CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 21 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Compiendo un bilancio del 2009, Benedetto XVI ha affermato che è stato un anno vissuto “nel segno dell’Africa”, grazie non solo al primo viaggio che ha compiuto nel continente come Pontefice, ma anche al Sinodo africano.
Com’è tradizione, il Pontefice ha approfittato dell’udienza che ha concesso questo lunedì ai suoi collaboratori della Curia Romana per ripercorrere alcuni dei grandi avvenimenti del suo ministero e della vita della Chiesa negli ultimi dodici mesi.
Il continente africano ha occupato il passo più lungo dell’atteso discorso, iniziando dal viaggio in Camerun e all’Angola che ha svolto dal 17 al 23 marzo, sottolineando innanzitutto la “gioia festosa e l’affetto cordiale” con cui è stato ricevuto.
Il Papa ha confessato di essere ancora oggi colpito dalle celebrazioni liturgiche che ha vissuto in Africa, “vere feste della fede”.
In particolare, ha menzionato due elementi che gli sono sembrati “particolarmente importanti”.
“C’era innanzitutto una grande gioia condivisa, che si esprimeva anche mediante il corpo, ma in maniera disciplinata ed orientata dalla presenza del Dio vivente”, ha ricordato. L’altro elemento era invece “il senso della sacralità, del mistero presente del Dio vivente” che “plasmava, per così dire, ogni singolo gesto”.
Parlando poi del Sinodo dei Vescovi dell’Africa, che si è celebrato dal 4 al 25 ottobre in Vaticano, avvenimento in cui “è emersa ancora più fortemente l’importanza della collegialità – dell’unità dei Vescovi, che ricevono il loro ministero proprio per il fatto che entrano nella comunità dei Successori degli Apostoli: ognuno è Vescovo, Successore degli Apostoli, solo in quanto partecipe della comunità di coloro nei quali continua il Collegium Apostolorum nell’unità con Pietro e col suo Successore”.
Per quanto riguarda il tema del Sinodo, “La Chiesa in Africa a servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”, il Pontefice ha riflettuto soprattutto sulla parola “riconciliazione”.
“Uno sguardo sulle sofferenze e pene della storia recente dell’Africa, ma anche in molte altre parti della terra, mostra che contrasti non risolti e profondamente radicati possono portare, in certe situazioni, ad esplosioni di violenza in cui ogni senso di umanità sembra smarrito”, ha sottolineato.
“Riconciliazione è un concetto pre-politico e una realtà pre-politica, che proprio per questo è della massima importanza per il compito della stessa politica. Se non si crea nei cuori la forza della riconciliazione, manca all’impegno politico per la pace il presupposto interiore”.
“Nel Sinodo i Pastori della Chiesa si sono impegnati per quella purificazione interiore dell’uomo che costituisce l’essenziale condizione preliminare per l’edificazione della giustizia e della pace. Ma tale purificazione e maturazione interiore verso una vera umanità non possono esistere senza Dio”, ha concluso evocando l’assise dei Vescovi africani.