Humanae vitae: un anniversario dimenticato

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di Angela Maria Cosentino*

ROMA, martedì, 27 luglio 2010 (ZENIT.org).- Il 25 luglio del 1968 Paolo VI ha pubblicato l’enciclica Humanae vitae. Quest’anno l’anniversario non è stato ricordato, eppure sono presenti indicatori culturali e socioeconomici che, purtroppo, confermano l’attualità profetica di quell’enciclica incompresa.

Tra questi, recenti dati Istat che evidenziano, in Italia, il preoccupante aumento di separazioni e divorzi, causa di profonde sofferenze e fragilità per la società; l’inverno demografico, noto da tempo, ma non adeguatamente segnalato per le sue conseguenze negative, viene ora contemporaneamente indicato da economisti e demografi (nonché da Benedetto XVI, nell’enciclica Caritas in veritate) come il fattore principale della crisi economica; leggi contrarie alla verità sull’uomo, orientate ad equiparare la famiglia naturale con le unioni dello stesso sesso, anche con possibilità di adozione, oppure orientate a promuovere una cultura di morte che proclama l’aborto come nuovo presunto diritto anche per destinatari sempre più giovani, sono alcune delle nuove minacce all’autentico bene dell’uomo, presente e futuro.

Potrebbe sembrare un paradosso affermare che aver contrastato e poi ignorato il profondo messaggio dell’Humanae vitae abbia contribuito a scivolare sul piano inclinato delle fughe dalla Creazione, eppure, tutto è iniziati da lì. L’enciclica, che supera l’aspetto morale, infatti, richiama alla questione antropologica e invita a guardare alla Chiesa come Madre che accoglie e Maestra che guida e avverte l’umanità sui possibili rischi (cf. Humanae vitae, 17) di una tecnica applicata alla procreazione che si allontana dalla verità sull’uomo.

La separazione, prima con la contraccezione e poi con la fecondazione artificiale, della dimensione unitiva da quella procreativa dell’atto coniugale (naturalmente collegate per Creazione), sotto la spinta della c.d. rivoluzione sessuale che ha veicolato nuovi interessi economici e ideologici, ha prodotto effetti deleteri nella società, che dovrebbero richiamare ad un ripensamento sull’Humanae vitae e a valorizzare l’Educazione ad un’autentica Procreazione Responsabile (riferita alla fertilità e all’infertilità) che l’enciclica ha ispirato.

Tale Servizio, presente sul territorio nazionale come Confederazione Italiana Centri per la Regolazione Naturale della Fertilità ( www.confederazionemetodinatutali.it) riunisce circa 1000 operatori qualificati che insegnano a giovani e a coppie i moderni Metodi Naturali (Billings e Sintotermici) per risalire, dagli indicatori biologici, ai significati più profondi dell’amore, della vita e del procreare umano. I Metodi Naturali non sono solo metodi diagnostici per conoscere l’andamento del ciclo, per ricercare, distanziare o evitare la gravidanza, ma anche e soprattutto uno stile di vita che rispetta la verità della persona e la grammatica dell’amore, amore umano, totale, fedele, fecondo (cf. Humanae vitae, 9).

Educare a questa proposta è possibile e conveniente, sotto il profilo socio-sanitario, antropologico ed etico. Le coppie che hanno seguito il graduale percorso formativo ne confermano l’efficacia, le ricadute positive per la loro crescita, come pure per l’ecologia umana e ambientale.

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*Angela Maria Cosentino è bioeticista, docente universitaria e autrice del volume Testimoni di speranza. Fertilità e infertilità: dai segni ai significati (Cantagalli, 2008), vincitore del premio Donna, Verità e Società, Scienza & Vita, Pontremoli 2009, “per aver mostrato il valore umano e sociale del talento naturale della femminilità”.

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ZENIT Staff

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