Il Sudan in un momento cruciale della sua storia

Messaggio della Conferenza Episcopale

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TORIT, giovedì, 24 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Durante l’assemblea plenaria della Conferenza Episcopale, celebrata a Torit, i Vescovi del Sudan hanno espresso la propria preoccupazione per la grave situazione politica in cui è immerso il Paese.

“La situazione politica nel nostro Paese ha raggiunto un momento cruciale e decisivo a causa della mancata attuazione di alcune componenti chiave dei protocolli”, si legge in un messaggio dell’episcopato riportato da “L’Osservatore Romano”.

A questo proposito, i presuli citano “la delimitazione delle frontiere tra Nord e Sud; l’abrogazione di leggi repressive e la promulgazione della legge sul referendum; il ritardo delle prossime elezioni che potrebbe pregiudicare il referendum nel 2011; la consultazione popolare per il Kordofan meridionale e gli Stati meridionali del Nilo Blu; la crisi in Abyei e il conflitto nel Darfur”.

I Vescovi sottolineano che il ritardo nell’affrontare concretamente tali questioni crea sentimenti di ansia e paura tra la gente.

“Lodiamo tutte le iniziative prese dalle parti per attuare il Comprehensive peace agreement (CPA)”, dichiarano.

“Il CPA rimane l’unico accordo valido per una pace giusta e duratura in Sudan. Sia il CPA che la Costituzione nazionale ad interim confermano il diritto di voto come un diritto fondamentale per i cittadini sudanesi”.

“Lo svolgimento corretto di elezioni libere è una disposizione fondamentale del CPA – continuano – . I cittadini dovrebbero avere la possibilità e la responsabilità di esercitare il loro diritto, quando le elezioni si svolgono in condizioni libere e corrette”.

“Mettere a rischio le prossime elezioni è inaccettabile per la gente del Sudan – avvertono –. Purtroppo, l’educazione civica degli elettori non è ben diffusa”.

Di conseguenza, “molte persone hanno perso il diritto di registrarsi”. In questo panorama, i Vescovi chiedono a coloro che si sono registrati “di essere vigili e di esercitare il loro diritto”.

Il CPA prevede il diritto all’autodeterminazione per il popolo del Sudan del Sud, attraverso un referendum internazionale vigilato al termine del periodo ad interim terminato quindici mesi fa.

“Il ritardo della promulgazione della legge sul referendum e anche dell’istituzione della commissione referendaria del Sudan meridionale sono motivo di grande preoccupazione per tutti i sudanesi”, spiegano i Vescovi.

“Chiediamo all’assemblea legislativa nazionale di accelerare il processo, al fine di evitare conseguenze che potrebbero essere dannose per il Paese. Esortiamo i sudanesi a essere vigili e a non cedere il passo a coloro che possono riportare il Paese alla guerra”.

Il Sudan è stato teatro di guerre tremende, la prima delle quali, tra il 1955 e il 1972, ha provocato oltre un milione e mezzo di morti. La seconda, dal 1983 al 2005, ha causato 2,5 milioni di morti, più di 4 milioni di sfollati e danni incalcolabili.

“La guerra è il male e non possiamo accettare alcun ritorno a essa. Il periodo ad interim ha portato stabilità e sviluppo nella storia del Sudan”, constatano i Vescovi, esortando quindi la popolazione a “ripudiare la guerra” e invitando “tutte le parti del CPA a salvaguardare la pace e a trovare i mezzi pacifici per risolvere i problemi”.

“Osserviamo con grande preoccupazione che sono aumentati gli attacchi contro i civili e le infrastrutture governative”, constatano. “Questi non sono incidenti isolati, ma sembrano essere una campagna coordinata dai nemici della pace, per opporsi al CPA e destabilizzare il Paese”.

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ZENIT Staff

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