di Antonio Gaspari
ROMA, lunedì, 25 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Torniamo a Dio e tutti ne beneficeranno, anche l’ambiente. E’ quanto ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco nell’aprire questo lunedì pomeriggio, a Roma, i lavori del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), che si protrarranno fino 27 gennaio.
Nel corso della prolusione il Presidente della CEI ha fatto riferimento all’evento su “Dio oggi” promosso dal Comitato per il Progetto Culturale, la cui finalità era quella di far sì che “i contemporanei accettino per se stessi tale questione, la riconoscano come un fatto importante della loro esistenza, ne diano conto senza complessi”.
“Ciascuno – ha precisato il porporato – è chiamato a respingere le intimidazioni del secolarismo, le spinte cioè all’interpretazione più privatistica del fatto religioso, quasi si trattasse di una debolezza dell’intelligenza e un cedimento all’irrazionalità”.
Il Cardinale Bagnasco ha spiegato che “c’è tutta una cultura pubblica che, convalidata dall’apparato pubblicitario e in un gioco di rimandi ossessivi, punta all’estraneazione, alla sottovalutazione, quando non all’irrisione del fenomeno religioso”.
Secondo questa mentalità, ha aggiunto, “l’individuo che crede dovrebbe vergognarsene, o almeno dissimulare la propria fede. Ne è segno la nota e inaccettabile vicenda della sentenza di Strasburgo circa l’esposizione del Crocifisso”.
Eppure, per l’Arcivescovo di Genova, “in ognuno è all’opera, in modo aperto o nascosto, il desiderio che Dio si riveli. È il tema inesauribile della ricerca di Dio, su cui per secoli ha indagato la cultura occidentale”.
A questo proposito il Cardinale Bagnasco ha ripreso l’appello del Pontefice Benedetto XVI secondo cui “la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di ‘cortile dei gentili’ dove gli uomini possano in qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa”.
In questa direzione vanno le iniziative come quelle del Progetto Culturale o la ‘Lettera ai cercatori di Dio’ che “all’apparenza potrebbero sembrare cose scarsamente pertinenti all’attività pastorale ordinaria, e invece creano clima, lasciano affiorare stimoli che vengono ripresi e magari sviluppati, in ogni caso possono dare preziosi contributi per orientare il movimento della cultura in una direzione più aperta alle piene dimensioni dell’intelligenza e della libertà dell’uomo”.
Il Presidente della CEI ha quindi invitato la stessa filosofia “a recuperare la propria rilevanza civile, fuori dalle secche della retorica per restare fedele invece alla propria connotazione teoretica, quale forma della ricerca del vero”.
Con lo stesso approccio di ricerca di Dio Creatore, il Cardinale Bagnasco ha affrontato la problematica di tipo ambientale riprendendo le parole di Benedetto XVI secondo cui “la crisi ecologica non può essere valutata separatamente dalle questioni ad essa collegate, essendo fortemente connessa al concetto stesso di sviluppo e alla visione dell’uomo e delle sue relazioni”.
Da qui la conclusione contenuta nella Caritas in veritate che “quando l’ecologia umana è rispettata dentro la società, anche l’ecologia ambientale ne trae beneficio”.
Nel rapporto tra l’ecologia umana e la bioetica, il Presidente della CEI ha auspicato che i pubblici poteri, Parlamento, Ministero della salute e Regioni, intervengano per “circoscrivere quanto è più possibile” l’uso e la diffusione della pillola RU 486.</p>
Quanto poi al tema del fine vita, il Cardinale Bagnasco ha sottolineato: “non possiamo non avanzare riserve sulla discutibile ‘iniziativa dei registri’ che si vanno qua e là aprendo, e che, oltre a rappresentare una fuga irresponsabile in avanti, tendono a precostituire degli esiti al ribasso circa la legge in allestimento, sulla quale invece le forze politiche sono chiamate a dar prova della massima saggezza”.
Il porporato ha infine concluso riaffermando l’urgenza della sfida educativa che non può essere vinta “se si pretende di prescindere da Dio quasi a volerlo confinare nel perimetro del privato individuale” perchè così “viene meno il fondamento ultimo dei contenuti sui quali l’educazione poggia, dalla libertà all’amore, alla ricerca del vero”.