Paolo e le radici cristiane d'Europa

ROMA, lunedì, 25 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il contributo del dr. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani, contenuto nel “Codex Pauli“, un’opera unica dedicata a Benedetto XVI al termine dell’Anno Paolino.

 

 

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Se penso alle radici cristiane d’Europa mi viene in mente la notte di Pasqua dell’anno di Cristo 387 quando, a Milano, Agostino riceve il battesimo da Ambrogio.

Agostino, africano-latino con qualche percentuale di sangue berbero nelle vene, viene battezzato e diventa cristiano per mano di Ambrogio, un germanico-latino originario di Treviri, già funzionario imperiale nell’Illirico e in Val Padana, che gli abitanti di Milano avevano fatto vescovo a furor di popolo.

L’Europa cristiana nasce quella notte di Pasqua dell’anno 387 e nasce sotto il segno del meticciato, della mescolanza di stirpi e di patrie.

Dietro quell’episodio che stringe in emblema il destino ecumenico del Cristianesimo, c’è il diritto romano che affermava l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge ma c’è anche Paolo di Tarso, il quale aveva detto non esserci più né greci né latini, né servi né padroni, ma solo uomini resi liberi dal Vangelo.

Paolo di Tarso, l’uomo di tre culture, il giudeo di legge e di sinagoga che parlava, scriveva e in parte pensava in greco ed era orgoglioso della sua cittadinanza romana, ha vissuto sulla sua pelle le contraddizioni ma anche la meravigliosa ricchezza della contaminazione e della pluralità e ha tradotto tutto questo in messaggio universale.

Io non sono un teologo, né un filologo scritturista, né uno storico delle religioni. Per me, storico dell’arte, san Paolo è come me lo hanno consegnato Michelangelo e Caravaggio, Rubens e Rembrandt: folgorato sulla via di Damasco, decollato sulla via Ostiense, armato di spada e di libro. Di spada perché ha combattuto la buona battaglia, di libro perché i suoi scritti hanno incendiato il mondo. Ma quando, da cristiano, penso all’Europa nostra patria comune, mi vengono in mente il Corpus iuris e le Epistole del giudeo di Tarso.

L’uno e le altre fanno un dittico laico e religioso insieme che basta, da solo, a giustificare la storia e il destino del nostro continente. La certezza del diritto, il primato della legge da una parte e dall’altra l’immensa libertà che Cristo, per il tramite di san Paolo, ha consegnato ad ognuno.

Credo sia indubbio, anche alla luce di recenti studi, che all’origine dell’Europa cristiana vi siano proprio la persona e il pensiero di Paolo. Ma è soprattutto a partire da una rilettura spassionata degli Atti degli Apostoli che è possibile rinvenire la matrice originaria. L’evangelista Luca, autore degli Atti degli Apostoli, scorge in Paolo il prolungamento del ministero di Gesù e il primo adempimento di quanto inaugurato proprio con la venuta del Messia. Luca ravvisa, nella proclamazione paolina del Vangelo, un nuovo inizio della storia dell’umanità. Centro propulsore e meta è il continente europeo e naturalmente Roma, capitale dell’Impero.

Certamente né Luca né Paolo potevano aver razionalizzato l’idea di Europa, così come oggi la si intende, perché questo concetto nasce molto tardivamente rispetto all’epoca apostolica. Pur tuttavia, la realtà geografica così denominata aveva una certa delineazione. Così come era definita l’intenzione di Luca di scorgere il cammino di Cristo da Gerusalemme a Roma, centro e cuore dell’Europa pagana. Nell’opera di propagazione del Vangelo, è sempre il Cristo ad essere protagonista nel suo apostolo, che ripresenta fedelmente nel concreto della propria esistenza la vita, la morte e la risurrezione del Signore. Quindi l’Europa diviene la terra del “nuovo inizio” universale, dal significato non solo antropologico e teologico, bensì cristologico – ecclesiologico.

Alle origini del Cristianesimo europeo vi è allora un disegno salvifico che inizia con la sortita strategica di At 16 e, attraverso il mistero di sofferenza e di morte, di At 27 – 28 si perfeziona e si compie. Alle radici di valore dell’Europa, permane il mistero di morte e risurrezione di Gesù rivissuta nelle concrete vicende degli Apostoli. E’ questa l’arma di “conquista” dell’Impero e la volontà di dare anima al Vecchio Continente.

La successiva testimonianza resa dai martiri espliciterà maggiormente questa realtà teologica: il mistero pasquale si evidenzia quale nucleo più autentico e verace delle radici spirituali di questa porzione geografica, la fonte sorgiva di ogni conquista per la pace, l’uguaglianza, la solidarietà e la libertà che proprio attraverso il Vangelo diventano patrimonio europeo.

Dr. Antonio Paolucci

Direttore dei Musei Vaticani

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ZENIT Staff

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