Tra le religioni, più che lanciare anatemi serve una conoscenza profonda

Religions for Peace commenta il divieto di costruire minareti in Svizzera

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ROMA, mercoledì, 2 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Per favorire la coesistenza pacifica tra le religioni, è necessaria un’approfondita conoscenza reciproca, dichiara il movimento multireligioso internazionale Religions for Peace all’indomani del referendum che in Svizzera ha stabilito il divieto di costruire minareti.

Quello del voto è stato “un giorno triste per l’Europa”, scrive l’associazione in un comunicato citando il Vescovo Gunnar Stålsett, moderatore del Consiglio Europeo dei Leader Religiosi (ECRL).

“Sono rimasto scioccato dal risultato del referendum”, ha dichiarato il presule, che ha vissuto per dieci anni in Svizzera e ha potuto “apprezzare l’apertura e la tolleranza del popolo svizzero”.

Il risultato della consultazione, ha aggiunto, “è non solo un danno deplorevole alla reputazione del popolo della Svizzera, ma anche una grande battuta d’arresto alla costruzione di un’Europa caratterizzata da integrazione e tolleranza”.

Religions for Peace dice che si riteneva la Svizzera “immune da certe ‘resistenze’, in forza della sua lunga tradizione di accoglienza di profughi politici e religiosi della più varia provenienza”, ricordando ad ogni modo che “il popolo svizzero ha contribuito in larga misura alla crescita della cultura dei diritti umani”.

“Ma, in effetti, altro è accogliere con spirito ospitale gli stranieri nelle loro differenti identità, altro è considerarli, in prospettiva, non più stranieri, ma parte integrante del presente e del futuro nazionale”, riconosce.

“Questo voto referendario dovrebbe essere rispettato ed ‘ascoltato’ soprattutto da parte di chi lo trova più spiacevole ed inquietante e però, nello stesso tempo, sente maggiormente, rispetto ad altri, la responsabilità di promuovere una coesistenza positiva nel pluralismo, la cui realizzazione non può essere considerata un ‘parto’ così facile”, spiega.

“Allora, piuttosto che lanciare anatemi, dovremmo intensificare il nostro impegno per avere ‘luoghi’ ed occasioni per l’incontro, l’ascolto attento, la conoscenza reciproca non superficiale”, dichiara l’organizzazione.

“E’ questa una responsabilità concreta verso chi si sente minacciato, verso chi è percepito, ingiustamente riteniamo, come una minaccia, verso noi tutti che aspiriamo ad una ‘città’ più vivibile, meno inquinata dai frutti amari delle paure reciproche”, conclude.

Per ulteriori informazioni: www.religioniperlapaceitalia.org

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ZENIT Staff

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