Le cause di Giovanni Paolo II e Pio XII seguono iter “indipendenti”

Nota di padre Lombardi sul decreto sulle virtù eroiche di Papa Pacelli

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ROMA, mercoledì, 23 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Le cause di beatificazione di Giovanni Paolo II e di Pio XII sono del tutto “indipendenti”. A sottolinearlo è stato padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, in una nota riguardante il decreto, firmato il 19 dicembre da Benedetto XVI, che riconosce le virtù eroiche di Papa Eugenio Pacelli.

Nella nota il portavoce vaticano fa riferimento alle numerosi reazioni suscitate nel mondo ebraico da questa decisione e spiega che “quanto al fatto che i decreti sulle virtù eroiche di Papa Giovanni Paolo II e Pio XII siano stati promulgati nello stesso giorno, ciò non significa un ‘abbinamento’ delle due Cause da ora in poi”.

“Le due Cause sono del tutto indipendenti e seguiranno ciascuna il proprio iter – ha aggiunto . – Non vi è quindi nessun motivo di ipotizzare un’eventuale beatificazione contemporanea”.

A questo punto delle due cause di beatificazione una commissione formata da medici e teologi deve certificare un miracolo avvenuto per intercessione dei due Pontefici dopo la loro morte, che dovrà essere poi approvato dai Vescovi e Cardinali della Congregazione per la Causa dei Santi e dal Papa.

Per quanto riguarda Giovanni Paolo II, in passato il Postulatore della Causa di beatificazione, monsignor Slawomir Oder, aveva indicato il caso di suor Marie Simon-Pierre, della Congregazione delle Piccole Suore delle maternità cattoliche, che il 2 giugno 2005, vicino a Aix-en-Provence, è guarita improvvisamente dal morbo di Parkinson.

Nella nota padre Lombardi spiega che questo atto “conferma la valutazione positiva che la Congregazione per le Cause dei Santi ha già votato – dopo attento esame degli scritti e delle testimonianze – sul fatto che il candidato ha vissuto in modo eminente le virtù cristiane e ha manifestato la sua fede, la sua speranza, la sua carità, in grado superiore a ciò che si attende normalmente dai fedeli”.

“Perciò può essere proposto come modello di vita cristiana al popolo di Dio – ha aggiunto –. Naturalmente si tiene conto in questa valutazione delle circostanze in cui la persona ha vissuto, occorre quindi un esame dal punto di vista storico, ma la valutazione riguarda essenzialmente la testimonianza di vita cristiana data dalla persona (il suo intenso rapporto con Dio e la continua ricerca della perfezione evangelica – come diceva il Papa sabato scorso nel suo discorso alla Congregazione per le Cause dei Santi), e non la valutazione della portata storica di tutte le sue scelte operative”.

“Anche una eventuale successiva beatificazione si colloca nella stessa linea, di proporre al popolo di Dio – con l’ulteriore conforto del segno di grazie straordinarie date da Dio per intercessione del Servo di Dio – un modello di vita cristiana eminente”.

“In occasione della beatificazione di Giovanni XXIII e di Pio IX – ha ricordato –, Giovanni Paolo II affermava: ‘La santità vive nella storia e ogni santo non è sottratto ai limiti e condizionamenti propri della nostra umanità. Beatificando un suo figlio, la Chiesa non celebra particolari opzioni storiche da lui compiute, ma piuttosto lo addita all’imitazione e alla venerazione per le sue virtù a lode della grazia divina che in esse risplende’”.

“Ciò non intende dunque minimamente limitare la discussione circa le scelte concrete compiute da Pio XII nella situazione in cui si trovava – ha sottolineato padre Lombardi –. Per parte sua, la Chiesa afferma che sono state compiute con la pura intenzione di svolgere al meglio il servizio di altissima e drammatica responsabilità del Pontefice”.

“In ogni caso, l’attenzione e la preoccupazione di Pio XII per la sorte degli ebrei – cosa che certamente è rilevante per la valutazione delle sue virtù – sono largamente testimoniate e riconosciute anche da molti ebrei”, ha aggiunto.

“Rimane quindi aperta anche in futuro la ricerca e la valutazione degli storici nel loro campo specifico – ha continuato –. E nel caso concreto si comprende la richiesta di avere aperte tutte le possibilità di ricerca sui documenti”.

Inoltre, ha aggiunto, “già Paolo VI aveva voluto favorire rapidamente tale ricerca” conclusasi con la pubblicazione dei 12 volumi degli “Actes et Documents du Saint Siège” (Libreria Editrice Vaticana), frutto di uno studio dei documenti dell’Archivio segreto vaticano relativi alla Seconda Guerra Mondiale, condotto da padre Pierre Blet, insieme a Angelo Martini, Burkhart Schneider e Robert A. Graham.

In merito all’apertura completa degli Archivi segreti vaticani relativi al pontificato di Pio XII (1939-1958), il portavoce della Santa Sede ha ribadito che “occorre provvedere all’ordinamento e alla catalogazione di una massa enorme di documenti, che richiede un tempo tecnico ancora di alcuni anni”. In una dichiarazione risalente all’ottobre del 2008, il portavoce vaticano aveva detto che questa operazione non sarà possibile prima di 6 0 7 anni.

“Infine – ha continuato padre Lombardi –, le disposizioni di grande amicizia e rispetto del Papa Benedetto XVI verso il popolo ebraico sono state già testimoniate moltissime volte e trovano nel suo stesso lavoro teologico una testimonianza inconfutabile”.

“E’ chiaro quindi che la recente firma del decreto non va in alcun modo letta come un atto ostile contro il popolo ebraico e ci si augura che non sia considerata un ostacolo sul cammino del dialogo fra l’ebraismo e la Chiesa cattolica”.

Per questo, ha concluso, l’augurio è che la prossima visita del Papa alla Sinagoga di Roma, in programma per il 17 gennaio prossimo, sia “occasione per riaffermare e rinsaldare con grande cordialità questi vincoli di amicizia e di stima”.

Nel frattempo, questo mercoledì a Bologna si riunisce l’Assemblea dei rabbini italiani per discutere della vicenda relativa alla beatificazione di Pio XII e della prossima visita di Benedetto XVI. A questo proposito, il direttore generale del gran Rabbinato di Israele, Oded Viner, ha annunciato alla Radio pubblica israeliana che sarà presente anche una delegazione del Gran Rabbinato israeliano nel caso venga approvata dalla comunità ebraica italiana.

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ZENIT Staff

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