GRANADA, lunedì, 21 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Fra' Leopoldo de Alpandeire, l'umile elemosiniere delle tre Ave Marie, sarà beatificato a Granada il 12 settembre 2010, ha reso noto durante una conferenza stampa l'Arcivescovo della Diocesi andalusa, monsignor Javier Martínez.
Papa Benedetto XVI ha autorizzato questo sabato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgare il decreto di riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione.
L'Arcivescovado di Granada sta cercando un luogo ampio per la celebrazione, visto che si attende la partecipazione di un numero di pellegrini compreso tra i 300.000 e un milione.
Il cappuccino era molto stimato già in vita per il suo contatto con la gente nelle strade visto che era elemosiniere, e continua a suscitare ancora oggi una grande devozione popolare.
Alla cerimonia di beatificazione si attende la presenza dell'Arcivescovo di Boston, il Cardinale Sean Patrick O'Malley, dell'Ordine cappuccino, e del prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, l'Arcivescovo Angelo Amato, così come di numerosi Vescovi spagnoli.
La notte precedente, la Cattedrale di Granada accoglierà una veglia, e il giorno dopo si celebrerà un'Eucaristia di azione di grazie.
L'Arcivescovado presenterà una biografia del nuovo beato e monsignor Martínez scriverà una lettera pastorale sulla figura dell'umile frate.
“La vita umana merita di essere vissuta, non in funzione dell'interesse, che distrugge, ma quando è piena d'amore, perché costruisce relazioni umane autentiche”, ha affermato l'Arcivescovo di Granada nella conferenza stampa.
“E' ciò che conta nella figura di fra' Leopoldo – ha aggiunto –. I santi servono a insegnarci a vivere”.
Il presule ha indicato che “la Chiesa propone i santi alla Chiesa stessa e al mondo come modelli di vita, non come stelle del cinema da applaudire”.
“Ci mostrano una via di fedeltà al Vangelo, a volte nei loro scritti e altre volte in modo straordinariamente semplice nella loro vita, ma sempre per indicare che il cammino della vita è grande quando è piena d'amore e quando si dona”.
Fra' Leopoldo, che prima di vestire l'abito cappuccino si chiamava Francisco Tomás Márquez Sánchez, nacque nella località di Alpandeire il 24 giugno 1864. Crebbe in una famiglia di cristiani agricoltori e trascorse 35 anni tra lavoro dei campi, vita familiare e di pietà e preghiera.
Fin da piccolo aiutava i poveri. Condivideva la sua merenda con altri pastorelli più poveri di lui, dava le sue scarpe ai bisognosi o consegnava il denaro guadagnato nella vendemmia di Jerez ai poveri che incontrava sulla via del ritorno al suo paese. “Dio dà per tutti”, disse anni dopo.
Dopo aver sentito predicare due cappuccini nella località di Ronda, vicino a casa sua, in occasione delle feste del 1894 per celebrare la beatificazione del cappuccino Diego José de Cádiz, il giovane Francisco Tomás rispose alla chiamata a diventare cappuccino.
Comunicò il suo desiderio a quegli stessi predicatori, ma dovette aspettare alcuni anni per certe negligenze e dimenticanze nell'iter di ammissione.
Il 16 novembre 1899 vestì l'abito nel Convento di Siviglia. Il suo nuovo nome, scelto dal suo maestro dei novizi, non gli piacque perché non era comune tra i membri dell'Ordine, ma rappresentò un'opportunità per seguire Cristo sulla via della croce.
Il 16 novembre 1900 fece la sua prima professione e da allora visse brevi stagioni, come contadino, nei conventi di Siviglia, Antequera e Granada.
Il 23 novembre 1903 emise i primi voti perpetui a Granada, e il 21 febbraio 1914 si insediò definitivamente nel convento di Granada.
Lavorò prima nell'orto, poi come sagrestano ed elemosiniere, compiti che gli permisero di unire la dimensione contemplativa alla vita attiva andando e venendo per le vie e avendo grandi contatti con la gente.
Era sempre più conosciuto dal popolo, visto il suo lavoro di andare a trovare e ripartire l'elemosina ai poveri che mendicavano al convento.
In occasione delle nozze d'oro della sua vita religiosa, sapendo che l'evento era arrivato alla stampa, confessò a un compagno: “Che noia, fratello! Siamo diventati religiosi per servire Dio nell'oscurità e ci mettono sul giornale!”.
Nelle vie di Granada si fermava con i bambini per spiegare loro il catechismo, e con i più grandi per parlare delle loro preoccupazioni.
Fra' Leopoldo aveva trovato un modo di diffondere su tutti la bontà divina: recitava tre Ave Marie per unire l'umano con il divino e la gente si allontanava da lui trasformata, con la tranquillità di sapere che Dio aveva preso nota delle loro preoccupazioni.
Ebbe alcuni problemi di salute che si sforzava di nascondere e dissimulare, soprattutto un'ernia e geloni ai piedi che sanguinavano abbondantemente.
A 89 anni cadde e tornò al convento per non uscire più e dedicarsi totalmente a Dio fino alla morte, avvenuta il 9 febbraio 1956.
Lo spiega il vicepostulatore della sua causa, il cappuccino Alfonso Ramírez Peralbo, in una pagina web sul frate che invita a visitare virtualmente il luogo di pellegrinaggio che è diventata la tomba di fra' Leopoldo.
La notizia della sua morte commosse tutta la città di Granada. Una folla immensa accorse al convento dei cappuccini per dargli l'estremo saluto.