ROMA, mercoledì, 3 febbraio 2010 (ZENIT.org).- “Il pilastro su cui ricostruire Haiti è la dignità della persona che deve prevalere su ogni altro interesse e sui tornaconti di parte”. E’ quanto ha affermato il direttore della Caritas di Haiti, monsignor Pierre-André Dumas, dal 2008 primo Vescovo di Anse-à-Veau et Miragoâne.
Presente anche lui all’Udienza generale del mercoledì, secondo quanto riferito da “L’Osservatore Romano”, insieme ai presuli amici della Comunità di sant’Egidio ha voluto dire “grazie per l’immediato sostegno di preghiera e di carità” al Papa.
“Abbiamo ora l’opportunità di rimettere in piedi il nostro Paese con un volto diverso, con criteri di giustizia, gratuità e solidarietà”, ha aggiunto.
Sotto le macerie monsignor Dumas ha perso una nipotina di due anni e alcuni familiari.
“Tutte le nostre famiglie – ha raccontato – sono state colpite. Con commozione sto constatando che nonostante la tragedia ad Haiti si sta vivendo la speranza che il domani possa essere migliore del passato”.
“E c’è anche un riavvicinamento alla vita spirituale. L’aver perso tutto ci sta riportando all’essenziale e, dunque, alla dimensione trascendente – ha sottolineato il presule –. La Chiesa continuerà a fare il possibile per e con il popolo che sta vivendo un’esperienza di unità pur nel dolore”.
“Ci chiediamo – ha proseguito – quale sarà il futuro di Haiti. Una domanda che ci angoscia mentre dall’emergenza si sta passando alla ricostruzione. Le urgenze sono ora trovare case e cibo per i tanti che non hanno più niente. Ma è già il momento di progettare una ricostruzione giusta, almeno finché i riflettori resteranno accesi su di noi.
“Poi anche gli aiuti internazionali diminuiranno, inevitabilmente, e ricostruire sarà più difficile – ha riconosciuto –. Ecco perché stiamo cercando gemellaggi, penso alle diocesi statunitensi e tedesche, che potrebbero aiutarci a rifare le chiese inviandoci subito équipe di architetti”.
Per i Vescovi haitiani le nuove chiese saranno i segni di speranza per la rinascita, anche per i non credenti. Intanto, ha detto, “i nostri preti vivono nelle tende con la gente per dare speranza”.