Persiste il tentativo europeo di cacciare Cristo

Intervista a Rosa Alberoni, sociologa, giornalista e scrittrice

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di Włodzimierz Rędzioch

ROMA, mercoledì, 25 novembre 2009 (ZENIT.org).- Nell’intervista che segue, la professoressa Rosa Alberoni analizza e commenta la sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo in cui si intima di togliere tutti i crocifissi dalle aule scolastiche.

Qualche anno fa ha scritto un libro intitolato La cacciata di Cristo, che racconta la storia della lotta contro Cristo e la Sua Chiesa. Da due secoli vari filosofi, rivoluzionari, politici e dittatori, gente dell’ateismo militante tenta di eliminare Cristo dalla vita della gente. Mi sono ricordato del suo libro leggendo le notizie sulla decisione del Tribunale di Strasburgo: sembrava che la vita stessa scrivesse un altro capitolo de La cacciata di Cristo. Con quali sentimenti ha appreso lo scandaloso verdetto dei giudici europei di proibire l’esposizione dei crocifissi nelle scuole?

Rosa Alberoni: Con amarezza, perché non c’è peggiore dolore di quello di veder realizzare ciò che si è previsto. Nel mio libro ho analizzato un percorso storico, evidente a tutti, dell’inizio della cacciata di Cristo nella civiltà cristiana. Il percorso – quello più macroscopico, verificabile da chiunque rifletta usando il buon senso – comincia con i giacobini della rivoluzione francese, prosegue con i comunisti, con i nazisti e poi con gli atei militanti. Ma nonostante i mattatoi che hanno prodotto con la ghigliottina, i gulag e campi di sterminio, non si sono arresi. Anzi sono diventati via via sempre più attivi, e dei gruppi egemoni si sono impossessati dei mezzi di comunicazione. E dai quei luoghi strategici, in modo sistematico, hanno relativizzato tutto, facendo emergere in ciascuno di noi quell’insano desiderio di fare quel che più ci aggrada. E’ la mala pianta della dittatura del volere individuale seminata dagli atei militanti, e poi annaffiata, curata affinché crescesse rigogliosa. Essi si presentano sotto varie maschere per camuffarsi. Sono cioè coloro che parificano l’uomo all’animale, che esaltano l’onnipotenza della tecnica e la diversità. Sono coloro che attraverso il dominio dei media hanno per due secoli, in modo rigoroso e persistente, esaltato il mondo alla rovescia: l’eccezione innalzata come regola, una esigua minoranza che accusano la maggioranza che osa rifiutare le anomalie fisiche e la violazione della sacralità della vita. La accusano di oscurantismo, di razzismo. Le anomalie, come ad esempio l’orgoglio per la omosessualità, la sordità, la cecità e l’aborto fai da te, vengono affermati come diritti inalienabili dell’individuo. E’ la solita dittatura di pochi che stermina e schiaccia interi popoli, ieri con la ghigliottina, con i gulag, i campi di sterminio, oggi con il volere di uno essere umano qualsiasi a discapito del volere di milioni di persone. Uno viene turbato dalla visione del crocifisso in un’aula universitaria di centinaia di studenti e allora pretende che una legge faccia sparire l’oggetto del suo disagio dalla sua vista, ignorando il dolore lacerante della massa dei suoi compagni che si vedono privati di un simbolo di amore. La legge di Bruxelles legittima il volere di un tiranno in nome dei diritti dell’uomo, in nome della democrazia. E’ un paradosso grande quanto un grattacielo.

La decisione di far sparire i crocifissi dalle scuole è stata presa dalla Corte europea “dei diritti dell’uomo”. Nell’Europa di oggi crescere senza Dio, essere educati senza conoscere Cristo diventa uno dei “diritti dell’uomo”. Che razza di diritti sono questi?

