L'Hospitalité di Lourdes ha celebrato a Roma i 125 anni di attività

di Chiara Santomiero

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ROMA, venerdì, 29 gennaio 2010 (ZENIT.org).- “E’ difficile fare un bilancio di 125 anni di attività, ma quando è nata l’Hospitalité – il 28 gennaio 1885 – i suoi membri erano solo 7; oggi possiamo contare che si siano avvicendati negli anni più di 40 mila volontari di 70 paesi dei 5 continenti: c’è stata un’evoluzione notevole, n’est pas?”: sorride Antoine Tierny, presidente dell’Hospitalité Notre Dame di Lourdes, mentre traccia per ZENIT un bilancio dell’associazione che si occupa dell’accoglienza dei pellegrini malati presso il santuario mariano.

Circa cento hospitalier – dirigenti delle varie sezioni nazionali dell’associazione – hanno concluso oggi a Roma un pellegrinaggio di alcuni giorni proprio per festeggiare il 125° anniversario.

Mercoledì scorso hanno partecipato all’udienza di Benedetto XVI in Aula Nervi: “E’ stata una grande emozione – afferma Tierny -; il Papa ci ha ringraziato per aver voluto celebrare insieme a lui il nostro anniversario e abbiamo visto che anche lui è rimasto toccato quando ci siamo alzati tutti in piedi e abbiamo cantato l’Ave Maria di Lourdes”.

“La nostra maggiore soddisfazione – afferma Tierny proseguendo nel bilancio dell’attività Hospitalité – è che in tutto questo tempo i pellegrini malati si siano sentiti accolti bene nella città mariana grazie al nostro servizio perché è proprio con questo obiettivo che siamo nati”.

Per i prossimi anni “la sfida è costituita dallo stare al passo con gli aspetti tecnici più delicati dell’accoglienza e gestire al meglio l’internazionalità dell’associazione per imparare ad accogliere sempre meglio i pellegrini”.

Se all’inizio i volontari erano soprattutto francesi, la loro provenienza è diventata molto variegata nel corso degli anni, andando ben oltre il Vecchio Continente. Gli americani, nel 2008, con un totale di 471 tra hospitaliers, stagisti ed ausiliari, hanno superato inglesi (429), irlandesi (311), tedeschi (252) e belgi (72). E’ cresciuto anche il numero dei volontari provenienti dai paesi orientali – ben 221 – e gli italiani hanno sorpassato i francesi: 3.036 contro 2.739.

Anna Maiani, da trentacinque anni nell’Hospitalité, è una dei consiglieri del servizio “Santa Bernardette” per la formazione dei volontari in lingua italiana. “Quando ho cominciato io – conferma – la formazione si svolgeva solo in francese e io la traducevo simultaneamente in italiano, un’altra volontaria in spagnolo e così via”.

Il cuore della formazione, spiega, è “far scoprire Lourdes non solo sotto il profilo tecnico dell’assistenza ai malati, ma spirituale: i luoghi santi di Bernardette, come è nata Lourdes, la storia di un luogo che attira folle di pellegrini ogni anno”.

Occorre un corso di formazione per i primi quattro anni di volontariato prima di poter essere considerati membri dell’Hospitalité e ammessi ai vari servizi.

“L’aspetto che è rimasto identico in tutti questi anni, a parte la Vierge e Bernardette, naturalmente – scherza Anna Maiani –, è l’entusiasmo dei volontari che tornano anno dopo anno e nonostante la fatica del servizio mi dicono ‘Siamo venuti per ricaricarci’”.

A Lourdes “si dimenticano tutti i problemi della famiglia e del lavoro che pure ci hanno accompagnato nel viaggio: quando si arriva, non c’è più tempo, c’è una solidarietà, un clima familiare, una voglia di far bene che relega tutto il resto in secondo piano”.

“Lo sa – confida sorridendo Maiani -, cosa rispondeva mia madre quando mio padre brontolava perché venivo a Lourdes anche due volte l’anno: ‘Sì è vero, ma quando torna è tanto buona!’”.

Servizio ai tavoli nelle mense, pulizia degli spazi comuni, accoglienza dei pellegrini alla stazione ferroviaria e all’aeroporto, accompagnamento dei malati: sono molteplici i servizi in cui vengono impiegati i volontari.

Marisette Goisenau, è la responsabile del servizio “San Giovanni Battista” che si occupa di accompagnare i pellegrini al bagno nelle piscine di Lourdes offrendo loro un cammino spirituale che ripercorre quello del Battesimo: “ai volontari impegnati in piscina – afferma – ricordo che abbiamo bisogno di un supplemento di amore perché le persone arrivano con tutta la loro fede e la loro speranza e hanno davvero bisogno di sentirsi accolti e amati. E’ l’unico criterio per il nostro servizio ed è molto molto importante”.

“Il nostro – prosegue – è un servizio in cui le emozioni sono forti ed intense: spesso le persone che vengono sono molto malate o gravemente disabili eppure pregano non per se stesse, ma per gli altri e questo è qualcosa di straordinario”.

Il ricordo più difficile da dimenticare? “Un padre – e ancora Goisenau non riesce a vincere l’emozione rivivendo la scena – che ha portato la sua piccola di sette anni a cui rimaneva poco da vivere. L’ha portata alla Nostra Signora di Lourdes perché sapeva che entro pochi giorni sarebbe stata Lei ad accoglierla e ad essere per sempre la sua mamma”.

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ZENIT Staff

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