di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 18 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Fin dalle origini, una delle componenti del filone letterario e cinematografico della fantascienza è stato sviluppato e utilizzato per finalità scientiste e antiumaniste.
Scienza e tecnologie futuristiche sono state mitizzate a discapito di una umanità che è stata presentata come in preda al nichilismo e a disegni di potere dittatoriali.
Tuttavia esiste anche una corrente della fantascienza che si definisce umanistica e che nutre aspirazioni educative.
A questo proposito è molto istruttivo il libro di Antonio Scacco “Fantascienza umanistica” (Boopen editore) in cui si precisa che la fantascienza “ha uno scopo istruttivo in quanto in forma narrativa rende il lettore consapevole delle grandi questioni della scienza, quali il volo spaziale, gli universi paralleli, l’intelligenza artificiale, l’ingegneria genetica…”.
Per meglio comprendere quale futuro potrà avere una concezione umanistica della fantascienza, ZENIT ha intervistato il prof. Antonio Scacco, fondatore e direttore editoriale della rivista di fantascienza cattolica “Future Shock” (www.futureshock-online.info/index.html).
Può spiegare qual è lo scopo primo della fantascienza?
Scacco: Per comprendere la natura e lo scopo della fantascienza o, con termine inglese, science fiction, bisogna andare alle sue radici, che affondano nella nascita della scienza moderna. Quest’ultima ha provocato, come tutti sappiamo, uno shock culturale mai sperimentato prima dagli esseri umani, tanto da dividerli in due gruppi antagonisti: i fautori e gli oppositori. E’ facile allora comprendere come la finalità primaria di un’opera di science fiction sia di dibattere i problemi scaturiti dall’impatto della scienza nella nostra società, e di indicarne una possibile soluzione. Non a caso è stata definita una letteratura d’idee. Ne deriva un corollario molto importante: il sogno di un mondo migliore, l’apertura all’orizzonte utopico e, negli esempi migliori, l’indicazione di un fine trascendente, che l’uomo contemporaneo tende a rimuovere dalla propria coscienza.
Che cosa vuol dire fantascienza umanistica e in cosa si distingue? Può indicarci qualche autore?
Scacco: Come ho detto, non sempre l’uomo comune ha un atteggiamento positivo verso la scienza. Tale opinione è condivisa anche da alcuni scrittori di science fiction, tra cui è annoverato Edward M.Foster per il suo romanzo La macchina si ferma (The Machine Stops, 1909), in cui si accusa la scienza di annullare negli uomini ogni capacità di iniziativa. Fortunatamente, oltre alle due posizioni – una che inneggia alle “magnifiche sorti e progressive” e l’altra che innalza il vessillo del “vade retro” tecnologico – ne esiste una terza: quella della scienza quale fattore di umanizzazione, messa in luce dallo scienziato atomico e filosofo Enrico Cantore S.J. nel suo saggio L’uomo scientifico. Il significato umanistico della scienza (Ediz. Dehoniane, 1988). Un esempio di fantascienza umanistica ci è offerto dal romanzo di Isaac Asimov Lucky Starr e gli oceani di Venere (Lucky Starr and the Oceans of Venus, 1954), il cui protagonista David Lucky Starr, una specie di scienziato-filosofo, ricco di coraggio, di spirito d’avventura, di dirittura morale, di umanità, di amore per la conoscenza, manifesta l’influsso umanizzante della scienza, tanto da suggerire di recuperare lo scienziato criminale Lyman Turner, piuttosto che eliminarlo dalla società.
Che relazione c’è tra scienza, fantascienza e religione?
Scacco: La scienza, oggi, sembra stordire l’uomo, prospettandogli il sogno di un’illimitata potenza. E’ una specie di ebbrezza che oscura lo sguardo e distoglie da altri orizzonti. Da qui, la genesi di quella crisi religiosa a livello planetario, che ha colpito l’uomo tecnologicus.
La fantascienza, per il suo stretto legame con la scienza e per la sua caratteristica di esplorare a tutto campo il futuro dell’umanità, non poteva esimersi dall’affrontare i temi di natura spirituale, etica e religiosa, suscitati dall’avvento della scienza. Spicca tra tutti quello delle origini dell’uomo, che la maggior parte degli autori di science fitcion, a causa della loro formazione positivista, spiega ricorrendo al darwinismo, una teoria che studi recenti dimostrano priva di fondamento, oltre che non sperimentabile in laboratorio. Un altro tema frequentemente dibattuto nella fantascienza, è la presenza del male nel mondo, come dimostrano i romanzi Guerra al Grande Nulla (A Case of Conscience, 1963) di James Blish e Gli indemoniati (A Plague of Pythons, 1965) di Frederick Pohl.