Rosa Alberoni: Sono i diritti pretesi da pochi giacobini a danno di milioni di persone. L’essere umano è stato creato libero di agire, di credere o non credere, ma non di imporre agli altri le proprie idee. A maggior ragione quando i pretesi diritti calpestano i sentimenti di milioni di persone e vanno contro il senso comune. Ma dopo due secoli di esaltazione della parola “diritto” e la rimozione della parola “responsabilità”, che scorta qualsiasi libera decisione, anche chi dovrebbe ribellarsi con determinazione si sente inibito. Invece dovremmo riflettere su quando è gia avvenuto per non lasciare il campo libero e diventare schiavi delle leggi. Prima riflessione: in modo fraudolento gli atei militanti sono riusciti da tempo ormai a cancellare dai programmi scolastici l’insegnamento dei capisaldi dell’Antico Testamento, i patriarchi, i profeti, Mosè, ecc., e la parola di Cristo, dal suo avvento alla sua risurrezione. Paradosso dei paradossi hanno cancellato Cristo dalla civiltà che porta il suo nome. Occorre ricordarsi che siamo nel 2009 dell’era di Cristo. Occorre scoprire che gli ebrei e gli islamici datano il proprio calendario in modo diverso dal nostro. Una ragione ci dovrà pur essere. Seconda riflessione: tutti i dittatori hanno cercato di far ripartire il calendario da capo, perché essi sì che sono stati vigilanti e astuti! Perché essi hanno sempre saputo che per cancellare Cristo bisogna cancellare la civiltà cristiana, che viene ricordata dal calendario. L’hanno fatto i rivoluzionari francesi, Hitler, ecc. Per cacciare Cristo essi hanno sempre saputo che bisognava far tabula rasa per far ripartire il calendario da zero e dare e nominare in un altro modo la civiltà che dominavano. Presto, se i popoli europei non si ribellano, se non vigilano su ciascuna legge che viene loro proposta, verranno a sapere che per legge il calendario della civiltà cristiana dovrà partire dalla rivoluzione francese. Cioè dall’era che ha negato Cristo apertamente, sostituendolo con la razionalità intellettuale, con la fredda burocrazia.

Non c’è rischio che, dopo il totalitarismo giacobino, comunista, nazista e recentemente islamico, in Europa avremo un nuovo totalitarismo chiamato “eurocrazia”?

Rosa Alberoni: Il rischio c’è. L’eurocrazia rappresenta la parte militante dell’ateismo, e cercherà di imporre per legge tutto ciò che le pare, soprattutto quando i popoli sono alle prese con altri problemi, come adesso per la crisi economica. Affinché il disegno della burocrazia atea e militante non si dispieghi per legge, i popoli devono dire di no, devono rifiutare le leggi che quei pochi burocrati emanano. I popoli europei devono comprendere che le crisi economiche si superano, come abbiamo nel ventesimo secolo superato le catastrofi di due guerre mondiali supereremo anche questa crisi di origine finanziaria. I popoli devono comprendere che è più doloroso e lungo rimettere insieme i cocci della propria identità frantumata, rispetto ad un breve sacrificio collettivo per superare una crisi economica. E devono avvedersi dell’astuto lavoro che gli atei militanti sono usciti a fare confidando nella distrazione della gente che si prodiga per costruire. Gli atei militanti, proprio grazie alla distrazione della gente indaffarata a costruire, sono riusciti in modo subdulo a distruggere i Comandamenti, il sentire comune, i valori cardini della nostra civiltà. Oggi che siamo sull’orlo di un precipizio dei valori, i popoli hanno il dovere di soffermarsi e riflettere, hanno il dovere di rifiutare le leggi che annientano la propria identità, la propria civiltà.

Certi ambienti politici ed intellettuali combattono l’identità cristiana d’Europa sognando un’Europa multireligosa e multietnica. Cosa ne pensa?

Rosa Alberoni: Che rassomigliano ai traditori dell’antica Grecia all’epoca delle città stato. Un gruppetto di persone assetate di potere pur di imporre il proprio volere ogni tanto ordivano un complotto. Così uno dei congiurati, per esempio un ateniese andava a Sparta invitandola a far guerra ai propri concittadini, e i congiurati complici rimasti ad Atene di nascosto aprivamo le porte della propria città agli invasori. E’ così che è stata distrutta la civiltà greca: cioè si è auto-distrutta per causa di quei pochi rosi dall’invidia e
dalla sete di dominio.

Come mai la sinistra, i liberali e i radicali, che combattono più strenuamente la Chiesa cattolica e sono contro le radici cristiane del nostro continente, allo stesso tempo sono “timidi” ed arrendevoli con gli islamici che vivono in Europa?

