CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 3 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Con l’aiuto di Dio e la fiducia riposta fermamente in Lui, anche la malattia può diventare una “scuola di speranza”, afferma Benedetto XVI nel Messaggio per la XVIII Giornata Mondiale del Malato, che si celebrerà l’11 febbraio prossimo.
Nel testo, il Papa esorta a seguire l’esempio di Cristo, che nell’Ultima Cena “si è chinato a lavare i piedi agli Apostoli, anticipando il supremo atto di amore della Croce”.
Gesù, spiega, “ci esorta a chinarci sulle ferite del corpo e dello spirito di tanti nostri fratelli e sorelle che incontriamo sulle strade del mondo”, come fece il buon Samaritano, che ogni cristiano è chiamato ad imitare.
“Ci aiuta a comprendere che, con la grazia di Dio accolta e vissuta nella vita di ogni giorno, l’esperienza della malattia e della sofferenza può diventare scuola di speranza”, aggiunge.
In questo contesto, richiama la sua Enciclica Spe salvi, in cui ha scritto che “non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore” (n. 37).
La prossima Giornata Mondiale del Malato si celebrerà come ogni anno nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, e in questa occasione coinciderà con il 25° anniversario dell’istituzione del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari.
Con questa Giornata, ha ricordato il Pontefice, la Chiesa vuole “sensibilizzare capillarmente la comunità ecclesiale circa l’importanza del servizio pastorale nel vasto mondo della salute, servizio che fa parte integrante della sua missione, poiché si inscrive nel solco della stessa missione salvifica di Cristo”.
Alla luce di ciò, le “molteplici forme e strutture sanitarie anche di carattere istituzionale” messe in atto dalla comunità ecclesiale rappresentano un “prezioso patrimonio” importante soprattutto “nell’attuale momento storico-culturale”, in cui si avverte particolarmente “l’esigenza di una presenza ecclesiale attenta e capillare accanto ai malati, come pure di una presenza nella società capace di trasmettere in maniera efficace i valori evangelici a tutela della vita umana in tutte le fasi, dal suo concepimento alla sua fine naturale”.
Ringraziando “di cuore” tutti coloro che si prendono cura dei malati e dei sofferenti, il Papa confessa che in quest’Anno Sacerdotale il suo pensiero si dirige particolarmente ai presbiteri, “segno e strumento della compassione di Cristo, che deve giungere ad ogni uomo segnato dalla sofferenza”.
Per questo, chiede ai sacerdoti di non risparmiarsi nel dare ai malati “cura e conforto”, sottolineando che “il tempo trascorso accanto a chi è nella prova si rivela fecondo di grazia per tutte le altre dimensioni della pastorale”.
Il Pontefice conclude quindi il suo Messaggio rivolgendosi ai malati, ai quali chiede di “pregare e di offrire le vostre sofferenze per i sacerdoti, perché possano mantenersi fedeli alla loro vocazione e il loro ministero sia ricco di frutti spirituali, a beneficio di tutta la Chiesa”.