In un capitolo del suo libro lei racconta della Chiesa cattolica nella narrativa di fantascienza. Ci illustra come e perché?
Scacco: La Chiesa cattolica è presente nella narrativa di fantascienza per un doppio motivo. Il primo è che essa, nel Medioevo, non solo promosse lo studio della filosofia naturale di Aristotele, in cui eccelsero Sant’Alberto Magno e San Tommaso d’Aquino, ma anche incoraggiò e sostenne la nascita e lo sviluppo delle istituzioni universitarie. Senza queste tappe fondamentali, come ha dimostrato Edward Grant nel suo brillante studio Le origini medievali della scienza moderna, non ci sarebbero state né la rivoluzione scientifica galileiana, né la scienza moderna e neanche la civiltà occidentale. Il secondo motivo è che la Chiesa cattolica è stata ed è maestra di umanità, particolarmente nell’attuale momento storico in cui una deriva disumanizzante pare abbia colpito il genere umano. Da qui, la sua presenza nelle opere fantascientifiche o per dimostrare ed esaltare la ragionevolezza della fede cristiana, come nel racconto di Anthony Boucher In cerca di Sant’Aquino (The Search for St.Aquin, 1951), o per denigrare la figura e l’opera del suo fondatore, Gesù Cristo, come nel romanzo di Michael Moorcock INRI (Behold the Man, 1969).
In un altro capitolo lei sostiene che la fantascienza è stata utilizzata per un’opera di decattolicizzazione. Può spiegarci cosa è accaduto?
Scacco: Il comportamento irriverente dell’uomo verso Dio, della creatura verso il suo Creatore, è antico quanto il mondo. Si pensi a un personaggio della mitologia greca, Capaneo, uno dei sette re che assediarono Tebe, il quale, salito sulle mura della città, sfidò con parole ingiuriose Zeus, che lo abbattè con un fulmine. Nell’epoca moderna, tale atteggiamento di superbia chiamato dagli antichi hybris, si è smisuratamente accresciuto sotto l’influsso dello sviluppo scientifico-tecnologico, che ha messo in mano all’uomo un potere sulla natura e sugli uomini che prima non aveva.
Da qui, al rigetto del trascendente e all’appiattimento sull’immanente, il passo è breve. L’uomo ha fatto di se stesso un dio e ha rimpiazzato – come afferma Benedetto XVI nella Spe salvi – la speranza del regno biblico di Dio con la speranza del regno dell’uomo. La religione, in generale, e la Chiesa cattolica, in particolare, sono viste come un ostacolo alla vera felicità umana, che solo la tecnica e la scienza moderne possono realizzare. Molti scrittori di fantascienza hanno, come ho accennato, una formazione di base di tipo positivista e si fanno, perciò, banditori di un’ideologia antireligiosa e anticristiana, come, ad esempio, nel romanzo Deus X (1992) di Norman Spinrad, dove la Chiesa cattolica non è il Corpo mistico di Cristo, ma un’organizzazione puramente umana, guidata dalla papessa Maria I, «una donna anziana e sagace, la quale era salita in cima alla piramide più fallocratica del mondo servendosi di ogni mezzo, lecito o illecito che fosse».
Quali sono i meriti della fantascienza umanistica e in che modo può essere finalizzata a un progetto culturale cattolico?
Scacco: Nonostante il successo di tanti fil
m, tra cui Star Trek, Blade Runner, Independence Day e il recente Avatar, tuttavia la fantascienza (quella scritta) è, oggi, in crisi. Quale la causa? Secondo me, il fatto di essere omologata tout court come letteratura della trasgressione, della dissacrazione e del nichilismo. Ora, le opere antiutopiche, catastrofistiche e pessimistiche sono utili alla science fiction fino ad un certo punto. A volte, possono diventare controproducenti perché innescano nel lettore un senso di impotenza e di frustrazione e, alla fine, lo allontanano dalla fantascienza stessa. Con l’idea di “fantascienza umanistica”, ho inteso lanciare il messaggio, secondo cui, per uscire dall’attuale crisi, gli scrittori devono valorizzare la funzione più genuina della science fiction, che è quella di ricucire lo strappo di snowiana memoria fra le due culture: quella umanistica e quella scientifica, di tendere cioè più a costruire che a demolire, più ad umanizzare che a svilire, più ad integrare che a dividere. Una fantascienza così intesa mi sembra che abbia tutte le carte in regola per poter entrare a far parte del progetto culturale cattolico.