CITTA' DEL VATICANO, domenica, 22 novembre 2009 (ZENIT.org).- Cristo è un Re che domina con l'amore, senza imporsi ma rispettando la libertà dell'uomo, ha spiegato Benedetto XVI nella solennità di Cristo Re, che la Chiesa ha celebrato questa domenica.

La regalità di Cristo non è quella dei grandi del mondo, ma è il potere di sconfiggere il male e la morte e di "accendere la speranza" anche nel cuore più indurito, ha aggiunto il Pontefice recitando a mezzogiorno la preghiera mariana dell'Angelus.

Nell'ultima domenica prima dell'inizio dell'Avvento, il tempo liturgico di preparazione al Natale, il Santo Padre ha spiegato ai fedeli riuniti in Piazza San Pietro in Vaticano che il potere di Cristo "non è quello dei re e dei grandi di questo mondo; è il potere divino di dare la vita eterna, di liberare dal male, di sconfiggere il dominio della morte".

"È il potere dell'Amore, che sa ricavare il bene dal male, intenerire un cuore indurito, portare pace nel conflitto più aspro, accendere la speranza nel buio più fitto. Questo Regno della Grazia non si impone mai, e rispetta sempre la nostra libertà", ha osservato.

Secondo il Pontefice, "il titolo di ‘re', riferito a Gesù, è molto importante nei Vangeli e permette di dare una lettura completa della sua figura e della sua missione di salvezza".

"Si può notare a questo proposito una progressione: si parte dall'espressione 're d'Israele' e si giunge a quella di re universale, Signore del cosmo e della storia, dunque molto al di là delle attese dello stesso popolo ebraico", ha segnalato.

Davanti alla grandezza di questa regalità - al paradosso del suo segno, la Croce -, ha proseguito Benedetto XVI, si rende allora "necessaria" ad ogni coscienza una "scelta": "Chi voglio seguire? Dio o il maligno? La verità o la menzogna?".

"Scegliere per Cristo non garantisce il successo secondo i criteri del mondo, ma assicura quella pace e quella gioia che solo Lui può dare", ha riconosciuto.

"Lo dimostra, in ogni epoca, l'esperienza di tanti uomini e donne che, in nome di Cristo, in nome della verità e della giustizia, hanno saputo opporsi alle lusinghe dei poteri terreni con le loro diverse maschere, sino a sigillare con il martirio questa loro fedeltà", ha concluso il Papa.