ROMA, mercoledì, 9 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Nell’omelia che ha pronunciato questo martedì in occasione della Messa per la solennità dell’Immacolata Concezione, il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, ha citato l’accorato appello lanciato da Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi nel 1993: “Camorristi, convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”.
Il porporato ha presieduto la celebrazione nella chiesa del Gesù Nuovo ricordando che la cronaca di Napoli mostra spesso i “residui che la violenza e il malaffare, le ingiustizie e le prevaricazioni lasciano sul campo, sfigurando anche il volto di questa nostra amata città che ha, invece, bisogno di riaprire e rinverdire pagine di segno diverso: quelle, per esempio, di un storia di fronte alla quale, al pari della speranza, non esiste umiliazione tanto grande da poterla mutilare”.
La Chiesa, ha confessato, “si sente parte in causa, pienamente coinvolta nella ricerca dei modi in cui rendere più autentico e più incisivo il proprio messaggio di amore per il prossimo al quale l’ha iniziata il Salvatore Gesù Cristo”.
Connesso al comandamento dell’amore, ha spiegato, c’è sul piano civile “un valore di riferimento per il quale si può essere pienamente e autenticamente cittadini di una comunità matura e responsabile”: la moralità.
Quando questa manca o latita, si aggrava la situazione di “un tessuto sociale già lacerato e insidiato dalla malavita organizzata, vero cancro mortale della nostra società”.
Nella festa dell’Immacolata, “fortemente sentita e vissuta” dai napoletani, il Cardinale Sepe ha dichiarato di voler chiedere davanti alla Vergine “perdono per il male che ancora sporca di sangue le nostre strade, la nostra vita, la nostra anima”.
“Come possiamo chiedere la benedizione della Vergine per questa nostra amata terra, per i suoi figli, se non abbiamo il coraggio di lottare apertamente e quotidianamente contro la civiltà della morte, che qui da noi si chiama camorra?”, ha chiesto.
“Come possiamo chiedere l’intercessione dell’Immacolata in questo momento di crisi per le famiglie in difficoltà, per i giovani che non trovano lavoro, per i disoccupati di sempre, per i senza tetto, se non gridiamo forte la nostra indisponibilità contro un sistema malavitoso che ancora
blocca l’economia, che ancora propone modelli culturali ed educativi aberranti che s’insinuano nella vita di tutti?”.
Questa situazione, ha infatti ricordato il porporato, coinvolge ogni persona, “perché la cultura della morte trova spazio nel vuoto o nel compromesso di alcuni, nell’omertà di altri, nell’indifferenza di molti, nella disperazione di quanti, abbandonati a se stessi, si affidano a chiunque offra lavoro e sostentamento, anche a costo della vita degli altri”.
“Siamo tutti responsabili se non abbiamo la forza di dire ‘No’ a tutto ciò che impedisce alla nostra terra di espandersi, di diventare davvero capitale del Mediterraneo; se non abbiamo la forza di gridare ‘No’ a chi ci ruba la speranza, a chi toglie, soprattutto ai giovani, la fiducia nel futuro”.
Secondo il Cardinale, “non basta prendere coscienza del fenomeno camorra”, ma “è necessario dire un ‘No’ deciso a tutto ciò che alimenta la camorra e emargina i più deboli, un ‘No’ quotidiano alle tante malsane abitudini che stanno uccidendo la nostra terra”.
“Siamo tutti responsabili ogni volta che cerchiamo una scorciatoia per ottenere un nostro diritto, scavalcando i diritti degli altri, ogni volta che non rispettiamo le regole; quando paghiamo il ‘pizzo’; ogni volta che il nostro particolare interesse o la nostra paura diventa più importante del bene comune. Siamo tutti responsabili quando non facciamo nulla per depurare l’ambiente dai nostri rifiuti, per difendere i bambini, per combattere l’evasione scolastica, per garantire agli anziani, agli ammalati, ai disabili la dovuta attenzione”.
“Napoli può e deve risorgere – ha affermato il Cardinale -. Napoli può e deve ritrovare la propria speranza. Napoli può e deve sentirsi amata. Perché non è la città dell’onore perduto: Napoli può e deve diventare la città del coraggio ritrovato”.
In questo periodo di preparazione al Natale, il Cardinale Sepe ha esortato a sviluppare la “capacità di farci prossimo, di entrare cioè nella vita delle persone dalla parte di Cristo, sapendo che nel Suo nome tutto diventa possibile”.
“Conoscere Cristo, annunciarlo e consumarci per Lui è il modo più vero e più intenso per servire l’uomo e porsi al suo fianco, accompagnarlo in ogni passo della vita, fargli sentire il respiro di una speranza di fronte alla quale nessuna difficoltà è mai tanto grande che non possa essere superata”, ha concluso.