Benedetto XVI: Dio guida chi a Lui si affida

Nella Messa per per i 90 anni del Cardinale Tomáš Špidlík

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ROMA, giovedì, 17 dicembre 2009 (ZENIT.org).- La lunga vita e il cammino di fede del Cardinale Tomáš Špidlík “testimoniano come sia Dio a guidare chi a Lui si affida”. Lo ha detto Benedetto XVI nel celebrare questo giovedì mattina, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico Vaticano, la Messa per i 90 anni del porporato moravo.

Nella sua omelia il Papa ha ricordato l’itinerario di pensiero del Cardinale Špidlik, teologo gesuita, nato il 17 dicembre 1919 a Boskovice, nella diocesi di Brno, in Moravia – allora Cecoslovacchia, oggi Repubblica Ceca – e celebre per i suoi numerosi studi sulla spiritualità delle Chiese d’Oriente.

Il porporato che per 38 anni è stato direttore spirituale del Pontificio Collegio Nepomuceno e che nel 1995 ha predicato gli esercizi spirituali per il Papa e la Curia Romana, dal 1991 vive e lavora al Centro Aletti, dove si studia la tradizione dell’Oriente cristiano nella sua relazione con il mondo contemporaneo.

Nell’omelia il Pontefice ha sottolineato l’impegno del Cardinale gesuita nel comunicare “con ardore e profonda convinzione che il centro di tutta la Rivelazione è un Dio Tripersonale e che, di conseguenza, l’uomo creato a sua immagine è essenzialmente un mistero di libertà e di amore, che si realizza nella comunione: il modo stesso di essere di Dio”.

“Questa comunione non esiste per se stessa, ma procede – come non si stanca di affermare l’Oriente cristiano – dalle Persone divine che liberamente si amano”.

“La libertà e l’amore, elementi costitutivi della persona, non sono afferrabili per mezzo delle categorie razionali – ha spiegato il Santo Padre –, per cui non si può comprendere la persona se non nel mistero di Cristo, vero Dio e vero uomo, e nella comunione con Lui, che diventa accoglienza della ‘divinoumanità’ anche nella nostra stessa esistenza”.

Il Pontefice ha quindi riflettuto sul Vangelo odierno che nel presentare la genealogia di Gesù, invece di ricordare accanto a Maria le grandi figure della storia d’Israele, fa riferimento a quattro donne pagane: “Racab, Rut, Betsabea, Tamar, che apparentemente ‘disturbano’ la purezza di una genealogia”.

“Ma in queste donne pagane, che appaiono in punti determinanti della storia della salvezza, traspare il mistero della chiesa dei pagani, l’universalità della salvezza – ha proseguito –. Sono donne pagane nelle quali appare il futuro, l’universalità della salvezza”.

“Sono anche donne peccatrici e così appare in loro anche il mistero della grazia: non sono le nostre opere che redimono il mondo, ma è il Signore che ci dà la vera vita. Sono donne peccatrici, sì, in cui appare la grandezza della grazia della quale noi tutti abbiamo bisogno”.

Il Papa ha poi richiamato il decimo anniversario della Cappella Redemptoris Mater, i cui mosaici “espressione di quella teologia a due polmoni dalla quale può attingere nuova vitalità la Chiesa del terzo millennio”, sono opera del padre gesuita Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro Aletti.

Sottolineando quindi il profondo legame tra teologia ed arte sempre al centro degli studi del Cardinale Špidlik, il Papa ha infine ricordato le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nell’inaugurare questa Cappella” “L’immagine della Redemptoris Mater, che campeggia nella parete centrale pone davanti ai nostri occhi il mistero dell’amore di Dio, che si è fatto uomo per dare a noi, esseri umani, la capacità di diventare figli di Dio… (E’ il) messaggio della salvezza e di gioia che Cristo, nato da Maria, ha portato all’umanità”.

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ZENIT Staff

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