Il Papa invita tutti i cristiani a dare già ora una testimonianza comune

In questioni chiave come la bioetica, l’ecologia o la lotta alla povertà

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ROMA, lunedì, 25 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha chiesto questo lunedì a tutti i cristiani, durante la sua omelia nei Vespri solenni celebrati nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, di non attendere la piena unità per dare una testimonianza comune, ma di farlo già ora per quanto possibile.

Nella celebrazione che conclude gli atti della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani e che ha riunito i rappresentanti delle confessioni cristiane presenti a Roma, il Pontefice ha chiesto a ciascuno di “dare il suo apporto per compiere quei passi che portino verso la comunione piena”.

Anche se “non mancano, purtroppo, questioni che ci separano gli uni dagli altri e che speriamo possano essere superate attraverso la preghiera e il dialogo”, ha ammesso, “c’è un contenuto centrale del messaggio di Cristo che possiamo annunciare tutti assieme”.

Questo messaggio, ha spiegato, è “la paternità di Dio, la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte con la sua croce e risurrezione, la fiducia nell’azione trasformatrice dello Spirito”.

“Mentre siamo in cammino verso la piena comunione, siamo chiamati ad offrire una testimonianza comune di fronte alle sfide sempre più complesse del nostro tempo”.

Allo stesso modo, ha aggiunto, ci sono nuovi campi “nei quali dobbiamo sin da ora dare una comune testimonianza”: “la salvaguardia del Creato, la promozione del bene comune e della pace, la difesa della centralità della persona umana, l’impegno per sconfiggere le miserie del nostro tempo, quali la fame, l’indigenza, l’analfabetismo, la non equa distribuzione dei beni”.

Edimburgo

In questo senso, ha ricordato l’intuizione fondamentale della Conferenza missionaria del 1910 di Edimburgo – della quale quest’anno si celebra il centenario – per cui i cristiani non possono annunciare il Vangelo in modo credibile se sono divisi.

La Conferenza, ha affermato il Papa, è stata “un evento determinante per la nascita del movimento ecumenico moderno”.

E’ proprio “il desiderio di annunciare agli altri il Cristo e di portare al mondo il suo messaggio di riconciliazione che fa sperimentare la contraddizione della divisione dei cristiani”, ha spiegato.

“Come potranno, infatti, gli increduli accogliere l’annuncio del Vangelo se i cristiani, sebbene si richiamino tutti al medesimo Cristo, sono in disaccordo tra loro?”.

“Ad un secolo di distanza dall’evento di Edimburgo, l’intuizione di quei coraggiosi precursori è ancora attualissima”, ha riconosciuto il Pontefice.

“In un mondo segnato dall’indifferenza religiosa, e persino da una crescente avversione nei confronti della fede cristiana, è necessaria una nuova, intensa, attività di evangelizzazione, non solo tra i popoli che non hanno mai conosciuto il Vangelo, ma anche in quelli in cui il Cristianesimo si è diffuso e fa parte della loro storia”.

Ricordando l’Anno Paolino, Benedetto XVI ha sottolineato che la testimonianza comune della fede, “allora come oggi, nasce dall’incontro col Risorto, si nutre del rapporto costante con Lui, è animata dall’amore profondo verso di Lui”.

“La forza che promuove l’unità e la missione sgorga dall’incontro fecondo e appassionante col Risorto, come avvenne per San Paolo sulla via di Damasco”, ha concluso.

All’inizio dei Vespri, il Cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio epr la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha sottolineato in questo senso che “ecumenismo e missione sono inseparabili, sono per così dire gemelli”.

“Come possiamo assolvere in maniera credibile il compito lasciatoci da nostro Signore che è quello di annunciare l’unità, la riconciliazione e la pace se noi stessi cristiani non siamo uniti e riconciliati tra noi?”, si è chiesto.

“Missione ed ecumenismo sono gli impegni più importanti che il mondo odierno e la cristianità devono riuscire a portare avanti”, ha risposto.

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ZENIT Staff

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