di Nieves San Martín
DHAKA, martedì, 27 luglio 2010 (ZENIT.org).- La Chiesa in Bangladesh è impegnata da anni nella lotta per sradicare la pratica della dote e contro la violenza nei confronti delle donne ad essa associata. Un progetto della Caritas è già riuscito a estirpare questa pratica in 1.000 villaggi del Paese.
Pur essendo illegale dal 1980, questa tradizione è ancora molto diffusa, soprattutto nella parte nord-occidentale del Bangladesh, così come in varie altre regioni del subcontinente indiano.
Il fenomeno è la causa del drammatico numero di infanticidi di neonate nel Paese e dell’escalation, negli ultimi anni, degli aborti selettivi femminili, favorita dai nuovi strumenti di diagnosi prenatale.
Avere una figlia è spesso un costo insostenibile per le famiglie, che, per pagare la dote, si indebitano e non di rado vengono ridotte in miseria.
Non meno drammatica è la sorte che attende le donne la cui dote è considerata insufficiente, o i cui genitori non riescono a saldare il debito: uxoricidi, maltrattamenti domestici, torture e attacchi con acido che se non uccidono sfigurano per la vita sono all’ordine del giorno nel Paese, anche se solo ora i media locali iniziano a parlarne.
Di fronte a una pratica così difficile da sradicare, ha reso noto l’agenzia Eglises d’Asie, le parrocchie e le organizzazioni cattoliche del Bangladesh sono impegnate soprattutto sul fronte della sensibilizzazione.
“Cerchiamo di spiegare alla gente quanto sia negativo questo sistema e che devono abbandonarlo per sempre”, ha spiegato padre Anthony Sen, parroco di Thakurgaum.
A questo scopo, Caritas Bangladesh organizza spettacoli di Gambhira, rappresentazioni teatrali tradizionali a base di musica e danze, molto popolari nella zona occidentale del Paese, alla frontiera con la regione indiana del Bengala. Un modo per far giungere il messaggio ai settori meno istruiti della popolazione.
“In passato abbiamo provato con seminari e riunioni, ma non ha funzionato”, ha riferito il responsabile locale del progetto Caritas, Suklesh George Costa.
Questa nuova iniziativa sembra aver avuto successo. Nei villaggi coinvolti nel progetto (circa 1.000), la pratica della dote è scomparsa.