I fatti di Rosarno, segno di un senso smarrito della fraternità universale

Il commento dell’Azione cattolica italiana

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ROMA, venerdì, 15 gennaio 2010 (ZENIT.org).- L’eco dei drammatici avvenimenti accaduti a Rosarno continua a interrogare i cittadini italiani e in particolar modo il mondo cattolico che nelle ragioni dell’accoglienza dello straniero e del povero coglie un valore evangelico.

“I tristi fatti di Rosarno – afferma una nota diffusa giovedì dalla Presidenza nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic), che fa parte dell’Azione cattolica italiana – scuotono le nostre coscienze di cristiani e cittadini preoccupati del bene del nostro Paese”.

“Si avverte chiaro il pericolo – prosegue la nota – che possa essere progressivamente, e quasi insensibilmente, smarrito il senso della fraternità universale che è parte integrante del patrimonio civile italiano, fecondato dal messaggio cristiano”.

Per il Meic “si deve denunciare con forza il rischio che i complessi problemi legati ai flussi migratori e al lavoro nero vengano affrontati con la logica dell’emergenza. Tali questioni, infatti, sono gravi e permanenti. Esigono da ciascuno la consapevolezza che ogni essere umano è protagonista nella condivisione e trasmissione di valori fondamentali per la crescita umana e cristiana”.

Le questioni legate all’immigrazione “esigono altresì una politica di lungo periodo, nutrita da una cultura dell’accoglienza conscia delle difficoltà insite nel fenomeno migratorio, che sappia governare i processi economici e sociali con leggi e prassi amministrative attente a generare dinamiche di integrazione quotidiane”. Occorre pertanto rifuggire, conclude la Presidenza del Meic, “dalla tentazione di scatenare micidiali spirali di paura e risposte soltanto securitarie”.

“Di una speranza efficace, concreta, – ha sottolineato Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana (Ac), rivolgendosi ai soci di Ac all’inizio dell’anno – abbiamo bisogno noi e hanno bisogno i nostri fratelli. L’ultimo anno, caratterizzato dalla crisi economica, ha infatti prodotto nuove forme di povertà, non solo economiche ma anche morali, che hanno di fatto minato la speranza e prodotto tristezza, disperazione, disillusione”.

Rinnovare la speranza significa, per Miano, “sognare una pace vera, un’autentica fratellanza della famiglia umana, e adoperarsi per essa. Innanzitutto dentro di noi diciamo sinceramente ‘basta’ con la spirale di violenza che mortifica l’uomo”. La violenza della guerre geograficamente più lontane “ma anche quelle a cui assistiamo quotidianamente; dalla violenza mafiosa a quella che ogni giorno si palesa nell’arroganza e nel sopruso, nell’illegalità e nelle varie forme di disprezzo dell’altro”.

Rinnovare la speranza significa anche “rinnovare, come Ac, l’invito a deporre le armi dello scontro politico in favore di un dialogo che sia costruttivo e sinceramente rivolto al bene comune. Che non si faccia più retorica delle ‘emergenze’ di questo paese, dall’occupazione alla tutela dei poveri, dal dialogo con le nuove generazioni al tema dell’inclusione sociale, dalla salvaguardia della vita a quelle di tutte le forme del creato”.

“A cominciare da ciascuno di noi – ha invitato il presidente dell’Ac -, rinnoviamo l’impegno a favore di una convivenza civile e rispettosa dell’uomo, soprattutto verso quanti vivono storie di emigrazione, emarginazione e solitudine. Facciamo nostre le storie altrui ed impegniamoci per favorirne i diritti e doveri di cittadinanza”.

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ZENIT Staff

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