Come essere cristiani responsabili nella gestione della città

Monsignor Angelo Casile indica la strada della Dottrina sociale

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 8 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Quale aiuto può dare una scuola sulla dottrina sociale della Chiesa a un territorio? Quali sono i compiti della scuola che oggi inauguriamo? Come formare i cristiani ad essere buoni cittadini?

A queste domande ha risposto monsignor Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), inaugurando la scuola diocesana sulla Dottrina sociale della Chiesa che si è aperta a Ugento, in provincia di Lecce, il 5 febbraio scorso.

Nell’illustrare l’itinerario di formazione sulla Dottrina sociale della Chiesa per rendere i cristiani partecipi e responsabili della costruzione e della gestione della città, il direttore dell’Ufficio della CEI ha indicato tre strumenti: la Bibbia, l’enciclica Caritas in veritate e il Compendio della dottrina sociale della Chiesa.

“Un primo compito, che scaturisce dal nostro essere Chiesa, è quello di evangelizzare”, ha spiegato.

Per questo motivo “è importante cogliere e aiutare gli altri a cogliere ciò che il Vangelo ha da dire per ogni momento dell’esistenza dell’uomo” e non si può “annunciare e vivere il Vangelo della speranza, sempre senza la fede in Dio”.

Per rimanere sereni anche davanti ad uno scenario apocalittico di crisi, monsignor Casile ha ricordato che “nella notte e nel buio dell’attuale crisi, non solo economica, il nostro compito di cristiani, che vivono nelle città degli uomini, è di annunciare e vivere il Vangelo della speranza e della fiducia nel Signore, che non ci abbandona mai”.

Ha poi ricordato che Sant’Agostino, ai cristiani che si lamentavano del difficile momento storico che vivevano, rispondeva: “Voi dite: I tempi sono cattivi; i tempi sono pesanti; i tempi sono difficili. Vivete bene, e muterete i tempi” (Discorsi, 311,8).

Per questo motivo, ha sottolineato monsignor Angelo Casile, “viviamo bene la nostra fede ogni giorno e allora i tempi saranno migliori. Viviamo bene la nostra fede e le nostre città riprenderanno ad avere un anima”.

“A noi – ha confessato il direttore dell’Ufficio della CEI – che spesso siamo indaffarati nel trovare le risposte, senza fiato nel trovare soluzioni, triturati dall’affanno del fare, ingabbiati in progetti un po’ ‘arrugginiti’ arriva in dono la parola del Santo Padre fondata sul Vangelo, che dona respiro ai nostri cuori, perché senza negare nulla all’agire dell’uomo lo richiama al suo stesso cuore, all’essenziale, a Dio, Amore eterno e Verità assoluta”.

Per comprendere i compiti contenuti nell’enciclica monsignor Casile ha sottolineato che “la Caritas in veritate ci sollecita a portare ‘l’annuncio della verità dell’amore di Cristo nella società’, far brillare la bellezza del Vangelo, far risplendere attraverso la dottrina sociale della Chiesa la verità dell’amore di Dio per ogni uomo”.

Riprendendo il Salmo 127 monsignor Casile ha ricordato che è impossibile costruire la casa senza l’aiuto di Dio, per questo motivo nell’enciclica Benedetto XVI ci ricorda che “senza Dio l’uomo non sa dove andare”, sperimenta la povertà della solitudine ed è incapace di svilupparsi “con le sole proprie forze”.

Ma Dio, in Gesù Cristo, ama ogni uomo e “pronuncia il più grande ‘sì’ all’uomo” e lo invita ad “aprirsi alla vocazione divina per realizzare il proprio sviluppo” nella quotidianità della vita.

Secondo monsignor Casile l’indicazione di Papa Paolo VI, nella Lettera enciclica Populorum progressio sullo sviluppo dei popoli (26 marzo 1967), in cui parlava di vocazione allo sviluppo ha trovato piena accoglienza in Benedetto XVI che sottolinea come “il progresso è, nella sua scaturigine e nella sua essenza, una vocazione”.

“Occorre intendere il progresso dell’uomo e quindi la sua vocazione – ha aggiunto monsignor Casile – non solo come sviluppo di particolari abilità, ma come sviluppo integrale dell’uomo, ‘promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo, piena accoglienza del Vangelo di Gesù, che’ rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l’uomo all’uomo”.

Perchè Gesù, come riportato dalla Gaudium et Spes “ha lavorato con mani d’uomo, ha pensato con mente d’uomo, ha agito con volontà d’uomo, ha amato con cuore d’uomo”.

Il direttore dell’Ufficio della CEI ha concluso affermando che “siamo chiamati da Dio a rispondergli ogni giorno e ad aiutare gli altri a rispondere, a vivere la carità nella verità, a riconoscere il vero, a gioire del bello e a godere del buono”.

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ZENIT Staff

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