Progetto educativo domenicano per uno sviluppo integrale della persona

Intervista ai responsabili dell’Istituto San Domenico di Roma

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di Gisèle Plantec

ROMA, giovedì, 25 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Verità, libertà e responsabilità, sostegno al bambino nella sua integrità, fatta di intelligenza, affettività e cuore. Sono queste le parole chiave del progetto educativo domenicano.

Il 3 febbraio scorso, l’Istituto San Domenico di Roma ha assistito all’Udienza generale del mercoledì di Benedetto XVI. Il Papa è intervenuto proprio sul grande Santo.

Il direttore dell’Istituto, Anthony Bardoux, e suor Marie-Joannès, direttrice per quarant’anni e che ora collabora con il nuovo direttore, hanno spiegato a ZENIT con grande entusiasmo le caratteristiche del progetto educativo domenicano e come cercano di applicarle nel loro Istituto di Roma.

Potete spiegare le specificità del progetto educativo domenicano?

Anthony Bardoux: Si tratta in primo luogo di un progetto educativo cattolico, ispirato, quindi, al Vangelo. I carismi domenicani sono fonte di ispirazione per la nostra istituzione. Il Santo Padre ha sottolineato la nozione della verità. Verità, libertà e responsabilità sono le parole chiave della nostra azione sul campo.

Insistiamo sullo sviluppo della persona nella sua integrità, sulla cura dell’individuo a livello globale con la sua affettività, la sua intelligenza e il suo cuore.

In concreto, cosa differenzia le scuole domenicane da una scuola pubblica?

Anthony Bardoux: La prima differenza è la nostra capacità di mostrare i valori cristiani e di garantire che tutte le persone che vengono a lavorare da noi concordano con questi valori, che ci danno una condotta, un contesto.

L’altra differenza è l’antropologia cristiana. Sviluppiamo un approccio al bambino basato sull’antropologia cristiana.

La Dottrina Sociale della Chiesa è ovviamente una fonte di ispirazione per il progetto educativo dell’istituzione, ma c’è anche un carisma domenicano che viviamo in modo particolare, quello della fraternità, del saper vivere insieme.

Vogliamo che questo sia per le persone che vi lavorano un luogo di crescita personale, che venga presentato agli alunni come esempio da seguire.

Desideriamo che possano osservare persone che sanno vivere insieme, che si trattano quotidianamente con calorosità.

Siamo quindi particolarmente impegnati nella formazione delle persone che guidano gli alunni, e mostriamo questo impegno. Credo che sia una differenza molto forte con quello che si può constatare in un centro pubblico, dove non c’è un contesto che regge le relazioni umane.

Il nostro contesto è quello del Vangelo, e lo dimostriamo.

Suor Marie-Joannès: Sì, credo che l’aspetto più importante sia questa sua visibilità. Non vuol dire che nell’insegnamento pubblico non ci siano persone che lo vivono, ma noi qui lo viviamo come équipe.

Credo che la nota domenicana dominante sia l’Incarnazione, la passione di Domenico per Dio e per l’uomo.

Dobbiamo guardare all’uomo con una visione evangelica, uno sguardo che vuole condurre i nostri giovani allo sviluppo della loro personalità, per essere gli uomini del domani che saranno gli uomini del Vangelo.

Come vivete questo aspetto, vista la consistente presenza di musulmani nella scuola?

Anthony Bardoux: Da parte delle famiglie musulmane ci sono una ricerca molto forte di spiritualità, un forte impegno per il carattere religioso e un rispetto molto grande.

In precedenza ho lavorato con casi sociali di musulmani che venivano dai sobborghi. Si trattava di giovani molto difficili, ma avevano un enorme rispetto per i giovani cattolici che andavano a pregare.

Non c’è una dottrina sociale musulmana, e credo che anche per questo i musulmani sono impegnati in quella dei cattolici.

Sono piuttosto vicini ai valori difesi dall’insegnamento cattolico. Questo vale per la stragrande maggioranza dei musulmani, che sono musulmani moderati.

Suor Marie-Joannès: In alcuni casi, questa convivenza è anche stimolante. I musulmani hanno un senso del sacro, un senso di Dio e del religioso e sono rispettosi.

Questo interpella i nostri giovani, che si dicono cattolici ma non sempre sono molto convinti. Si influenzano reciprocamente per porsi le domande fondamentali.

A volte ci sono difficoltà?

