di Carmen Elena Villa
CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 14 febbraio 2010 (ZENIT.org).- A questo mondo niente è più certo della morte, e paradossalmente questa è un tema tabù e perfino proibito in molti ambienti.
Il Cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Basilica di San Pietro, si è riferito a questo fenomeno durante il suo intervento “Il dolore e la sofferenza hanno senso per l’uomo nel mondo contemporaneo?”.
Il discorso è stato pronunciato in occasione del Congresso “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti”, svoltosi nei giorni scorsi nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, per commemorare i 25 anni della fondazione del Pontificio Consiglio per la Salute.
Un tema inevitabile che molti vogliono evitare
Il porporato si è riferito ai termini “sofferenza” e “morte” osservando che sono come “due sorelle che si chiamano vicendevolmente e si tengono per mano”, e ha definito la morte come “la consumazione delle sofferenze”.
Utilizzando esempi e statistiche, il Cardinale ha illustrato come la mentalità contemporanea cerchi sempre più il comfort e ciò che porta a sfuggire dal dolore e dall’inevitabile morte.
“Perché tanto silenzio attorno al problema della morte? Perché circola tanta paura attorno alla morte, che è un passo ineludibile di ogni persona che nasce? E, di conseguenza, perché tanta paura della malattia e della sofferenza?”, si è chiesto.
L’Arciprete ha risposto affermando che la morte “smonta la falsa visione della vita, che ha fatto presa sugli uomini del XX secolo”, e ha alluso a questo proposito al pensatore francese Jean-Paul Sartre (1905 – 1980), che affermava che l’uomo “nasce senza ragione, sopravvive per debolezza, muore per caso”.
“Apriamo gli occhi!”, ha esortato. “E facciamoli aprire ai giovani, che, come farfalle, girano attorno alle false luci della modernità e ci cadono dentro, morendo e stoltamente”.
Il porporato ha quindi criticato i sistemi economici che riducono l’uomo al solo livello produttivo, dimenticando il vero senso della sua vita: “L’uomo infatti non vive di solo pane: l’uomo ha bisogno di capire perché mangia il pane, perché vive e… perché muore. Se rinuncia a questo, rinuncia all’umanità!”
Nonostante tanti progressi della medicina, ha aggiunto, “poco è cambiato da venticinque secoli da quando il salmista biblico esclamò: ‘Gli anni della nostra vita sono settanta, ottanta per i più robusti. Passano presto e noi ci dileguiamo’” (Salmo 90).
Per questo, ha indicato che “non possiamo accettare la soluzione del nichilismo, cioè la soluzione di chi pensa che l’uomo venga dal niente e al niente ritorni”.
Il Cardinale ha portato l’esempio della celebre rivista nordamericana Playboy, in cui “è proibito parlare di bambini, di prigioni, di disgrazie, di vecchi, di malattie. Ma, soprattutto, è rigorosamente vietato parlare di morte”.
Di fronte a questo fenomeno, ha affermato che “la civiltà del consumismo vuole soltanto consumatori, bocche che mangiano, corpi che cercano sensazioni ma non cercano alcun senso, alcun significato per la loro vita”.
Ad ogni modo, si è accettato il fatto che nel cuore umano esista sempre la possibilità che sbocci un senso del vivere, del soffrire e del morire.
“Tuttavia noi dobbiamo sapere che esiste questo dramma: il dramma di una cultura che ha rifiutato Dio e non è pentita di questo rifiuto, però avverte un senso lacerante di ‘vuoto'”, ha osservato.
Ha poi ricordato la testimonianza di un giovane italiano chiamato Ricciardetto, che nel 1970 si rese conto di avere una malattia terminale. “Se avessi il conforto della fede potrei rifugiarmi in essa, e in essa troverei la necessaria rassegnazione – diceva -. Ma la fede, purtroppo, l’ho perduta da tempo”.
Per mostrare un esempio recente del modo cristiano di sopportare il dolore, ha allora citato la giovane venerabile Benedetta Bianchi Porro, morta a 27 anni nel 1964 dopo una lunga e prolungata paralisi del corpo. “In questo abisso di dolore, Benedetta incontra Gesù e il dolore diventa un ‘luogo’ in cui vivere la speranza e, soprattutto, la carità”, ha segnalato.
Il Cardinale ha ricordato come Benedetta iniziò a evangelizzare attraverso lettere che scriveva a persone nella sua stessa situazione: “questa è la notizia meravigliosa che Benedetta grida con tutta la sua sconvolgente storia: Dio abita anche nel dolore; e, pertanto, il dolore non è più dolore, non è più causa di disperazione, non è più senza senso”.
Il Congresso “La Chiesa al servizio dell’amore per i sofferenti” si è concluso giovedì, quando la Chiesa celebrava la Giornata Mondiale del Malato. Nei corridoi dell’Aula Nuova del Sinodo si ascoltavano commenti molto positivi da parte degli intervenuti all’evento accademico, nel corso del quale con conferenze e tavole rotonde si è voluto formare gli agenti della Pastorale sanitaria.
Il Congresso ha avuto anche un carattere spirituale attraverso prolusioni – come quella del Cardinal Comastri – che esortavano a riflettere sul senso del dolore. Non sono poi mancati il senso artistico, con la mostra di pittura del maestro Francesco Guadagnuolo, inaugurata nel contesto di questo evento, e il concerto di musica classica di mercoledì, e quello liturgico, con l’Eucaristia presieduta nella Basilica di San Pietro da Papa Benedetto XVI.