ROMA, domenica, 29 novembre 2009 (ZENIT.org).- A partire dal 18 gennaio fino al 6 febbraio del 2010 si svolgerà a Gerusalemme un corso per il rinnovamento spirituale dei sacerdoti per l’approfondimento della vocazione ricevuta.
Organizzato dal Pontifical Institute Notre Dame of Jerusalem Center e dall’Istituto Sacerdos di Roma con il patrocinio della Congregazione per il Clero il corso presenta una visione biblica, storica e soprattutto spirituale dei luoghi della Redenzione.
Nessun animo può rimanere indifferente nel ripercorrere i luoghi dove nacque, visse, camminò, predicò, insegnò, soffrì la Passione, morì e resuscitò, quell’uomo, Gesù Cristo, che diceva di essere il Figlio di Dio.
Tra le varie attività previste dal corso ci sono tre giorni di esercizi spirituali, conferenze di spiritualità sacerdotale, un seminario di aggiornamento biblico, intensi momenti liturgici, preghiera personale, adorazione eucaristica quotidiana, spazio per la convivenza sacerdotale e lo studio personale, incontri ecumenici interreligiosi e visite alle comunità cristiane locali.
A questo corso, giunto ormai alla decima edizione e che si ripeterà anche da lunedì 12 a sabato 31 luglio, hanno partecipato più di 370 sacerdoti provenienti da 35 paesi diversi.
Tra i relatori, anche personalità di rilievo come: Sua Beatitudine Fuad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme; mons. Antonio Franco, Nunzio apostolico di Gerusalemme; padre Artemio Vitores ofm, Vice custode della Terra Santa; padre Juan María Solana, L.C., Direttore del Pontificio Istituto Notre Dame of Jerusalem Center; il rabbino David Rosen, Direttore del Department for Interreligious Affairs e dell’Heilbrunn Institute for International Interreligious Understanding; l'iman Mustafa Abu Sway; e padre Eugenio Alliata ofm.
In occasione dell’Anno sacerdotale e per comprendere la natura, la finalità e i risultati del corso in questione ZENIT ha intervistato padre Gabriel González, Direttore dell’Istituto Sacerdos dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”.
Che significato ha per un sacerdote vivere un anno particolarmente dedicato alla sua vocazione?
Padre Gabriel: Tante cose. Direi che è un momento speciale per capire meglio la propria identità personale, la propria vocazione, per acquisire una maggiore autoconoscenza e per approfondire il dono e il mistero ricevuto con l’ordinazione. Si tratta di una riflessione importante, ed è un obiettivo che tutti noi, sacerdoti, dobbiamo raggiungere in questo anno dedicato al sacerdozio. Più il sacerdote ha coscienza della sua identità e più è cosciente della strada che è chiamato a percorrere, più sarà santo e migliore apostolo del regno di Cristo.
Come si fa ad indagare sul dono e sul mistero della vocazione?
Padre Gabriel: Prima di tutto si tratta di una riflessione teologica. Siamo Alter Christus. L’identità del sacerdote si spiega con la configurazione ontologica in Cristo quale Salvatore, operata dallo Spirito Santo attraverso il sacramento dell’ordine.
Ma, anche se è fondamentale, non basta la riflessione teologica. Bisogna anzitutto, rincontrarsi, rinnovare il proprio incontro personale con Cristo che ci ha chiamato e a cui siamo stati configurati. L’incontro personale con il Signore è l’unica fonte di vero rinnovamento sacerdotale.
L’Istituto Sacerdos ha organizzato qualcosa di particolare per questo Anno sacerdotale?
Padre Gabriel: Soprattutto promuove e sostiene le iniziative intraprese dalle diverse diocesi, ed in particolare l’Incontro di Chiusura dell’Anno Sacerdotale organizzato dalla Congregazione del Clero con l’aiuto dell’Opera Romana Pellegrinaggi.
Come preparazione a queste giornate di incontro fra di noi, con i nostri pastori e con il Santo Padre, l’Istituto organizza alcuni pellegrinaggi in Francia, Italia e Terra Santa nei primi giorni di giugno.
Tutti questi pellegrinaggi si concluderanno l’otto giugno, giorno in cui si svolgerà, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum un convegno di spiritualità e pastorale sul sacerdozio con la presenza di vescovi e cardinali che si caratterizzano per la loro attenzione a noi sacerdoti.