Anthony Bardoux: In effetti c’è la paura del proselitismo da parte delle famiglie musulmane.

Noi organizziamo spesso celebrazioni, e i musulmani sono ovviamente restii, ma quando si spiega loro che a volte, come per l’udienza con il Papa alla quale abbiamo partecipato, è importante “fare famiglia”, capiscono.

In altri momenti, invece, bisogna essere delicati, rispettare la loro religione e non invitarli alla conversione.

Ci sono celebrazioni alle quali non invitiamo i musulmani (come la Messa del Mercoledì delle Ceneri), perché è importante che i cattolici possano raccogliersi senza “osservatori” esterni.

In generale, queste cose si vivono bene. Si basa tutto sul dialogo. Per la società di domani, il fatto di vivere questo tipo di esperienze in un’istituzione educativa è molto positivo.

Insegna la tolleranza, mostra che possiamo convivere intorno agli stessi valori.

In realtà, in questo caso, quando si parla di cattolici o di musulmani si parla piuttosto di cultura. Dio non fa ancora davvero parte della vita quotidiana dei bambini, e questo è vero sia per i cattolici che per i musulmani.

Come vivete la collaborazione tra religiosi e laici nell’Istituto?

Suor Marie-Joannès: La collaborazione religiosi-laici non è mai stata un problema per noi.

Anthony Bardoux: Nella direzione dei centri scolastici in Francia non ci sono quasi religiosi. Ci sarebbe un rischio reale se non si prestasse sufficiente attenzione al profilo della guida del centro, ma ora come ora i suoi direttori sono formati all’insegnamento cattolico.

Le istituzioni religiose che hanno il proprio carisma garantiscono una formazione continua. E’ quella che viene chiamata “tutela”.

La presenza dei laici permette di evitare che il fatto religioso sia legato esclusivamente alla Congregazione e che si creino così due mondi.

Il laico impegnato cercherà di garantire che tutti i laici si uniscano al progetto educativo.

Nella mia lettera di impegno c’è l’esigenza a fare tutto il possibile per far vivere il carattere proprio dell’insegnamento cattolico e di sviluppare questo spirito nelle équipes. E’ molto forte.

Credo che sia importante avere una cultura comune, tra laici e consacrati. Dobbiamo avere una cultura condivisa.

Suor Marie-Joannès: E’ indispensabile per il mondo religioso. Il fatto di collaborare con un direttore laico che apporta la sua competenza ma allo stesso tempo è capace di rispettare la sua lettera di impegno è molto soddisfacente.

Permette di evitare la reclusione nei due mondi.

Avete una specie di “carta” di progetto educativo domenicano?

Anthony Bardoux: Abbiamo cercato di sviluppare delle idee educative e di metterle per iscritto. Questo costituirà una “base” che ispirerà l’insieme dei nostri progetti pedagogici.

Faccio qualche esempio: vivere la nostra professione con spirito di servizio e non come un potere, accogliere senza condizioni e senza carattere possessivo, spezzare le false gerarchie, mantenere i consigli di classe che rifiutano di recludere ed etichettare, accettare gli itinerari individuali e atipici, dare punizioni che non umilino e non feriscano, sviluppare l’analisi dell’attualità, la ricerca filosofica, valorizzare l’esperienza e la sua revisione…

La persona, come essere in fase di sviluppo, non formula un giudizio definitivo, non si riduce al suo passato, al suo comportamento, ai suoi risultati. Sviluppa opinioni a partire da ciò che ha avuto un esito favorevole.

La persona, come essere fragile, evita l’intransigenza e l’insensibilità, distrugge l’is
olamento. Considera l’errore e l’insuccesso come un’esperienza, un passaggio. Pone le relazioni tra persone al centro del progetto scolastico. Promuove il senso del bene comune, tiene conto della varietà, sviluppando tutta la questione affettiva e sessuale, visto che la dimensione integrale della persona che c’è dietro include anche il fatto di soffermarsi su questi temi.

A volte raccogliete frutti dal vostro impegno nell’insegnamento cattolico?

Anthony Bardoux: A volte ci sono richieste di Battesimo, soprattutto tra i più piccoli.

I bambini escono non solo con conoscenze, ma anche con una serie di principi, con valori, anche se non sempre li identificano immediatamente come valori cristiani. Spesso se ne ricordano più tardi, nei momenti difficili.

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ZENIT Staff

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