di Carl Anderson*
ROMA, domenica, 15 novembre 2009 (ZENIT.org).- Con una maggioranza politica “abortion-friendly” a capo del Governo americano, una riforma sanitaria favorevole all’aborto sembrava un dato acquisito. Nessuno faceva affidamento sulla forza delle “minoranze creative”.
Nella sua recente visita nella Repubblica ceca, Benedetto XVI ha esortato la Chiesa ad agire come “minoranza creativa” nella sfera pubblica.
Nel suo più recente richiamo a questo concetto ha ribadito: “Direi che normalmente sono le minoranze creative che determinano il futuro, e in questo senso la Chiesa cattolica deve comprendersi come minoranza creativa che ha un’eredità di valori che non sono cose del passato, ma sono una realtà molto viva ed attuale. La Chiesa deve attualizzare, essere presente nel dibattito pubblico, nella nostra lotta per un concetto vero di libertà e di pace”.
Sabato 7 novembre, il mondo ha potuto vedere una minoranza creativa in azione. L’approvazione di un emendamento diretto a vietare il finanziamento pubblico dell’aborto, nell’ambito della riforma sul sistema sanitario, ha rappresentato un tale elemento creativo nel dibattito politico.
L’approvazione dell’emendamento Stupak – dal nome del proponente Bart Stupak, democratico, cattolico e membro dei Cavalieri di Colombo – dimostra quanto sia progredito il dibattito sull’aborto negli Stati Uniti.
Secondo un blog del New York Times, alcuni oppositori l’avevano definito come la più significativa restrizione all’aborto sin dall’emendamento Hyde. Questo emendamento – approvato nel 1976 – vieta l’uso dei fondi federali per finanziare aborti negli Stati Uniti. Anche questo emendamento prese il nome dal proponente, il deputato repubblicano Henry Hyde, anch’egli cattolico e membro dei Cavalieri di Colombo.
L’emendamento Stupak va quindi oltre, nel divieto al finanziamento pubblico dell’aborto.
Il sostegno dei vescovi
Il tentativo di escludere l’aborto dalle prestazioni del servizio sanitario pubblico è stato portato avanti dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, che ha esortato a sostenere l’emendamento Stupak anche nell’ambito delle funzioni religiose delle chiese in tutto il Paese, come un ineludibile argomento del dibattito sulla riforma.
Questa forte leadership nel sostenere una normativa che risponda a dei principi è stata ampiamente considerata nei mezzi di informazione come un elemento chiave nel dibattito sulla riforma sanitaria in relazione all’aborto.
Per anni, gli esperti hanno avvertito del possibile effetto contrario derivante da una forte leadership esercitata dai vescovi cattolici sul tema dell’aborto. Nulla di più lontano dalla verità. Come dimostra il voto della Camera dei rappresentanti sull’aborto, una forte leadership ha portato ad una grande vittoria.
Un cambiamento previsto
Chi segue da vicino il dibattito sull’aborto in questo Paese potrebbe essere meno sorpreso dall’esito relativo all’emendamento Stupak di alcuni nei media e nel Congresso.
D’altra parte, sondaggio dopo sondaggio, tra la scorsa primavera e l’estate, era emerso un significativo cambiamento nell’opinione della gente sull’aborto. I sondaggi di Gallup e Pew avevano mostrato nette maggioranze contrarie all’illimitata possibilità di abortire ereditata dalla sentenza Roe contro Wade. Era persino emersa, per la prima volta, una maggioranza pro-vita.
Tra questi sondaggi, quello più dettagliato, commissionato dai Cavalieri di Colombo, ha mostrato che l’86% degli americani è favorevole a restrizioni significative sull’aborto.
E secondo un sondaggio Rasmussen di settembre, solo il 13% degli americani vorrebbe che l’aborto fosse finanziabile dal servizio sanitario pubblico.
Il cambiamento era divenuto evidente. Il sondaggio ha rivelato che anni di instancabili interventi da parte dei vescovi e sforzi da parte dei cattolici e di altre persone impegnate per la vita, cominciavano a dare i primi risultati.
La discussione sulla riforma sanitaria aveva bisogno di prese di posizione morali. E gli americani hanno avuto proprio questo. Grazie alla forte voce dei vescovi americani e all’azione morale di persone come Bart Stupak e i 64 democratici che si sono uniti a lui rompendo la disciplina di partito, è stata ottenunta una chiara vittoria pro-vita.
Con la Presidenza ed entrambe le Camere del Congresso in mano ai democratici, un numero decisivo di loro ha voluto prendere una posizione in dissenso e rappresentare una “minoranza creativa” nell’ambito del proprio partito.
Il risultato è questo: ciò che i sondaggi avevano intravisto qualche mese fa, è stato dimostrato lo scorso 7 novembre. L’America sta diventando un Paese sempre più contrario all’impostazione sull’aborto ereditata dalla sentenza Roe contro Wade. Per costruire un futuro migliore è sufficiente che le minoranze creative agiscano moralmente in base ai propri convincimenti.
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*Carl Anderson è Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo.