Il Card. Bagnasco ai media italiani: serve “un'info-etica”

Intervenendo al Congresso dell’UCSI per i 50 anni della sua fondazione

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ROMA, venerdì, 4 dicembre 2009 (ZENIT.org).-“Quando la comunicazione perde gli ancoraggi etici e sfugge al controllo sociale, finisce per non tenere più in conto la centralità e la dignità inviolabile dell’uomo”. E’ quanto ha scritto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il Cardinale Angelo Bagnasco, in un messaggio letto questo venerdì mattina ai partecipanti al convegno dell’UCSI (Unione stampa cattolica italiana), svoltosi a Roma, alla Camera dei Deputati.

Nel testo il porporato ha parlato del rischio “di condizionare in definitiva la libertà e la vita stessa delle persone” ed ha sottolineato che “il nostro Paese di fronte alle grandi questioni che lo interrogano ha bisogno di un linguaggio serio e sereno, di cultura del rispetto, di passione per il bene comune”.

Per questo, richiamando quanto già detto in precedenza da Benedetto XVI, il Cardinal Bagnasco ha sottolineato la necessità di “un’infoetica” per la comunicazione ed ha invitato a non trascurare la “formazione delle nuove generazioni”.

A questo proposito, ha poi aggiunto: “Anche nella realtà dei media si avverte l’importanza e l’urgenza di padri e maestri che con la loro testimonianza professionale, umana e cristiana, sappiano indicare ai giovani la strada del servizio alla verità in alternativa a quella del protagonismo”.

Nell’omelia pronunciata questo venerdì mattina durante la Messa di apertura del Convegno dell’UCSI, mons. Domenico Pompili, portavoce della Conferenza Episcopale Italiana, ha espresso l’auspicio che “nel mondo dell’informazione ci siano sempre meno brontoloni e sempre più informatori”.

“Dobbiamo riconoscere – ha osservato – che talvolta anche nel mondo dell’informazione abbondano le analisi preoccupate ma non si riesce a far emergere oltre la diagnosi una possibile svolta. Manca lo sguardo che vada oltre la cronaca per lo più triste dei nostri giorni”.

Da qui l’invito a superare questo senso di “rassegnazione o fatalismo” per spingersi “oltre la cortina fumogena del già noto, del già visto, del già detto”.

Proprio per rispondere all’urgenza di migliorare la formazione professionale, con particolare attenzione agli aspetti deontologici ed etici, quest’oggi è stato presentato il “Manifesto per un’etica dell’informazione”.

Nel documento si chiarisce che l’informazione non deve scadere nella spettacolarizzazione e che “il compito di una corretta informazione non può essere quello dell’intrattenimento”.

Per questo si avverte che il “compito del giornalista resta l’approssimazione massima alla verità” , e che, pur salvaguardando “la necessità d’interpretare”, non si può “rinunciare all’onestà intellettuale”.

“Al giornalista – si legge nel Manifesto – non bastano solo preparazione e onestà. Oggi ci vuole qualcosa di più. E questo qualcosa di più, questo valore aggiunto, è l’aspetto etico”.

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ZENIT Staff

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