ROMA, venerdì, 23 luglio 2010 (ZENIT.org).- Nonostante la situazione di tensione tra la Corea del Sud e la Corea del Nord, i fedeli non perdono la speranza nella riconciliazione.
Si è fatto portavoce di questa posizione monsignor Francis Xavier Ahn Myong-ok, Vescovo di Masan e presidente di Caritas Corea, che ha rivelato all'agenzia Fides la sua fiducia nella possibilità di ricucire i rapporti.
“Non ci stancheremo di proclamare l’annuncio profetico della riconciliazione”, ha dichiarato.
Visto che la storia dell’umanità “è segnata da continue tensioni e conflitti”, ha spiegato il presule, “con un po’ di lungimiranza, comprendiamo che questa situazione è solo un problema temporaneo”.
“Possiamo e dobbiamo coltivare le speranze di riconciliazione”, ha dichiarato.
“Molti coreani, e noi siamo fra questi, ci credono ancora fermamente, e la speranza non è più piccola oggi rispetto al passato”.
La Chiesa cattolica prega perché la situazione possa migliorare “al più presto”, ha confessato. “La nostra speranza di riconciliazione si basa sulla certezza che quanto sembra impossibile all’uomo non è impossibile a Dio”.
Perché si possa davvero realizzare un cammino di riconciliazione, il Vescovo ha sottolineato in primo luogo la necessità di “ricostruire la fiducia reciproca fra Nord e Sud”.
“Attraverso una rinnovata fiducia, dovremmo far crescere la volontà di una reciproca simbiosi e di una coesistenza pacifica”, ha commentato.
In questo quadro, l’aiuto umanitario “dovrebbe avere la priorità, come dimostrazione di amore verso i nostri vicini”.
“Non è solo un atto di carità dei ricchi verso i poveri – ha riconosciuto –: è invece il frutto di uno spirito di sincera benevolenza, che nasce dal riconoscere la reciproca dignità”.
Come passo successivo, si è detto convinto che “Nord e Sud possano cooperare per la pace nella penisola coreana e per lo sviluppo dell’economia e della società nordocoreana”, obiettivo per il cui conseguimento “servono una costante comunicazione e una mutua comprensione”.
“Siamo tutti consapevoli che, per costruire una coesistenza pacifica, occorre colmare gradualmente il divario esistente, a tutti i livelli, fra Nord e Sud”, ha ammesso.
Una volta raggiunti questi scopi, “si potrà prendere in considerazione, insieme, il compito della riunificazione, che deve essere basata sulla pace e non essere, certo, una riunificazione unilaterale”, ma “frutto di un piano a largo raggio, che prevede la partecipazione attiva di tutto il popolo coreano, dunque basato su una preparazione concreta e sistematica”.
A quanti rifiutano in Corea del Sud il “dialogo con l’aggressore” nordcoreano, il Vescovo ricorda quindi che i cristiani credono nel Signore, “che ha dato la sua vita per salvarci”.
“Credere in Lui significa anche cercare ispirazione nella vita di Cristo – ha constatato –. Gesù ci ha detto di amare i nostri nemici e anche di benedirli, in quanto Egli stesso li ama”.
“Abbandoniamo, allora, ogni atto di ostilità e di violenza, e cerchiamo di praticare l’amore, anche tramite l’aiuto umanitario, al di là di tutte le ragioni politiche”, ha esortato.