La civiltà dell’amore comincia con i Centri di Aiuto alla Vita

Solo a Bra, 150 mamme e relativi bambini e bambine salvati dall’aborto

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di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 7 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Ogni anno in Italia circa 130.000 tra bambini e bambine concepiti, non arrivano a vedere la luce del giorno. Tristezza, solitudine, paura, disperazione, terrorizzano le mamme fino al punto da compiere un atto letale. Così per ogni bambino o bambina che non nascono ci sono tante altre vittime.

Ma a fronte di questo buio e freddo destino, ci sono persone, che invece lanciano il cuore oltre l’ostacolo e cercano di dare amore, solidarietà, entusiasmo, speranza a quelle mamme. Si tratta di persone comuni, eroi sconosciuti, angeli in carne ed ossa, con un cuore grande e custodi di un amore che nobilita e salva l’umanità.

Sono i volontari dei Centri di Aiuto alla Vita (CAV), persone che si dedicano ogni giorno ad accogliere, consolare, sostenere le mamme in difficoltà, la maggior parte delle quali hanno già il certificato di interruzione della gravidanza in mano.

ZENIT ne ha incontrate due, Domenica e Caterina, due signore attivissime nei CAV di Bra e di Fossano in provincia di Cuneo.

Racconta Domenica che ai volontari del CAV non è permesso stare in forma stabile nei pressi del Consultorio, per questo motivo lei e Caterina vanno spesso nelle sale di aspetto o nei corridoi e cercano di parlare con le persone.

Dopo tanti anni di attività, adesso i medici, le ostetriche, le infermiere del consultorio, informano le donne che possono essere aiutate dal CAV. In tutta libertà viene loro distribuito il depliant del CAV e fornito il numero di telefono per mettersi in contatto.

Domenica racconta che in realtà la rete di assistenza civica è molto più diffusa, perchè la cassiera della banca, le varie insegnanti e tante altre persone e famiglie, quando scoprono donne in difficoltà le consigliano di andare o mettersi in contatto con il CAV.

In una occasione, per esempio, è stata la cassiera della banca ad aver segnalato il caso di una ragazza la cui mamma preoccupata era passata di là.

Questa situazione di attenzione della comunità civile di Bra, cittadina di 20.000 abitanti in provincia di Cuneo, è cresciuta grazie al lavoro svolto dal CAV che in 15 anni ha convinto 150 mamme con il certificato per l’interruzione di gravidanza in mano, a non farlo, ed ora, pur tra le difficoltà della vita, sono tutte felici.

Nessuna di loro si è mai rammaricata della scelta di vita. Mentre quasi tutte quelle che hanno scelto l’ivd si sono pentite di non aver dato retta ai volontari del CAV. 

I giornali locali hanno riportano quante mamme sono state aiutate, quanti bambini e bambine sono nati, quante persone sono state ospitate nelle case di accoglienza del CAV.

Secondo i rapporti nazionali sull’applicazione della legge 194/78 la principale causa che porta all’interruzione di gravidanza è quella economica. Ma Domenica e Caterina sostengono che non è questo il punto.

E’ vero che il consultorio in genere utilizza le difficoltà economiche come causa che giustifica l’interruzione di gravidanza, ma l’esperienza dei CAV porta a risultati diversi. Dopo il primo incontro quando le persone parlano veramente delle cause che portano a decidere per l’ivg, quasi nessuno parla di motivazioni economiche.

“Se fossero solo problemi economici – hanno spiegato Domenica e Caterina – allora tutto sarebbe facilmente risolvibile”.

I problemi più comuni sono quelli in cui il partner non accetta la gravidanza, quando l’amante, il convivente o il marito rifiuta la gravidanza e mette la donna dinanzi al quesito: se tieni il bambino me ne vado se non lo tieni rimango con te.

In realtà quello che accade è che la relazione finisce, perchè la donna vede nel compagno colui che l’ha costretta ad una scelta improponibile. Se tiene il bambino invece quasi sempre il partner ritorna. Accogliere il bambino aiuta la relazione. Se viene abortito danneggia anche la relazione.

Un altro problema riguarda le ragazze adolescenti tra i 15 e i 17 anni che rimangono incinte. Diverse docenti delle medie superiori contattano il CAV per aiutare ragazze in difficoltà. Anche perchè al CAV si fa il test gratuito di gravidanza. In questo caso si va a parlare con i genitori e si cerca di arrivare a un soluzione positiva.

La difficoltà per i volontari dei CAV non è solo quella di incontrare le mamme che hanno deciso per l’ivg, ma anche quello di poter seguire queste persone per tutto il percorso che porta alla nascita dei bambini e poi dopo.

Domenica ha raccontato la storia di una ragazza che aveva strappato il certificato di aborto, ma poi quando si avvicinava la scadenza della dodicesima settimana non ce l’ha fatta ed era già sul lettino per l’intervento.

Le ha quindi detto: non va bene ma ti sarò accanto lo stesso, ti tengo la mano. E’ andata in ospedale e quando le ha stretto la mano, la ragazza ha avuto un sussulto, si è messa a piangere, si è strappata di dosso il camice verde ed è scappata coperta solo dal cappotto dall’ospedale. Ha ricucito il rapporto con la sua famiglia ed ora ogni volta che incontra Domenica la ringrazia.

“Purtroppo – ha sottolineato ancora la volontaria del CAV di Bra – è molto brutto dirlo, ma il consultorio svolge ormai solo una funzione di autorizzazione degli aborti”. Così la struttura pubblica favorisce le ivg, mentre la società civile cerca di resistere e difendere la vita e il tessuto sociale che viene lacerato.

Caterina e Domenica, come gli altri volontari dei CAV, sono persone dedicate. Rispondono all’impegno dettato da Madre Teresa di Calcutta e cioè “che nessuna donna sia costretta ad abortire”. Svolgono la loro vita comune, ma poi trovano tempo, risorse morali, coraggio e cuore per aiutare chi si trova in difficoltà. E lo fanno a tempo pieno.

Il telefono del CAV di Bra e Fossano può suonare anche nel pieno della notte, la telefonata arriva ai loro cellulari, e come angeli custodi si prodigano a consolare e aiutare chi ha bisogno. Domenica ha raccontato anche di prostitute raccolte sulla strada con gravidanze avanzate. Con denunce dei protettori.

Si tratta di una vocazione che ha coinvolto anche le famiglie di Domenica e Caterina. Il marito di Domenica è il presidente del CAV di Bra e capisce bene cosa questo significhi.

Per quanto riguarda le richieste alle istituzioni civili Domenica e Caterina sostengono che la cosa più importante è l’impegno totale e assoluto nella difesa della persona, dal concepimento alla morte naturale. Con particolare attenzione ai nuclei familiari che possono aiutare le mamme e i bambini che per diversi motivi rimangono soli.

Ma non bastano le strutture pubbliche, è la società civile che deve ricucire il tessuto sociale, senza di questo, senza amorevole attenzione, nessun aiuto è veramente efficace.

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ZENIT Staff

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