La Teologia della Liberazione è una risposta alle ingiustizie sociali?

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di padre Piero Gheddo*

ROMA, giovedì, 28 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Un amico mi chiede come mai non si parla più di “Teologia della Liberazione”. Perché avrebbe prodotto i suoi frutti positivi e oggi altri temi e problemi sono venuti alla ribalta, in America Latina e nel mondo.

Il 7 dicembre 2009, Benedetto XVI ha ricevuto i Vescovi del Sud Brasile in visita “ad limina” ed ha lanciato un accorato appello a superare le divisioni suscitate nella Chiesa dalla Teologia della Liberazione che si ispirava al marxismo.

Il Pontefice ha affermato che le comunità ecclesiali in Brasile devono sperimentare l’esperienza del perdono perché le ferite delle polemiche possano finalmente cicatrizzare.

Nell’agosto scorso (2009) – ha ricordato Benedetto XVI – sono stati commemorati i 25 anni dell’Istruzione Libertatis nuntius della Congregazione per la Dottrina della Fede, su alcuni aspetti della Teologia della Liberazione.

In essa – ha spiegato il Papa – “si sottolineava il pericolo che comportava l’accettazione acritica da parte di alcuni teologi di tesi e metodologie provenienti dal marxismo”.

In realtà, come affermava nel 1984 il Cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, nella Teologia della Liberazione ci sono molte correnti, perché la liberazione è uno dei messaggi centrali della Rivelazione, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento.

Una di queste correnti, soprattutto negli ultimi tre decenni del XX secolo, ha preso come elemento di interpretazione sociale ed economica l’analisi marxista – il materialismo storico – per cercare di comprendere la complessa e ingiusta, a volte scandalosa, realtà sociale che si vive in America Latina.

Questa corrente è stata chiamata Teologia della Liberazione (di analisi marxista). Secondo quanto ha spiegato Benedetto XVI ai Vescovi brasiliani, “le sue conseguenze più o meno visibili, fatte di ribellione, divisione, dissenso, offesa, anarchia, si fanno ancora sentire, creando nelle vostre comunità diocesane grande sofferenza e una grave perdita di forze vive”.

Per questo, ha supplicato, “quanti in qualche modo si sono sentiti attratti, coinvolti e toccati nel proprio intimo da certi principi ingannatori della teologia della liberazione, di confrontarsi nuovamente con la suddetta Istruzione, accogliendo la luce benigna che essa offre a mani tese”.

Citando Giovanni Paolo II, ha dichiarato che la “regola suprema” della fede della Chiesa non deriva dall’analisi marxista, ma “dall’unità che lo Spirito ha posto tra la Sacra Tradizione, la Sacra Scrittura e il magistero della Chiesa in una reciprocità tale per cui i tre non possono sussistere in maniera indipendente”.

Per questo motivo, Papa Benedetto si è rivolto a quanti vedono ancora una risposta nella Teologia della Liberazione ai problemi sociali, auspicando che “il perdono offerto e accolto in nome e per amore della Santissima Trinità, che adoriamo nei nostri cuori, ponga fine alla sofferenza dell’amata Chiesa che peregrina nelle terre della Santa Croce”, cioè il Brasile.

Come ho detto all’inizio la Teologia della Liberazione può aver prodotto anche frutti positivi. Quando sono andato la prima volta in Brasile, mi ha stupito il fatto che la Chiesa era ben impiantata nelle regioni costiere del paese-continente, mentre nelle regioni interne si trattava spesso di una missione o prima evangelizzazione.

Quando i padri del Pime sono giunti in Amazzonia e nel Paranà nel 1946 e pochi anni dopo in Mato Grosso, hanno trovato popoli che avevano ricevuto la fede qualche secolo prima, portata dai “missionari itineranti”, ma che di cristiano avevano proprio poco.

L’attenzione creata nelle Chiese latino-americane dalla Teologia della Liberazione per le popolazioni più povere e abbandonate ha spinto le diocesi, i missionari e gli istituti religiosi verso le regioni e i popoli non ancora evangelizzati, con risultati molto positivi. Basti dire che nel 1946 il Brasile aveva un’ottantina di diocesi, oggi circa 350!

Se crediamo che il messaggio di Cristo è il miglior messaggio di liberazione dell’uomo, questo è un fatto straordinario. E ne ringraziamo il Signore.

 

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* Padre Piero Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri.

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ZENIT Staff

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