CITTA' DEL VATICANO, martedì, 16 febbraio 2010 (ZENIT.org).- La preghiera e la testimonianza di chi ha già donato la propria vita a Dio sono le fonti primarie della vocazione.

Benedetto XVI lo ricorda nel suo Messaggio per la XLVII Giornata Mondiale delle Vocazioni – che si celebrerà la IV domenica di Pasqua, domenica del “Buon Pastore”, il 25 aprile prossimo –, diffuso questo martedì dalla Sala Stampa della Santa Sede.

“La fecondità della proposta vocazionale”, ricorda il Papa nel testo, intitolato “La testimonianza suscita vocazioni”, “dipende primariamente dall'azione gratuita di Dio, ma, come conferma l'esperienza pastorale, è favorita anche dalla qualità e dalla ricchezza della testimonianza personale e comunitaria di quanti hanno già risposto alla chiamata del Signore nel ministero sacerdotale e nella vita consacrata”.

La vocazione di Pietro, sottolinea il Pontefice richiamando il Vangelo di Giovanni, passa attraverso la testimonianza del fratello Andrea. Lo stesso avviene “per Natanaele, Bartolomeo, grazie alla testimonianza di un altro discepolo, Filippo, il quale gli comunica con gioia la sua grande scoperta” di Cristo.

Il Signore, ha rilevato, anche oggi “si serve della testimonianza di sacerdoti, fedeli alla loro missione, per suscitare nuove vocazioni sacerdotali e religiose al servizio del Popolo di Dio”.

“Si potrebbe dire che le vocazioni sacerdotali nascono dal contatto con i sacerdoti, quasi come un prezioso patrimonio comunicato con la parola, con l'esempio e con l'intera esistenza”.

I pilastri della vita consacrata

Per questo motivo, Benedetto XVI ha voluto richiamare tre aspetti della vita del presbitero “essenziali per un'efficace testimonianza sacerdotale”.

Il primo elemento “fondamentale e riconoscibile di ogni vocazione al sacerdozio e alla consacrazione” è “l'amicizia con Cristo”.

Visto che Gesù “viveva in costante unione con il Padre, ed è questo che suscitava nei discepoli il desiderio di vivere la stessa esperienza”, il sacerdote “non può non coltivare una profonda intimità” con Dio, “dando spazio all'ascolto della sua Parola”.

Il secondo aspetto importante della consacrazione sacerdotale e della vita religiosa è “il dono totale di sé a Dio”, da cui scaturisce “la capacità di darsi poi a coloro che la Provvidenza (...) affida nel ministero pastorale, con dedizione piena, continua e fedele, e con la gioia di farsi compagno di viaggio di tanti fratelli, affinché si aprano all'incontro con Cristo e la sua Parola divenga luce per il loro cammino”.

Un terzo aspetto che “non può non caratterizzare il sacerdote e la persona consacrata” è poi “il vivere la comunione”.

“Il sacerdote dev'essere uomo di comunione, aperto a tutti, capace di far camminare unito l'intero gregge che la bontà del Signore gli ha affidato, aiutando a superare divisioni, a ricucire strappi, ad appianare contrasti e incomprensioni, a perdonare le offese”.

Segno di contraddizione

La vita dei sacerdoti e delle persone consacrate, ha proseguito il Papa, “parla dell'amore di Cristo, quando essi lo seguono in piena fedeltà al Vangelo e con gioia ne assumono i criteri di giudizio e di comportamento”.

“Diventano 'segno di contraddizione' per il mondo, la cui logica spesso è ispirata dal materialismo, dall'egoismo e dall'individualismo”.

“Imitare Cristo casto, povero e obbediente, e identificarsi con Lui: ecco l'ideale della vita consacrata, testimonianza del primato assoluto di Dio nella vita e nella storia degli uomini”.

Proprio perché “ogni presbitero, ogni consacrato e ogni consacrata, fedeli alla loro vocazione, trasmettono la gioia di servire Cristo”, per promuovere le vocazioni “è indispensabile l'esempio di quanti hanno già detto il proprio 'sì' a Dio e al progetto di vita che Egli ha su ciascuno”.

“La testimonianza personale, fatta di scelte esistenziali e concrete, incoraggerà i giovani a prendere decisioni impegnative, a loro volta, che investono il proprio futuro”.

Il Papa conclude quindi il suo Messaggio con un pensiero alla Madonna, auspicando che “la Vergine Maria, Madre della Chiesa, custodisca ogni più piccolo germe di vocazione nel cuore di coloro che il Signore chiama a seguirlo più da vicino” e “faccia sì che diventi albero rigoglioso, carico di frutti per il bene della Chiesa e dell'intera umanità”.