ROMA, domenica, 25 luglio 2010 (ZENIT.org).- Questa domenica Benedetto XVI ha ricordato l’odierna festa dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore, Patrono della Spagna, ed ha rivolto uno speciale pensiero ai pellegrini accorsi numerosi a Santiago de Compostela.
Il rito ha avuto inizio con la processione del Capitolo cattedralizio nella piazza antistante la Cattedrale compostellana – dove secondo la tradizione è custodita la tomba dell'apostolo – ed è proseguito con la Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo di Santiago di Compostella, mons. Julián Barrio Barrio, e concelebrata dai Vescovi della Galizia.
Nel corso della Messa, dopo la professione di fede, il Re Juan Carlos I ha rivolto la tradizionale “ofrenda” (supplica) all’apostolo, una cerimonia istituita nel 1643 da Filippo IV, con la quale il Re o un suo delegato, scelto tra personalità istituzionali, invoca l’intercessione del Patrono per il bene della Nazione.
Parlando in lingua spagnola da Castel Gandolfo, dopo la preghiera dell'Angelus, il Papa ha rammentato che anche lui, in autunno, si recherà pellegrino presso la tomba di San Giacomo: “In questo Anno Santo Compostelano – ha detto il Papa – spero di unirmi ai numerosi pellegrini il prossimo novembre, in un viaggio che mi porterà anche a visitare Barcellona”.
Il Pontefice ha quindi espresso l’auspicio che seguendo il cammino dell’Apostolo si possa dare una “testimonianza costante di fede, speranza e carità”.
Ai microfoni della Radio Vaticana, l’Arcivescovo di Santiago de Compostela ha spiegato che “celebrare la festa di San Giacomo è fare memoria dell’Apostolo che fu scelto dal Signore, che ascoltò il Signore, che ha percorso le vie della Galilea con il Signore, che ha sentito il Signore annunciare il Regno di Dio”.
“E’ fare memoria anche del messaggio che l’Apostolo ci ha trasmesso – un messaggio di evangelizzazione – e verificare se noi siamo fedeli a questa realtà per mantenere la nostra identità cristiana”.
“Penso che sia importante – ha continuato – fare riferimento alla necessità che l’uomo ha di Dio, e anche di comprendere la vita in un atteggiamento di servizio, di essere coscienti della nostra natura di cristiani per trasformare la realtà nella quale viviamo attraverso l’amore di Dio, che ci è stato dato, con la forza dello Spirito Santo”.