Benedetto XVI: la fede non si oppone alla ricerca scientifica

La legge morale naturale non è solo per i cristiani, afferma

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 15 gennaio 2010 (ZENIT.org).- La fede non si oppone alla ricerca medica, ma le offre un contesto morale, non esclusivo per i cristiani, ma accessibile a tutti attraverso la ragione.

Lo ha affermato Papa Benedetto XVI ricevendo questo venerdì in udienza i partecipanti all’Assemblea Plenaria della Congregazione per la Dottrina della Fede, in svolgimento in questi giorni a Roma.

Il Papa ha focalizzato il suo discorso sulle due questioni attualmente al centro dei lavori della Congregazione, la bioetica e l’etica medica da un lato e le sfide del dialogo ecumenico dall’altro.

Circa la prima questione, che ha occupato gran parte del suo discorso, ha sottolineato l’importanza della pubblicazione dell’Istruzione Dignitas Personae (2008) da parte di questo dicastero.

“In temi tanto delicati ed attuali, quali quelli riguardanti la procreazione e le nuove proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell’embrione e del patrimonio genetico umano”, l’Istruzione afferma che “il valore etico della scienza biomedica si misura con il riferimento sia al rispetto incondizionato dovuto ad ogni essere umano, in tutti i momenti della sua esistenza, sia alla tutela della specificità degli atti personali che trasmettono la vita”, ha osservato.

In questo senso, Benedetto XVI ha mostrato la sua opposizione alla mentalità in cui “la fede è presentata come ostacolo alla libertà e alla ricerca scientifica, perché sarebbe costituita da un insieme di pregiudizi che vizierebbero la comprensione oggettiva della realtà”.

Gli insegnamenti della Chiesa su questioni bioetiche, ha sottolineato, procedono dalla legge morale naturale, che è accessibile alla ragione umana, indipendentemente dal fatto che si sia credenti.

“La legge morale naturale non è esclusivamente o prevalentemente confessionale, anche se la Rivelazione cristiana e il compimento dell’uomo nel mistero di Cristo ne illumina e sviluppa in pienezza la dottrina”, ha ribadito.

“Fondata nella stessa natura umana e accessibile ad ogni creatura razionale, la legge morale naturale costituisce così la base per entrare in dialogo con tutti gli uomini che cercano la verità e, più in generale, con la società civile e secolare”.

Per questo, ha aggiunto che la fede cristiana offre “un contributo veritativo anche nell’ambito etico-filosofico, non fornendo soluzioni precostituite a problemi concreti, come la ricerca e la sperimentazione biomedica, ma proponendo prospettive morali affidabili all’interno delle quali la ragione umana può ricercare e trovare valide soluzioni”.

“La Chiesa, nel proporre valutazioni morali per la ricerca biomedica sulla vita umana, attinge infatti alla luce sia della ragione che della fede”, ha affermato Benedetto XVI.

Sfide ecumeniche

Il Pontefice ha anche alluso alle nuove sfide in campo ecumenico poste durante il 2009 alla Congregazione, per il caso della Fraternità San Pio X e per l’incorporazione nella Chiesa di gruppi di fedeli provenienti dalla Comunione Anglicana.

In questo senso, ha sottolineato che la missione del Papa è in primo luogo quella del ministero di unità, e che questa è innanzitutto “unità di fede, sostenuta dal sacro deposito, di cui il Successore di Pietro è il primo custode e difensore”.

“Il raggiungimento della comune testimonianza di fede di tutti i cristiani costituisce pertanto la priorità della Chiesa di ogni tempo, al fine di condurre tutti gli uomini all’incontro con Dio”.

Per questo, ha invitato il dicastero a continuare a lavorare “perché vengano superati i problemi dottrinali che ancora permangono per il raggiungimento della piena comunione con la Chiesa da parte della Fraternità S. Pio X”.

Il Papa ha anche espresso la sua soddisfazione per l’impegno della Congregazione “in favore della piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all’Anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica”.

“La fedele adesione di questi gruppi alla verità ricevuta da Cristo e proposta dal Magistero della Chiesa non è in alcun modo contraria al movimento ecumenico, ma mostra, invece, il suo ultimo scopo che consiste nel giungere alla piena e visibile comunione dei discepoli del Signore”, ha concluso.

Dal canto suo, il Cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha affermato nel suo discorso di saluto al Pontefice che il dicastero è fortemente impegnato nella “promozione della fede e della morale della Chiesa”, riporta “L’Osservatore Romano”.

Con l’Istruzione Dignitas Personae, ha sottolineato, “si è inteso esprimere l’apprezzamento e l’incoraggiamento per il progresso delle scienze biomediche, che aprono prospettive terapeutiche finora sconosciute”, ma allo stesso tempo “si è cercato di illuminare le coscienze di tutti, credenti e uomini che sono alla ricerca della verità, affinché il progresso scientifico sia veramente rispettoso di ogni persona e della dignità della procreazione umana”.

Allo stesso modo, ha ricordato come siano state incoraggianti “l’attenzione e la fiducia accordateci relativamente alla importante questione di come favorire la piena integrazione di gruppi di fedeli e di singoli, già appartenenti all’anglicanesimo, nella vita della Chiesa Cattolica”.

Il magistero papale, ha concluso, rappresenta per i membri del dicastero una fonte di “conforto, incoraggiamento e guida”.

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ZENIT Staff

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