La lingua di un amore lanciato oltre l'egoismo

ROMA, sabato, 13 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l’omelia pronunciata da mons. Vincenzo Paglia, Vescovo di Terni-Narni-Amelia, in occasione della Festa della Promessa tenutasi il 7 febbraio scorso nella Basilica di San Valentino a Terni.

 

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Care sorelle e cari fratelli,

è una grande gioia carissimi fidanzati accogliervi per la “festa della promessa”. Ci stringiamo assieme a San Valentino perché scenda sul vostro amore la benedizione del Signore. Come voi sapete, San Valentino è vissuto a Terni tanti secoli fa, ma la sua fama di protettore del fidanzati ha traversato i secoli ed i giunta sino a noi. Fu un vescovo esemplare. Spese, infatti, la sua vita per aiutare gli altri: guariva i malati, soccorreva i poveri, era attento ai bambini ed ebbe un’attenzione particolare al giovani. C’è un episodio che vi riguarda: due giovani, una ragazza di Terni e un militare romano, si erano innamorati e volevano sposarsi. Ma c’era una grave difficoltà: lei era cristiana e lui pagano. Valentino, vista la sincerità del loro amore, li aiutò a superare le difficoltà e a prepararsi così per il matrimonio. La ragazza purtroppo si ammala gravemente, e il giovane per non staccarsi da lei volle comunque sposarla, nonostante sapesse che la malattia gliel’avrebbe tolta. San Valentino era riuscito a coronare il loro sogno di amore.

Cari amici fidanzati, voi siete venuti qui perché volete chiedere a san Valentino che benedica il vostro amore, e che lo renda forte e bello, capace di resistere alle difficoltà e che vi leghi per tutta la vita. Certo, siete ben coscienti che non mancano i problemi sia nella vita di fidanzamento sia in quella matrimoniale. E forse proprio perché intuite la necessità di una amore saldo, ancor prima di sposarvi venite a chiedere l’aiuto a San Valentino. E, in questa festa della promessa, in certo modo anticipate le parole che vi scambierete il giorno del matrimonio: “Io accolgo te come mia sposa, mio sposo, e prometto di esserti fedele sempre, nella buona e nella cattiva sorte, e di amarti e rispettarti per tutta la vita”. Non sono parole leggere, effimere, che passano come il vento. Sono parole che vi uniscono facendo di voi un cuor solo e un’anima sola. C’è in esse un senso di perennità che dura più dei nostri umori, più delle difficoltà, più di ogni ostacolo.

Sappiamo per esperienza personale che però siamo deboli, fragili e non poco egocentrici. Ciascuno di noi è portato a pensare più a sé che agli altri, più al proprio io che a chi ci sta accanto. E guai se lasciamo crescere nei nostri cuori quest’erba velenosa dell’amore solo per noi stessi. E’ un erba che cresce in fretta e soffoca anche i pensieri più belli. E, purtroppo, il clima che respiriamo facilita tutto questo: siamo spinti a ripiegarci su noi stessi, a porre al centro il nostro “io”, ad aver paura degli altri, ad aver timore anche di chi ci sta vicino: pensiamo che ci rubano la vita, la felicità. E ci chiudiamo solo in noi stessi. Per questo oggi sembra più difficile di ieri volersi bene, appunto perché è più facile farsi gli affari propri, offendere, odiare, tradire.

San Valentino ci fa comprendere che l’amore è pensare anche all’altro. Se siamo capaci di pensare un po’ meno a noi e un po’ più agli altri, l’amore che viviamo diviene più forte, ci fa capire gli uni gli altri, ci sostiene nei momenti difficili, ci rende pronti al perdono, ci rende più capaci di costruisce un futuro stabile. L’amore che è sbocciato nel nostro cuore ha bisogno di essere riempito di forza dal Signore stesso, ha bisogno della preghiera, ha bisogno della benedizione di Dio. E voi lo avete intuito. Per questo siete qui, ancor prima di sposarvi. L’amore non è scontato, richiede attenzione, fedeltà, umiltà, pazienza. E’ come una lingua nuova che va praticata. Si, dobbiamo praticare la lingua dell’amore, una lingua molto diversa da quella che si parla normalmente nelle nostre città e nei nostri paesi. La lingua dell’amore è la tenerezza per chi ci sta accanto, è la passione per rendere il mondo più bello, è la compassione per i più poveri e i più deboli, è l’impegno per rendere il mondo più giusto, più pacifico. Se ci abituiamo a parlare questa lingua anche l’amore tra voi diviene più ricco e più bello. La lingua dell’amore è quella che parlava Gesù, è la lingua del Vangelo. Abbiamo ascoltato il Vangelo della pesca miracolosa. Possiamo applicarlo anche a voi. Sì, state per prendere il largo sulla stessa barca. Accogliete Gesù, ascoltate la sua parola, leggete il Vangelo e gettate le reti dell’amore. Pietro gli disse che avevano pescato tutta la notte e non avevano preso nulla. E’ un’esperienza che abbiamo tutti: quante volte abbiamo vissuto la notte della solitudine, la notte delle preoccupazioni…ma Gesù ci chiede di ascoltarlo e se obbediremo alla sua parola avverrà anche per noi la pesca miracolosa. Vorrei dire che la festa della promessa è il momento in cui iniziate a gettare le reti dell’amore. San Valentino vi è accanto per aiutarvi ad accogliere la parola di Gesù. Per parte mia, vi ricorderò nelle mie preghiere; metterò i vostri nomi sull’altare e ogni giorno chiederò al Signore di benedirvi. Fatemi sapere quando vi sposerete e vi invierò un benedizione particolare. E vi auguro che possiate camminare sempre a gettare nel mare della vita, nelle vostre giornate la rete dell’amore e non quella dell’egoismo, la rete della generosità e non quella del pensare solo a se stessi. E’ l’unico modo per avere una pesca miracolosa. Vi consegno il Vangelo, portatelo con voi, leggetelo e conservate nel cuore le parole di Gesù. Ne gusterete la gioia e la forza. San Valentino vi aiuti a perseverare sulla via dell’amore che già gustate in questo giorno.

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ZENIT Staff

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