Attività, preghiera e riflessione delle religiose nel monastero vaticano

Le suore Visitandine sono entrate nel Mater Ecclesiae

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 2 dicembre 2009 (ZENIT.org).- Con una giornata che inizia alle 5.20 del mattino e termina alle 21.30, sette suore della Visitazione sono entrate nel monastero Mater Ecclesiae, all’interno delle mura vaticane.

Il convento è nato nel 1994 come iniziativa di Papa Giovanni Paolo II per creare una comunità di religiose contemplative che accompagnassero con la preghiera l’attività del Pontefice e dei suoi collaboratori della Curia Romana.

Il convento è occupato ogni cinque anni da una comunità diversa. Ha visto passare Carmelitane, Benedettine e Clarisse.

“Abbiamo accolto questo incarico come un dono singolare del Signore”, ha affermato la superiora delle Visitandine María Begoña Sancho Herreros in un’intervista rilasciata a “L’Osservatore Romano”.

“Siamo consapevoli di non essere preparate per un’esperienza tanto speciale. Trattandosi poi di un dono di Dio, chiederemo a Lui stesso di sostenerci”, ha aggiunto.

“Il tutto unito al sacrificio di Cristo offerto per la Chiesa e per il Pontefice”, ha indicato, sostenendo che si occuperanno anche “di alcuni lavori per la persona del Papa, come la cura degli abiti”.

Un giorno al Mater Ecclesiae

Le suore dedicano gran parte della giornata alla preghiera: Liturgia delle Ore (lodi, ora terza, ora sesta, vespri, ora nona e compieta), Messa, adorazione del Santissimo e Rosario in comunità, lettura spirituale e meditazione di alcuni temi.

Hanno anche momenti detti “di obbedienza”, per le eventuali comunicazioni alla comunità da parte della superiora. Dedicano inoltre alcune ore a vari lavori in base alle proprie responsabilità.

Ci sono poi momenti di riposo dopo il pranzo e la cena. Le suore compiono quotidianamente l’esame di coscienza.

Suor María ha dichiarato che sia lei che la sua comunità scoprono una missione specifica nel contesto dell’Anno Sacerdotale: “Accoglierli (i sacerdoti) quando vengono a chiederci preghiere o a raccontarci le loro difficoltà”.

Ogni giorno, assicura, si recita una preghiera speciale per loro: “per quelli santi, per quelli meno ferventi, per quanti soffrono o sono tentati, per quelli che ci aiutano con la loro vita esemplare, amministrandoci i sacramenti”.

Ispirate da San Francesco di Sales

Le suore della Visitazione cercano così di essere fedeli al carisma del loro fondatore, San Francesco di Sales (1567 – 1622), che voleva “che si supplisse alle penitenze esteriori con la rinuncia interiore”.

Il santo, ha ricordato la superiora, diceva nei suoi scritti che “la congregazione non pretende altro che formare anime umili” e che “la caratteristica delle figlie della visitazione è di vedere in tutto la volontà di Dio e di seguirla”.

Allo stesso modo, si è riferita alla cofondatrice, Santa Giovanna Chantal (1572 – 1641), un modello per le varie vocazioni perché “ha vissuto in prima persona diverse esperienze: nubile, coniugata, vedova, religiosa e infine fondatrice”.

Le suore Visitandine hanno anche una forte devozione al Sacro Cuore di Gesù, promosso soprattutto da Santa Margherita Maria Alacoque (1647 – 1690), che è stata membro della Congregazione.

“A noi figlie della Visitazione è stata concessa la grazia di onorare la vita nascosta del cuore di Gesù e, poiché Egli si è rivelato a noi, vuole che noi lo manifestiamo e lo offriamo agli altri”, diceva la santa.

La superiora del Mater Ecclesiae, che ha svolto questo incarico nel monastero di Burgos, in Spagna, è religiosa da 30 anni. Nell’intervista ha lasciato anche spazio ad alcune confessioni: “Mi conforta sapere che le mie preghiere e i miei sacrifici recano beneficio alla Chiesa e al mondo, che Dio si serve di essi per avvicinare gli uomini al suo cuore”.

Ricordando la storia della sua vocazione ha esclamato: “Di quante grazie mi sarei privata se avessi detto no a Dio!”.

Quando al suo amore per Maria, è per lei indispensabile per la sua missione: “Molti anni fa ho fatto un patto con lei, offrendole tutto ciò che avevo affinché lo presentasse al Signore e gli chiedesse ciò di cui sa che ho bisogno”.

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ZENIT Staff

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