di Nieves San Martín
BRUXELLES, martedì, 1° dicembre 2009 (ZENIT.org).- Questo martedì, 1° dicembre, segna l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona. Oltre alla riforma delle istituzioni dell’Unione Europea, il Trattato introduce un articolo di grande importanza che regola il dialogo con le Chiese. I Vescovi europei hanno segnalato i temi che li preoccupano e presenteranno alle autorità europee proposte concrete su questo dialogo.
In base all’articolo 17 del Trattato, l’Unione Europea riconosce l’identità e il contributo specifico delle Chiese e su questa base porta avanti con loro un dialogo “aperto, trasparente e regolare”.
In virtù di questa disposizione, spiega un comunicato della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), “le Chiese e le comunità religiose potranno rafforzare il proprio dialogo con la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europei e contribuire in modo più efficace alla riflessione politica europea”.
“Ispirate dalla Dottrina Sociale della Chiesa e rafforzate dalla loro esperienza sul terreno, le Chiese potranno realizzare un dialogo critico e costruttivo con quanti prendono le decisioni sulle politiche elaborate dall’UE”.
I Vescovi europei sostengono che oggi, “alla vigilia di un nuovo decennio, le stesse sfide urgenti che preoccupano l’UE e le Chiese sono queste: la promozione della dignità di ogni essere umano, la solidarietà con i più deboli nelle nostre società, l’economia al servizio della persona umana, la solidarietà intergenerazionale e con i Paesi in via di sviluppo, i cambiamenti climatici e la preservazione del creato, l’accoglienza dei migranti e il dialogo interculturale”.
Le Chiese d’Europa “accolgono quindi con piacere il dialogo con l’Unione Europea come uno strumento che permetterà loro di accompagnare più efficacemente l’UE perché diventi una comunità di popoli e di valori, consapevole delle sue responsabilità, unita e accogliente”.
Negli ultimi anni esisteva già un dialogo tra le istituzioni europee e la COMECE e le sue controparti ecumeniche. Grazie a questo “dialogo di fatto”, afferma il comunicato, “la fiducia tra le istituzioni europee e le Chiese è aumentato”.
La COMECE “desidera che si possa intensificare e approfondire, secondo l’articolo 17”, e rivolge un appello alle Chiese e ai cristiani di tutta Europa ad “approfittare di questa opportunità di dialogo per contribuire con ingegno e umanità al progetto europeo”.
L’organismo, insieme alle sue controparti ecumeniche della Conferenza delle Chiese Europee (KEK), presenterà prossimamente proposte concrete alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio europei per “ancorare questo dialogo a una pratica istituzionale regolare”.