Rosa Alberoni: Perché ritengono gli islamici degli alleati che possono rinforzare le esigue truppe che hanno a disposizione nell’Europa cristiana. Pur di abbattere il Cristianesimo sono disposti a tutto. E non sanno gli incoscienti che a perire, se dovessero riuscire nel loro intento funesto, andrebbero anche loro. Certo, sarebbero gli ultimi ad essere falciati via, dopo aver visto la propria gente schiava o massacrata. Confesso che l’espressione “radici cristiane” mi irrita molto, in quanto potrebbe risultare pericolosa nel tempo, perché potrebbero affermare: “La cultura laica è così forte che può fare benissimo a meno della radice religiosa del Cristianesimo”. Giovanni Paolo II la usò in senso tecnico, in senso hegeliano, quando il parlamento europeo stava scrivendo la Costituzione per l’Europa. Il filosofo tedesco, proprio per far fronte all’onda giacobina ed atea, nei primi decenni dell’ottocento ribadisce che qualsiasi Costituzione per essere accettata deve sorgere su due radici: la tradizione culturale e la religione di quel popolo in quel dato momento storico. Vale a dire, la Costituzione deve essere conforme al popolo che deve governare. Ora se tutta l’Europa è figlia della civiltà cristiana, i parlamentari europei se vogliono scrivere la nuova Costituzione, non possono ignorare la tradizione culturale e la religione cristiana che rappresentano il vero patrimonio dell’Europa. La civiltà cristiana non è fatta di radici, ma è un albero gigante sorto sulle radici culturali giudaico-greco-romana. E’ su queste radici culturali che si è radicato il messaggio rivoluzionario, la sconcertate e nuova visione del mondo apportata da Cristo, divenendo in duemila anni il grande albero della civiltà cristiana, che l’esiguo numero di atei militanti vogliono abbattere. E la stragrande maggioranza della gente, non rendendosi ancora conto di ciò che accade, in modo incauto e pigro continua a chiamare Occidente la propria civiltà. La indica con una zona geografica del pianeta non con il suo nome. Ciascuno si autodefinisce terra invece di cristiano. Si autodefinisce manciata di polvere invece di persona appartenente ad una civiltà. Dico incauto, perché se una civiltà non si nomina sparisce. La storia ci insegna che ciò che non si nomina non esiste, perché non è mai nato. Infatti, da sempre, quando nasce un essere umano e gli diamo un nome, inventiamo un nuovo oggetto e gli creiamo un nome adatto, scopriamo un nuovo territorio e gli diamo un nome. Dico pigro, perché il buon senso avrebbe dovuto dirci che dopo la scoperta dell’America, l’Impero d’occidente era tramontato definitivamente. Dire Impero d’oriente e Impero d’occidente non ha più senso, visto che proprio l’Europa ha scoperto altri continenti in altri emisferi – America e Australia – e vi ha portato la civiltà cristiana. L’Australia e l’America latina fanno addirittura parte dell’altro emisfero, non centrano proprio con la definizione “occidente”. Gli atei militanti hanno cominciato a definire la civiltà cristiana solo con il termine “occidente”, e tutti gli altri per pigrizia gli sono andati dietro.

Lei nel suo libro, La cacciata di Cristo, esorta i cristiani ad alzare la testa per difendere la propria identità. In questi giorni anche il card. Walter Kasper ha lanciato la stessa esortazione. Sembra che la gente comune questa volta abbia reagito. Come interpreta la rivolta popolare in Italia contro la legge che vorrebbe eliminare il crocifisso dai luoghi pubblici?

Rosa Alberoni: Una sana reazione. Però non basta, i leader culturali e politici devono evocare le ragione più vaste che rappresenta il crocifisso. Il crocifisso – come la stella di Davide per gli ebrei e la mezzaluna per i mussulmani – non è soltanto un simbolo religioso, ma rappresenta anche la nostra identità. Per questo il simbolo del crocifisso va difeso sia dai credenti che dai non credenti. Cancellato il crocifisso, non sapremmo più chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando. Non esisteremmo più come popoli, come civiltà. Gli ebrei, quando parlano di sé affermano con orgoglio: “Io appartengo alla civiltà ebraica”, così dicono pure gli islamici. Con il mio appello contenuto nel libro La cacciata di Cristo – “Cristiani, alzate la testa, difendiamo la nostra identità” – mi rivolgevo a tutti proprio per questo. Mi rivolgevo – e mi rivolgo – non solo ai cattolici, protestanti o ortodossi, quindi ai credenti, ma a tutti, credenti, dubbiosi ed atei, perché è in gioco la sopravvivenza della nostra civiltà. Ignorare questo pericolo è un atto masochistico. E’ desiderio inconscio di morte, di annientamento. Questo desiderio sorge dalla percezione della fatica che occorre fare per ribadire oggi chi siamo, per poter affermare anche noi con orgoglio: “Io appartengo alla civiltà cristiana”. Invece il canto delle Sirene che ci incita a lasciarci andare, a non vedere il pericolo – tanto continuano a dirci che una civiltà vale un’altra, una religione vale un’altra, un valore vale quanto un non-valore – è ammaliante, però mortale come l’Ulisse omerico aveva ben compreso.

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ZENIT Staff

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