ROMA, giovedì, 25 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Un duro atto di accusa contro le autorità irachene “complici” di non fare nulla per frenare il bagno di sangue a Mossul è quello contenuto nella lettera inviata questo mercoledì dal Patriarca della Chiesa siro cattolica in Iraq, Sua Beatitudine Mar Ignatius III Joseph Younan, al Primo ministro del Paese Nouri Al-Maliki.
“Mentre vi scriviamo – esordisce il Patriarca – il nostro cuore sanguina per le tragiche notizie che ci giungono ogni giorno da Mosul dove i cristiani sono continuamente attaccati da criminali ‘sconosciuti’. Vengono uccisi, massacrati, molestati nelle strade, nelle scuole e anche a casa e solo per il fatto che appartengono a una religione differente da quella della maggioranza degli abitanti della città”.
Negli ultimi dieci giorni la città di Mossul è stata teatro dell’assassinio di ben otto cristiani. L’ultimo omicidio si è verificato il 23 febbraio quando un commando armato ha fatto irruzione nella casa di un cristiano uccidendo l’uomo e i suoi due figli maschi sotto gli occhi della moglie e della figlia, risparmiate dai criminali.
“Peggio ancora – si legge nella lettera – non c’è nessuno che fa domande sulla questione della giustizia, né sulla questione del diritto e nemmeno vi è nessuno che punisce gli aggressori. Credeteci: quando è troppo è troppo!”.
“Non vi è nessuna coscienza umana che possa accettare questa mancanza di sicurezza a Mossul, dove è diventato lecito uccidere innocenti e indifesi – osserva il Patriarca –. Siamo sorpresi dalle ragioni addotte dai funzionari del governo e dal loro fallimento non possiamo che dedurre una loro complicità nel processo di svuotamento della città di Mossul dai cristiani che ci vivono da secoli dove anche le pietre grondano del sudore dei loro antenati”.
“Leviamo la nostra voce e ci chiediamo: se le forze di sicurezza in Iraq non hanno potuto proteggere i cittadini innocenti e vulnerabili perché, in nome di Dio, non si danno agli innocenti delle armi per difendersi piuttosto che lasciarli macellare come percore”.
“Non c’è nessuno, né nessuna ragione, né elezioni, né occupazione, né conflitti tra partiti che possano giustificare quanto sta accadendo a Mossul ”.
“E’ risaputo che i cristiani iracheni non hanno mai ambito al potere, non hanno mai assalito nessuno e non si sono mai vendicati contro i colpevoli. Non è arrivato forse il momento per il vostro governo in uno Stato di diritto di usare il pugno di ferro e di punire i criminali e i loro complici a Mossul?”.
“Noi ce ne rendiamo conto – continua – e vi diciamo chiaramente che il dolore che opprime il cuore dei cristiani in Iraq si tramuterà in rabbia al di fuori dell’Iraq, dove vi saranno manifestazioni davanti a tutte le ambasciate irachene per condannare lo stato di insicurezza in cui si trovano i cristiani innocenti a Mossul”.
“Fiduciosi nella vostra saggezza e imparzialità, vi ringraziamo”, conclude infine.
[Con il contributo di Tony Assaf]