzo, sono continuamente citati e riproposti dal magistero ordinario; sono quindi anche rettamente interpretati e non possono essere considerati un optional.

La conferenza di mons. Pozzo potrà influenzare positivamente il dialogo sella Santa Sede con la Fraternità San Pio X?

Don Morselli: Ciò che fa ben sperare è il fatto che finalmente ai Tradizionalisti e alle loro istanze è riconosciuta un grande dignità (anche se in molte situazioni particolari le cose non vanno come il Papa desidererebbe). E siccome alla fine chi discute sono delle persone e non delle idee astratte, la saggezza e la carità pastorale di Benedetto XVI e dei suoi collaboratori porteranno grandi frutti.

A noi il compito di pregare, di sacrificarci e di operare perché questo avvenga il prima possibile.

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ZENIT Staff

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