ROMA, giovedì, 19 novembre 2009 (ZENIT.org).- A Coccaglio, in provincia di Brescia, la giunta di centro-destra ha lanciato un’operazione, denominata “White Christmas”, per controllare a tappeto se nel territorio comunale risiedano clandestini o immigrati sprovvisti del permesso di soggiorno.
L’iniziativa, in linea con la nuova legge relativa al reato di immigrazione clandestina e finalizzata all’espulsione di tutti gli extracomunitari irregolari, ha suscitato grande scalpore.
L’ideatore dell’operazione “White Christmas”, l’Assessore leghista alla Sicurezza, Claudio Abiendi, in una intervista al “Giornale di Treviglio”, ha affermato inoltre che “il Natale non è la festa dell’accoglienza, ma della tradizione cristiana, della nostra identità”.
Nel commentare la notizia all’Adnkronos, don Giovanni Gritti, parroco della Chiesa Santa Maria Nascente, ha detto: “Sicuramente un nome inappropriato per un’operazione che nulla ha a che vedere con il Natale e con il suo spirito”.
“Abbiamo preso contatti con l’amministrazione – ha aggiunto don Gritti – per avere chiarimenti. Per quello che sappiamo dovrebbe trattarsi di un controllo di tipo statistico-anagrafico, escludendo così ogni intento razzista. L’Assessore alla Sicurezza probabilmente voleva riferirsi alla canzone natalizia, ma in ogni caso era una scelta che andava evitata”.
A Coccaglio, “non c’è vero razzismo anche se a volte si usano termini pesanti per definire alcune situazioni” ha sottolineato il parroco, ribadendo che “la legalità va fatta rispettare ma con buon senso, tenendo in considerazione ogni caso specifico, senza mai generalizzare”.
“La Chiesa e la nostra parrocchia – ha ricordato il sacerdote – in ogni caso sono un luogo di accoglienza dove tutti posso rivolgersi”.
Ai microfoni di “Radio Voce Brescia inBlu” il direttore dell’Ufficio diocesano pastorale dei migranti, padre Mario Toffari, ha detto che l’impressione che si ha è “che si spari sul mucchio e poi si faccia marcia indietro”.
In merito alla vicenda, il sacerdote ha aggiunto che “dobbiamo cercare noi cattolici di far capire ai nostri politici […] che non si può brandire il crocifisso, brandire il Natale per fare delle politiche anticristiane”.
“Non si deve votare secondo degli istinti – ha aggiunto –. Si deve cercare anche di votare per chi porta avanti dei programmi umani, perché altrimenti di fronte a queste cose noi avremo una società sempre conflittuale contro il Vangelo”.
Nell’editoriale, invece, del settimanale diocesano “la Voce del popolo”, uscito giovedì 19 novembre, padre Toffari ha scritto: “Il Natale che conosco è uno solo, quello descritto nel Vangelo di Luca: Gesù nasce a Betlemme, in una grotta, perché per lui non c’è posto nell’albergo”.
“Caro Assessore – ha detto rivolgendosi poi a Claudio Abiendi –, francamente il cristianesimo è un’altra cosa: emarginando il povero (e guarda caso sempre il più debole), emarginiamo lo stesso Cristo e la cosiddetta identità, sbandierata a sostegno di politiche non affatto cristiane, sa solo di strumentalizzazione oltre che di improprietà interpretativa del Vangelo”.
“Quanto poi al fatto che chi propone queste iniziative vanti spesso il suo cristianesimo in nome di frequentazione di scuole cattoliche o del fatto che era ‘presente a Brescia dal Papa’ domenica 8 novembre – ha osservato –, mi sembra doveroso ricordare quanto Benedetto XVI ha ribadito nel suo discorso al Convegno di Pastorale per i migranti il giorno seguente al suo viaggio a Brescia: ‘Fedele all’insegnamento di Gesù ogni comunità cristiana non può non nutrire rispetto e attenzione per tutti gli uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio e redenti dal sangue di Cristo, ancor più quando si trovano in difficoltà’”.
Dal canto loro, le Associazioni Cristiane dei Lavoratori Cristiani hanno denunciato questo “atteggiamento di opposizione pregiudiziale ad ogni misura elementare di integrazione nei confronti degli immigrati, con effetti di ricaduta pericolosi sul clima culturale e civile del Paese”.
“Se quanto riportato dalla stampa corrisponde a verità – ha affermato il Presidente delle Acli, Andrea Olivero – ci troviamo di fronte a un fatto gravissimo, che potrebbe configurarsi come istigazione all’odio razziale. Non è certo in discussione la legittimità delle verifiche sugli stati di residenza, ma l’iniziativa diventa discriminatoria se il controllo lo faccio a priori solo sui cittadini stranieri”.
“Ma è soprattutto il riferimento al ‘Bianco Natale’ – ha aggiunto – a suonare come demenziale oltre che blasfemo e inquietante. Non possiamo restare indifferenti rispetto a questo imbarbarimento culturale oltre che politico del nostro Paese”.
In un commento all’agenzia Sir, padre Gianromano Gnesotto, direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati della Fondazione Migrantes, ha detto: “Il fatto che la famiglia di Nazareth sia più simile agli immigrati che provengono dal Sud del Pianeta che a noi, dovrebbe portare ad un impegno richiamato anche dal Papa nella sua ultima enciclica ‘Caritas in Veritate’”.
Occorre, ha aggiunto, “impegnarsi per far crescere la comunione della famiglia umana e l’ethos della società”.
“Va ricordato – ha concluso padre Gnesotto – che è l’impegno per l’integrazione e la coesione sociale a garantire la sicurezza e non il contrario”.