ROMA, giovedì, 3 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Lavorare per far sì che “ogni comunità abbia un luogo di culto, una chiesa o una struttura in cui ritrovarsi per il Natale” è una delle priorità sottolineate da monsignor Giuseppe Molinari, Arcivescovo de L’Aquila, durante questo periodo d’Avvento.
A otto mesi dal terremoto che il 6 aprile ha devastato il capoluogo abruzzese e numerosi paesi limitrofi, il presule ha parlato al Sir delle necessità più urgenti per la popolazione e l’Arcidiocesi, ricordando che un buon numero di strutture verrà reso agibile per le festività.
“Come sempre, cerchiamo di vivere questo tempo dell’anno liturgico come un tempo di speranza per le nostre comunità”, ha spiegato, ricordando che si tratta di un periodo speciale “anche perché coinciderà con l’arrivo nella nostra Arcidiocesi del Vescovo ausiliare, mons. Giovanni D’Ercole, che verrà ordinato il 12 dicembre nella Basilica di San Pietro”.
Nonostante la “molte difficoltà” che vive la popolazione, alcune delle quali, come la mancanza di lavoro, “erano presenti anche prima del terremoto ma sono state aggravate”, monsignor Molinari vede anche “segnali di speranza, come la ripresa di qualche attività e la riapertura di tutte le scuole”.
Il fatto di non poter celebrare il Natale in Cattedrale “è senz’altro un dispiacere che ci ricorda come la situazione a L’Aquila sia cambiata in modo drammatico e improvviso”, riconosce.
“Celebrando il Natale, una delle feste più belle della nostra fede, non dobbiamo però dimenticarci, come ho già detto, che questa è la festa della speranza”, ha sottolineato.
Il presule si è quindi detto “sicurissimo” che il terremoto sia stato per molti “l’occasione di riscoprire la propria fede”.
“Oggi non comprendiamo ancora fino in fondo quali saranno le conseguenze del sisma, ma ci sono alcuni aspetti commoventi come la solidarietà e la riscoperta di legami profondi tra singoli, nella comunità, con gli altri”.
In questo contesto, si sta cercando di riorganizzarsi perché le parrocchie del centro storico non esistono più, così come sono sorti “nuovi agglomerati, veri e propri quartieri”.
“Ci stiamo attrezzando per vedere come adattarci a questa realtà che cambia”, ha ammesso l’Arcivescovo, sperando che non ci si dimentichi della tragedia abruzzese ora che iniziano ad abbassarsi i riflettori.
<p>“Spero che non solo lo Stato ma anche le varie comunità, gli organismi e i tanti volontari arrivati fino ad oggi continuino ad aiutarci – ha confessato –. Perché chi è stato qui sa che la tragedia non finisce il 31 dicembre”.