India: nuova profanazione di una chiesa

L’Arcivescovo di Bangalore: “Sono profondamente ferito”

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BANGALORE, mercoledì, 11 novembre 2009 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo di Bangalore, monsignor Bernard Moras, ha denunciato la mancanza di risposte da parte del Governo in seguito a una nuova profanazione di una chiesa nello Stato indiano del Karnataka.

La chiesa cattolica di Sant’Antonio a Kavalbyrasandra, nei dintorni di Bangalore, è stata oggetto di atti di vandalismo e di profanazione sabato notte, ha reso noto “Elises d’Asie”, l’agenzia informativa delle Missioni Estere di Parigi (MEP).

Il sagrestano ha scoperto l’accaduto aprendo la chiesa per preparare la Messa alle cinque del mattino di domenica.

Il tabernacolo era rotto e le ostie giacevano al suolo. Gli armadi sono stati saccheggiati, le cassette dell’elemosina forzate e sono stati rubati rubato un calice d’oro, due pissidi e altri oggetti sacri.

Il parroco, padre Arockiadas, ha ricordato che la chiesa, che ha più di 5.000 fedeli, era stata riaperta dopo alcune opere di ampliamento l’11 settembre scorso senza che si verificassero incidenti o scontri con le comunità non cristiane.

Lo Stato del Karnataka ha subito “molti attacchi alle chiese”, ma “non è stato arrestato alcun colpevole, nonostante le promesse delle forze di polizia”, ha denunciato monsignor Moras.

Il presule ha detto di essere sorpreso dalla mancanza d’azione del Governo e di aver perso del tutto la fiducia nella polizia.

“Sono profondamente ferito da questa profanazione del Santissimo Sacramento, che è al cuore della nostra fede”, ha dichiarato.

L’Arcivescovo ha anche esortato i fedeli a mantenere la calma. Quasi mille persone si sono riunite nella chiesa per pregare.

La polizia ha pattugliato la zona con cani-poliziotto, e gli esperti hanno provato a trovare orme e indizi.

Il 10 settembre scorso, un’altra chiesa aveva subito atti vandalici, mentre i cristiani del Karnataka si preparavano a commemorare il triste anniversario degli attacchi anticristiani dell’anno scorso, perpetrati da alcuni estremisti indù.

In quell’occasione, la chiesa di San Francesco di Sales di Hebbagudi, vicino Bangalore, è stata assaltata da circa 25 individui non identificati, che hanno rotto una decina di finestre e distrutto le statue di una Via Crucis davanti al tempio.

Il parroco ha rivolto un appello al Governo dello Stato: “Chiediamo giustizia davanti al Governo e alle autorità competenti perché i cittadini indiani possano praticare in sicurezza la propria religione”.

In quel momento, un acceso dibattito ha agitato l’Assemblea legislativa del Karnataka. Uno dei leader dell’opposizione ha denunciato che “da quando il Bharatiya Janata Party (BJP) è arrivato al Governo nel maggio 2008 si sono susseguiti gli attacchi a chiese, moschee e altri luoghi di culto. Non c’è armonia sociale né religiosa”.

Dopo l’Orissa, epicentro della violenza anticristiana del 2008, lo Stato del Karnataka è uno dei più colpiti dagli attacchi, con più di 40 luoghi di culto saccheggiati e numerosi cristiani aggrediti e feriti gravemente.

La mancanza d’azione o la complicità del Governo e della polizia durante gli attacchi sono state prese di mira, in particolare da monsignor Moras.

Come aveva fatto con l’Orissa, il Governo federale ha minacciato quello del Karnataka di farsi carico della situazione se lo Stato si fosse mostrato incapace di controllare i fanatici indù.

La Costituzione del Paese permette un intervento federale se uno degli Stati non riesce a difendere i diritti dei cittadini.

Da parte loro, i cristiani del Karnataka avevano deciso, su iniziativa di monsignor Moras, di unirsi in un forum ecumenico, il KUCFHR, per difendere i propri diritti fondamentali.

Delegazioni di 113 denominazioni cristiane si sono riunite, in una grande dimostrazione di unità, il 19 giugno scorso.

Il Forum si è dotato di una direzione tricefala, con monsignor Moras (che è anche presidente del Consiglio dei Vescovi cattolici del Karnataka), il Vescovo della Chiesa dell’India del Sud (Church of South India, CSI) e quello della Chiesa metodista.

Secondo le statistiche nazionali del 2001, lo Stato del Karnataka ha più di 53 milioni di abitanti, per la grande maggioranza indù. I musulmani rappresentano circa il 12% della popolazione, i cristiani meno del 2%, subendo regolarmente gli attacchi dei fondamentalisti indù.

Come durante l’attacco del settembre scorso, il Ministro dell’Interno del Karnataka, V.S. Acharya, membro del BJP, ha definito la profanazione della chiesa di Sant’Antonio un “incidente minore”.

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ZENIT Staff

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