L’istituto inoltre orienta tutte le sue attività ordinarie al rinnovamento spirituale del sacerdote, in modo particolare in questo anno. Un’attenzione speciale merita il periodo di rinnovamento sacerdotale che si svolge in Terra Santa, già da 4 anni, ogni 6 mesi.
In cosa consiste questo periodo di rinnovamento?
Padre Gabriel: È un periodo straordinario di 18 giorni durante i quali il sacerdote si incontra con se stesso e con Cristo nella Terra Santa. Di solito andiamo in Terra Santa con i fedeli e la nostra attenzione si focalizza al loro bene spirituale; in questo corso guardiamo di più al nostro bene spirituale.
È un incontro spirituale, ma anche ecclesiale, culturale, interreligioso, storico, biblico, fraterno. Veramente singolare grazie all’unicità di quella Terra. Cristo è venuto a redimere tutto, e noi guardiamo tutto il mistero della Terra Santa con gli occhi di un sacerdote, continuatore della sua missione. Il programma è mirato a rendere possibile una tale esperienza.
Ci può dare qualche indicazione sul programma?
Padre Gabriel: Si tengono tre giorni di esercizi spirituali e, durante il corso, sono previsti momenti di adorazione eucaristica, liturgie delle ore in comunità, possibilità di rinnovare le promesse battesimali nel Giordano, le promesse sacerdotali nel cenacolo o al Getsemani, liturgia penitenziale, ecc.
In questa esperienza i sacerdoti operano una riflessione profonda dell’incontro con Gesù, e dopo questi diciotto giorni tornano con un programma di vita rinnovato, pieni di entusiasmo spirituale e pastorale.
Prima di entrare nella “vita di Gesù”, si dedica un giorno di studio all’ebraismo antico e moderno. Si visita il Tempio, il muro del pianto, si ha un incontro teologico-culturale con Rabbi David Rosen, direttore del Department for Interreligious Affairs e dell’Heilbrunn Institute for International Interreligious Understanding.
Poi si percorre cronologicamente la vita di Gesù a traverso la visita a tutti i luoghi santi, con tranquillità, avendo a disposizione del tempo per pregare e per condividere fraternamente esperienze e riflessioni.
Si arriva fino al triduo sacro vissuto proprio da giovedì a domenica in tutti i suoi dettagli. Il giovedì si mangia l’agnello pasquale come hanno fatto i discepoli, la messa vespertina si tiene nel cenacolino, per rivivere l’ultima cena. Quella sera, sul tardi, si celebra un’ora santa al Getsemani, in solitudine. È un’esperienza di struggente intensità.
È dunque un’intensa esperienza di preghiera...
Padre Gabriel: Sì, ma il rinnovamento avviene anche quando, per esempio, si sente raccontare dal Nunzio o dal nostro Patriarca Latino sulla situazione delle comunità cristiane di tutti i riti esistenti. O quando ci rechiamo dalle parrocchie di Gerusalemme, di Betlemme o di Ramalla per condividere l’Eucaristia. Sono momenti unici.
Si incontrano anche i musulmani?
Padre Gabriel: Abbiamo un incontro teologico, culturale e in qualche modo anche politico con diversi rappresentanti dell’Islam. È un incontro che ci arricchisce.
Il corso è tutto esperienziale o ci sono delle lezioni vere e proprie?
Padre Gabriel: Di solito abbiamo alcune sessioni di studio sulla geografia biblica. Si capisce molto meglio tutto quello che poi viene visitato. Vengono organizzati anche alcuni workshop su diversi temi pastorali come omil etica, pastorale vocazionale, alcuni temi di bioetica e di dottrina sociale. L’arricchimento avviene quando ogni sacerdote contribuisce con la sua esperienza personale, visto che proveniamo da tanti paesi diversi.
Si ricrea una grande fraternità?
Padre Gabriel: Sì, in un modo meraviglioso, per esempio, quando alla sera, dopo cena, si condividono le esperienze vocazionali e sacerdotali in modo spontaneo. Devo dire che è uno dei punti più belli e arricchenti del corso.
Vuole rivolgere un messaggio ai lettori di ZENIT?
Padre Gabriel: Vorrei chiedere a tutti i fedeli una preghiera per i sacerdoti che faranno questo corso di rinnovamento, in modo particolare questo anno.